23 MAG - Il contributo di Roberto Lala, segretario nazionale Sumai-Assoprof
In questi ultimi anni di crisi economica stiamo assistendo ad un’erosione della professione medica che non ha precedenti. Ma le difficoltà che viviamo oggi a causa della limitata disponibilità di risorse sono anche il frutto di una politica autoreferenziale che ha scelto la strada dell’aziendalizzazione della sanità senza coinvolgere a sufficienza in questo cammino una delle componenti essenziali: i medici, appunto. Medici che oggi come sostiene Harari si sentono sempre più spesso lasciati soli dal ‘sistema’ e caricati di nuovi oneri, che in molti casi esulano dalle competenze professionali. Se a questo sommiamo i famosi tagli alle risorse, il blocco del turnover, le liste d’attesa infinite e la crescente domanda di salute di una popolazione che invecchia il quadro è chiaro, o forse sarebbe meglio dire scurissimo. A questi fattori poi si aggiunge una crescita vertiginosa del contenzioso medico che sta seriamente minando la sacralità del rapporto di fiducia medico-paziente e che spesso induce il camice bianco ad adottare pratiche di medicina difensiva che non fanno altro che innalzare l’asticella dell’inefficienza. Per quanto riguarda il territorio poi la situazione è ancora molto difficile. Fino a pochi anni fa esso era totalmente abbandonato a sé. Non è che oggi vada poi tanto meglio ma fortunatamente anche la politica ha capito che l’unica soluzione in grado di garantire il mantenimento del nostro sistema sanitario universalistico risiede proprio nello sviluppo e la valorizzazione del territorio. I medici lo hanno capito e stanno cercando in tutti i modi di veicolare attivamente questo cammino. La sfida è di indubbia difficoltà e si potrà vincere solo attraverso l’unitarietà della categoria. Non nego, però, che se continuano a tagliarci i fondi non potremo fare tutti i giorni i miracoli, siamo al limite.
23 maggio 2011
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