Con l’invecchiamento della popolazione continua ad aumentare la richiesta di assistenza sanitaria agli anziani anche per l’impatto della pandemia. Un fenomeno che interessa tutto il Paese ma che in Calabria si presenta in modo più critico a causa della carenza di posti letto nelle strutture per anziani e di percorsi dedicati ai più fragili. Con circa 350 mila over 65, con almeno due malattie croniche, come diabete e ipertensione e solo 95 posti letto ogni 10 mila anziani, in Calabria l’obiettivo è andare al più presto verso una riorganizzazione dei processi di cura, creando per tutte le patologie croniche una ‘rete’ di percorsi di diagnosi e terapia (Pdta) che accompagni il paziente in ogni stadio della gestione della sua malattia, in modo da ottimizzare l’efficacia delle cure.
Lo scopo è quello di definire per la prima volta un Pdta dedicato ai pazienti con multicronicità e quindi garantire continuità tra le reti assistenziali. Ma non è tutto, l’obiettivo è anche aggiornare e quantificare i bisogni di salute regionali in termini di multicronicità, registrare le esperienze organizzative previste e attuate nella Regione, al fine di superare lo scenario frammentato dei processi assistenziali che, nel caso delle cure croniche, rappresenta una fonte di disagio per i cittadini e di inappropriatezza per il Ssr, producendo indagini specialistiche inutili e ricoveri e prescrizioni di farmaci inappropriati.
Dimissioni protette realizzate, grazie ad un protocollo d’intesa tra le Aziende ospedaliere e l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro che puntano ad una presa in carico dei bisogni assistenziali del paziente per consentire una continuità nella cura e un programma assistenziale personalizzato che ricolloca il paziente, soprattutto anziano e “fragile” sul territorio.
“Questo – ha concluso Sciacqua – consente di ridurre i ricoveri impropri, dando continuità assistenziale e setting specifici offerti dal territorio, stabiliti dopo una valutazione multidimensionale chiamata a determinare i reali bisogni del paziente attraverso un team multi disciplinare dove sono coinvolti i medici, gli infermieri, gli assistenti sociali e i professionisti della riabilitazione”.
La fotografia dell’assistenza agli anziani in Calabria. In Calabria, ha poi aggiunto Sciacqua, i presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari attivi dal 2016 sono 318. L’offerta regionale è tuttavia inferiore a quella nazionale: ci sono 1,6 presidi ogni 10 mila abitanti, contro una media nazionale di 2,1 per 10 mila residenti. La regione offre in totale 7.260 posti letto che rappresentano l’1,8 per cento di quelli disponibili in Italia. La disponibilità di posti letto per anziani è di 95 per 10 mila residenti oltre i 65 anni d’età, mentre in Italia risultano circa 222.
“La nostra Regione – ha aggiunto Sciacqua – è, infatti, terz’ultima nel Paese per dotazione di posti letto dedicati agli anziani. Nonostante stia aumentando la richiesta di assistenza agli over 65 con l’invecchiamento della popolazione, in Calabria la percentuale attuale di posti letto dedicati agli over 65 è ferma all’1,04%. Stando ai recenti dati del Ministero della Salute, non va meglio per quanto riguarda l’assistenza domiciliare integrata (ADI). La percentuale di pazienti assistiti è del 1.01% per gli over 65 e del 1.7% per gli over 75. Anche in questo caso la Calabria è al terzultimo posto in Italia, seguita solo dalla Valle d’Aosta, dalla provincia autonoma di Bolzano e dalla Sardegna”.
Non solo, con il blocco del turn over nelle Regioni sotto piano di rientro dal disavanzo economico, tra il 2010 e il 2017, infatti, in Calabria il personale dipendente del Ssn ha perso complessivamente il 14,5% della sua consistenza (in Italia, nello stesso periodo si è ridotto del 6,7%): nella regione il contingente dei medici Ssn è diminuito del 14,6%, in misura più elevata rispetto al personale infermieristico, che “arretra” di poco più del 10%. Nel 2017 il personale dipendente del Ssn in Calabria è di 18.588 unità, di cui circa il 40% (7.340) è rappresentato da personale infermieristico e il 20% (3.751) da personale medico. Nel suo insieme esso rappresenta poco più del 3 per cento del totale nazionale. Il rapporto fra personale dipendente del Ssn e popolazione residente ammonta a quasi 95 unità ogni 10 mila abitanti, valore di quasi 5 punti inferiore al dato medio nazionale.
“Tanti ancora, dunque, i nodi da sciogliere nell’assistenza sanitaria agli anziani fragili multicronici calabresi. Questi dati dovrebbero far riflettere sulla capacità della Calabria di gestire una strategia lungimirante sul fronte della sanità futura - conclude Sciacqua - che non potrà non tener conto anche dell’impatto della pandemia che ha reso ancora più discontinua e frammentaria la cura delle cronicità”.