La condizione della sanità in Italia è davvero preoccupante. La condizione laziale va ben oltre, tanto da essere attenzionata anche dalla Procura delle Repubblica della Capitale. Nel mentre c’è da scoprire, da parte delle Sezioni di controllo regionali, ad imitazione di quella del Lazio per l’anno 2022, chissà quali e quanti marchingegni nelle contabilità della salute delle altre Regioni (si veda questa rivista del 30 ottobre scorso).
Si sa, le imitazioni della malagestione contabile corrono più del vento. La metodologia delle note di credito da ricevere, funzionali a perfezionare la ripetizione dell’indebito liquidato agli erogatori privati a titolo di extra-budget non dovuto mai trasformate in note debito e quindi incassati per compensazione dalle retribuzioni degli anzidetti erogatori/debitori ha avuto successo per diversi anni. Fin quando la Sezione regionale di controllo per il Lazio, prendendo atto dei propri precedenti decisa, ha scoperto la pentola. Così facendo ha tirato le orecchie a tutto il sistema dei controlli, a cominciare dagli advisor/revisori per finire ai Tavoli ministeriali, che ebbero ad autorizzare, dando il via e completando una procedura ad hoc complicatissima, l’uscita immeritevole dal commissariamento ad acta, ex art. 120, comma 2, della Costituzione.
Sono in molti ad osservare e attendere gli esiti dell’accertamento giudiziario, dal quale assumere una maggiore certezza e fiducia nel sistema della Repubblica.
Se nel Lazio vige una certa giustificata preoccupazione (molto diffusa), se nelle altre Regioni si vive qualche patema d’animo, nella mia Calabria aleggia un minimo di speranza.
E già perché dopo una serie di scelte quantomeno improprie è arrivata (si spera, ci rimanga) a capo della sanità regionale Kyriakoula Petropulacos, detta Licia. Con questo importante innesto è iniziata l’epoca in Calabria delle garanzie e della ricerca delle certezze di interesse pubblico. Si è esordito dal welfare assistenziale, fatto di tutela della salute e cura del sociale, specie quello più debole. Insomma, si è cominciato ad importare, dopo decenni di magazzini pieni di “bidoni”, una trainer gagliarda. Una coach capace di organizzare la squadra, di implementarla e di coprire le voragini esistenti.
La conobbi nella prima legislatura di Stefano Bonaccini allorquando insegnavo anche ai master SPISA dell’Università di Bologna chiamato per anni dal mio caro compianto amico Luciano Vandelli. Professionista seria e preparata come pochi, severamente poliedrica. Da medico esperto in programmazione è divenuta nel tempo abile nella redazione degli atti amministrativi e intelligente suggeritrice di quelli legislativi. Spero proprio che, come solito, i nemici “sostenitori” della malasanità e amici degli amici, che affollano da decenni la Regione, non la facciano scappare via
Insomma, la scelta del commissario ad acta Occhiuto ha messo in squadra ciò che occorre. Si spera tanto che le venga consentito di fare un “calciomercato” tale da potere assumere dalla migliore offerta professionale chi garantisce la rete propria inviolata, di non prendere più goal. Non solo di mandare tante palle in rete, nella porta che è stata per decenni vigilata dagli incompetenti e dai compromessi.
Ciò purché l’assistenza sociosanitaria migliori, costi ciò che costi. Con lei al comando di certo non si vedranno mosche nelle sale operatorie e abbigliamenti da passeggio nelle “aule” sterilizzate in prossimità di chi è in lotta per la vita.
Insomma, con la Licia dal cognome complicato a pronunziarsi si assisterà al cambiamento, atteso che la stessa saprà fare uso e ricorrere agli strumenti che la Corte costituzionale ha attribuito al commissariamento ad acta calabrese (estensibile ovunque). Come i grandi, a cominciare (e lo dice uno juventino) da José Mário dos Santos Mourinho Félix e Jacques Anquetil, ha diritto di esprimersi come sa, rendendosi antipatica agli interlocutori incapaci. Importante che vinca, ma soprattutto che i calabresi vincano l’esigibilità del diritto alla salute. Del quale in molti non sanno neppure che cosa sia.
Ettore Jorio