20 APR - L’esercito dei professionisti sanitari si prepara a marciare con passo sicuro nel Ssn. Ad aprirgli la strada è il tavolo Ministero della Salute-Regioni che dal 15 dicembre scorso sta lavorando alla ridefinizione dei profili delle professioni sanitarie per individuare quelle maggiormente strategiche per il Ssn ed intervenire in un’ottica di ampliamento delle competenze e della specializzazione dei professionisti.
Per capire, quindi, se per ogni figura ci sono professionisti a sufficienza. Se c’è rispondenza rispetto alle effettive esigenze del Ssn anche per considerare la possibilità di accorpare professioni che svolgono compiti simili. Per migliorarne i percorsi formativi facendo ordine nella miriade di offerta attualmente in campo. Per capire, poi, come collocare ogni figura nel sistema organizzativo, individuarne le competenze e azioni e, perché no, anche l’eventuale ampliamento di ruolo.
L’infermiere è la prima figura su cui si è concentrato il tavolo di lavoro. Ed è già pronta una bozza di accordo da presentare in Conferenza Stato-Regioni che vi presentiamo in anteprima.
Il lavoro del tavolo parte dalla considerazione, ormai evidente da anni, che l’aumento dell’età media della popolazione, delle fragilità e delle malattie cronico-degenerative, associata alla constante evoluzione scientifica e tecnologica, richiedono significativi cambiamenti assistenziali, strutturali, organizzativi e formativi. Quindi di rivedere ruoli e competenze dei professionisti che ne sono protagonisti.
In questo contesto, secondo il tavolo, è "peculiare la modificazione del ruolo professionale, dato dalle competenze, abilità e capacità dell’infermiere”. "Investire nella professione infermieristica ponendo le basi per una nuova autonomia e responsabilità professionale” può consentire infatti di creare “un sistema professionale capace di sostenere e soddisfare le esigenze dei servizi e della popolazione”, affermano ancora i tecnici nella relazione che accompagna la bozza di accordo.
Ma significa anche realizzare “un sistema di flessibile dinamicità, escludendo ingessature organizzative, nelle progressioni di carriera e favorendo meccanismi di valorizzazione professionale capacità di riconoscere il valore e il contributo posto da parte del singolo professionista nel processo assistenziale/organizzativo per il tempo di effettivo e positivo esercizio della competenza”.
Tutto questo non dovrà comunque prescindere dalla collaborazione con le altre figure professionali. Andranno quindi rinnovati anche i rapporti tra le diverse professionalità sanitarie e sociosanitarie e l’organizzazione dei processi produttive.
In particolare, la ridefinizione, l’implementazione e l’approfondimento delle competenze e responsabilità professionali degli infermieri riguarderà, in una prima fase, le seguenti aree con le seguenti competenze attribuite all'infermiere:
-area delle cure primarie (cronicità, sanità pubblica, comunità e fragilità). Cure primarie: gestire i bisogni socio-sanitari e sanitari delle persone nelle cure primarie con un approccio integrato, gestire il processo infermieristico nell'ambito della continuità assistenziale, comunità e domiciliarità. Educazione: promuovere il processo educativo.
- area critica e dell’emergenza-urgenza. Emergenza urgenza: gestirel'intervento di emergenza, gestire l'intervento nel contesto extraospedaliero, garnatire la presa in carico del paziente attraverso il triage ospedaliero, garantire l'intervento assistenziale nel contesto del DEA, garantire l'assistenza in età pediatrica in emergenze-urgenza, garantire l'intervento nelle maxiemergenze. Terapia intensiva: gestire i percorsi assistenziali in terapia intensiva, gestire il trattamento sulla base di valori di monitoraggio e la terapia intensiva in un'ottiva multiprofessionale, gestire l'educazione e la relazione.
- area chirurgica. Gestire percorsi perioperatori-preospedalizzazione, gestire l'assistenza in degenza, gestire l'assistenza negli ambulatori di follow up, gestire l'assistenza in sala operatoria.
-areapediatrica. Gestire percorsi di assistenza per bambini affetti da patologia oncologica, gestire percorsi di assistenza per il neonato ad alta intensità di cura, gestire percorsi di assistenza del bambino con malattia cronica.
- area salute mentale e delle dipendenze. Salute mentale: effettuare la diagnosi infermieristica, gestire la terapia. Dipendenze: gestire l'assistenza nell'ambito delle dipendenze patologiche, effettuare monitoraggio.
A cui si uniranno competenze tecnico professionali trasversali di:
- gestione. Pianificare il lavoro, analizzare il contesto socio-sanitario.
- formazione. Sviluppare percorsi formativi nel gruppo di lavoro, gestire l'ambito di approfondimento.
- qualità e sicurezza. Analizzare i percorsi per la qualità, gestire il rischio clinico.
- ricerca applicata. Sviluppare progetti di ricerca.
- consulenza. Fornire supporto tecnico in qualità di esperto.
A questo scopo, però, sarà necessario anche rivedere il percorso formativo degli infermieri. A partire da quello universitario, “dove ridefinire i piani di studio della laurea triennale e magistrale, nonché dei master condivisi in accordo tra ministeri e regioni al fine di rispondere alle necessità di sviluppo della professione infermieristica percorrendo in tal modo positive esperienza già maturate in ambito internazione”. Ma si dovrà puntare anche sulla formazione regionale “dove – spiegano i tecnici – attivare una formazione modulare che risponda alla professionalizzazione degli infermieri in conformità agli obiettivi posti in programmazione”. Il tutto, sottolineano i tecnici, attraverso “una forte integrazione tra Università e servizio sanitario regionale”.
20 aprile 2012
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