23 MAG - Il contributo di Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici
La situazione per il medico è indubbiamente difficile. Ci sono sempre meno risorse, chi va in pensione non viene sostituito e c’è sempre una maggiore richiesta dei cittadini verso il servizio pubblico proprio in virtù di una generale minore disponibilità economica. Il vero allarme è che per esempio il medico ospedaliero è sempre meno in grado di seguire il paziente. I turni sono sempre più frequenti e sono diventati una sorta di catena di montaggio e ciò fa perdere qualità nel rapporto umano e nella qualità del ricovero. Tempi di lavoro più lunghi, ferie non godute che crescono, aumento degli straordinari, che vengono pagati sempre meno, blocco della contrattazione, questi fattori non fanno altro che aumentare lo stress e il senso di solitudine del medico e più in generale dei professionisti lavorano in sanità. Indici che dovrebbero creare allarme anche nei pazienti, anche perché è dimostrato che quando il medico non riposa l’incidenza degli errori sanitari aumenta. Ma questa svalutazione generale della professione non è altro che il frutto della deriva aziendalista che ha intrapreso la sanità, soprattutto in questi ultimi anni, basti pensare alle esternalizzazioni e allo sviluppo della precarietà che sono convenienti economicamente sul momento ma non lo sono se pensiamo al futuro, perché c’è bisogno di équipe formate, integrate e stabili nel tempo che possano garantire la qualità delle prestazioni. È chiaro che così non si può andare avanti, non si può guardare alla medicina solo ed esclusivamente come lo sviluppo delle tecnologie dimenticandosi del fattore umano. È necessario riaprire i tavoli di contrattazione della dipendenza e delle convenzioni per costruire una rete sanitaria integrata che sia in grado di affrontare le sfide del futuro. E poi è necessario varare una vera riforma del governo clinico perché il testo attuale è esattamente l’opposto di quello che noi avevamo chiesto.
23 maggio 2011
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