20 APR - Il presidente del Coordinamento delle professioni sanitarie plaude alla "visione culturale" che vuole attribuire nuove competenze alle professioni sanitarie. Ma critica il documento del tavolo ministero-regioni sugli infermieri. "Alcuni aspetti interferiscono con le competenze di altre professioni".
Per il presidente del Coordinamento nazionale delle professioni sanitarie (Conaps), Antonio Bortone, “a 18 anni dall’emanazione dei provvedimenti che hanno disegnato i profili professionali, a fronte di quadro un giuridico in netta evoluzione e di un profondo cambiamento delle condizioni rispetto a 18 anni fa, l’azione del tavolo tecnico ministero-regioni per la ridefinizione dei profili professionali è più che giustificata”. Si tratta, per Bortone, di una “visione culturale, prima ancora che giuridica” e consiste nell’attribuire “nuove competenze alle professioni che prima non avevano il quadro giuridico per poterle assorbire". Insomma, per Bortone stiamo vivendo un "giusto momento storico di revisione”.
Il problema, però, è “capire la metodologia del lavoro del tavolo ministero-regioni. Ci sono infatti alcuni aspetti del nuovo perimetro delle competenze dell’area infermieristica che vanno a sovrapporsi, per non dire a interferire, con le competenze già esistenti delle altre aree professionali”, avverte il presidente del Conaps. E anche se i medici sono i primi che si sono pronunciati, il presidente della Conaps annuncia che le altre aree delle professioni sanitarie sono pronte a farsi sentire. “Il 22 aprile è stata convocata un’assemblea straordinaria e il 23 presenteremo, così come richiesto dal ministero, un parere consultivo sul documento. E sottolineo consultivo”.
Le critiche non mancheranno. “Non può essere effettuato un ampliamento delle competenze infermieristiche senza una coerente correlazione con le competenze delle altre professioni”. Questo era l’auspicio del Conaps. “Ma se così fosse stato, nel documento non avremmo trovato quelle interferenze che invece abbiamo trovato”, afferma Bortone citando, ad esempio, “il fatto che l’infermiere possa essere considerato una sorta di case manager nell’area critica e quindi in grado anche di prescrivere ausili, interferendo così con le competenze di altri coattori. Perché sia chiaro – sottolinea Bortone -, nessuno vuole il ruolo da protagonista, ma questi interventi sono effettuati da molti attori e le competenze dell’uno non devono interferire con le competenze dell’altro”.
Secondo Bortone, invece, gli infermieri possono trovare ampio spazio “in termini assistenziali, ad esempio come titolari di assistenza infermieristica al posto letto. Ma l’infermiere – ribadisce Bortone - non può assorbire le competenze di altri né coordinare altre professionalità, perché non vedo quali competenze maggiori abbia per farlo rispetto a un logopedista, un medico, un fisioterapista o uno psicologo”.
Nel sistema di multidisciplinarietà, ricorda Bortone, "il coordinamento spetta allo specialista medico di area. Nulla toglie che venga affidato a un'altra figura non medica, ma in questo caso non può essere un obbligo calato dall’alto ma dovrà essere l’équipe, in questo caso, a scegliere chi debba essere il coordinatore del processo”.
Per Bortone, il rischio, altrimenti è di passare “da una cultura medico-centrica a una cultura infermieristico-centrica”. Il Conaps chiede, dunque, che il tavolo tecnico metta in atto un metodologia “integrata”. Che “metta in fila tutti i processi di riforma dei profili sanitari così da seguire un fil rouge coerente, perché se si vuole fare una buona riforma del profilo infermieristico, questa deve essere inserita nel sistema e integrata con le altre professionalità, altrimenti rischia di creare incoerenze e incongruenze”.
Nel frattempo, poi, il Conaps chiede di mettere in cantiere anche la riforma degli altri profili professionali, “di cui oggi nessuno ci dà la certezza anche se, avendo letto questa intenzione nelle premesse del documento sugli infermieri, voglio essere fiducioso a riguardo”, aggiunge Bortone, che lamenta tuttavia la mancanza di confronto con tutte le categorie professionali e teme che, “considerata anche la fine della legislatura, possa mancare il tempo materiale per andare fino in fondo a questo processo”.
20 aprile 2012
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