09 NOV - Il ritardo che l’Italia sconta nel campo dei brevetti è l’emblema di una ricerca che nel nostro Paese stenta a diventare produttiva. Si tratta di un ritardo che nasce da lontano e “si deve a ragioni storiche che risalgono ad almeno venti, trent’anni fa”, secondo il presidente dell’Istituto superiore di sanità Enrico Garaci. “Ragioni legate sostanzialmente alla scarsa collaborazione tra ricerca pubblica e ricerca privata, tra accademia e industria”.
Garaci traccia il quadro di un’Italia in cui “da un lato si ha una qualità della scientifica veramente elevata”, ma dall’altro “non si riesce a trasformare queste conoscenze in prodotti innovativi per il cittadino, per lo Stato o anche per l’industria”.
Tuttavia, dal Forum di Cernobbio, il presidente Iss sottolinea come ci siano segnali positivi: “la situazione sta evolvendo, è cambiata”.
Parte del merito va all’introduzione della legge Tremonti, “una legge molto valida che ha determinato un aumento della produttività, un’incentivazione al deposito di brevetti”. Secondo Garaci, il grande merito della legge è l’aver “portato il ricercatore al centro. E se il ricercatore diventa protagonista - ha aggiunto - è in grado di dare una guida alla struttura universitaria”.
Tuttavia, recuperare il ritardo accumulato negli ultimi decenni richiederà molto tempo: “siamo solo all’inizio di un percorso - ha sottolineato Garaci - speriamo che la legge non venga cambiata”. Anche per non bloccare a metà il processo di cambiamento che, silenziosamente, sta investendo i centri di ricerca: la legge “presuppone il fatto che presso le università o i centri pubblici di ricerca vengano istituiti degli uffici di trasferimento tecnologico”. Ed è quanto si sta cominciando a fare un po’ dappertutto in Italia.
Anche all’Istituto superiore di sanità, che “nel giro di pochi anni ha potuto registrare più di cento brevetti”, rivela con orgoglio il presidente Iss. “Ha creato un patrimonio molto consistente che sicuramente in un prossimo futuro sarà anche remunerativo”.
A.M.
09 novembre 2010
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