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Alcuni dubbi sulla sorveglianza dei pazienti post Covid in Toscana

20 GIU - Gentile Direttore,
leggo su QS Toscana la comunicazione del gruppo di lavoro ad hoc, insediato dalla Regione, inerente la delibera n. 744/20 sulle "linee di indirizzo regionali per la presa in carico post guarigione da Covid19". Un'iniziativa assolutamente opportuna sul piano scientifico e sanitario al fine di conoscere l'evoluzione di questa nuova patologia e di assistere le eventuali sequele. Tuttavia gli strumenti posti in essere, gli ambulatori dedicati in ogni ospedale toscano, mi lasciano qualche perplessità.
 
La Toscana ha affrontato la pandemia da SarsCovid19 con molta efficacia e il giudizio sulla gestione regionale è del tutto positivo pur con qualche inevitabile errore. La fase postpandemica rappresenta l'occasione per intervenire sulle criticità emerse durante la pandemia (il mancato supporto alla medicina territoriale) e assegnare risorse evitando gli sprechi.
 
In questo quadro si iscrive la citata delibera n. 744/20 sull'istituzione di ambulatori ospedalieri e day services per la presa in carico delle persone che hanno avuto contatto col virus.
La delibera prevede che i pazienti che sono stati ricoverati siano richiamati e presi in carico dall'ospedale che disporrà di ambulatori dedicati e di day services, chiamando a consulenza gli specialisti necessari e mantenendo i contatti col medico generale.
 
I pazienti non ricoverati saranno contattati e seguiti dalla AFT cui afferisce la USCA che si avvarrà dei suddetti servizi ospedalieri. I positivi asintomatici saranno monitorati dal medico generale o dall'apposito servizio attivato nel Distretto.
Tutti i pazienti saranno sottoposti a un'indagine anamnestica e i risultati complessivi saranno a disposizione dell'Agenzia Regionale Sanitaria per una ricerca osservazionale.
 
E' quanto mai opportuno monitorare i pazienti colpiti dal virus data la novità della patologia; è altresì evidente chi ha avuto in cura i casi gravi desideri conoscere l'evoluzione di un eventuale danno. E' un dovere professionale l'acquisire conoscenze su una patologia grave e finora sconosciuta nell'interesse primario della popolazione.
 
Tuttavia non sappiamo se una nuova sovrastruttura sia realmente indispensabile. Sul piano del rilancio organizzativo del territorio sarebbe stato più semplice coinvolgere i medici generali in una ricerca osservazionale che disponesse degli opportuni supporti specialistici.
 
La citata delibera invece opera un ulteriore frammentazione di quel paziente che tutti proclamano unico e indivisibile. Per lo più i pazienti che avranno qualche sequela postvirale saranno anziani polipatologici. Allora si presenta il solito problema: chi è responsabile della cura? E se nel postcovid si presentano, ad esempio, problemi respiratori perché debbono essere trattati diversamente?
 
Esiste una tradizione toscana di attenzione alla medicina del territorio e al ruolo del medico generale quale perno dell'assistenza del cittadino e sentinella dei bisogni della comunità che questa delibera sembra contraddire.
 
Anche i pazienti HIV o tumorali seguono percorsi specialistici ma si tratta di patologie per le quali la prassi ha consigliato gestioni specifiche. In conclusione occorre procedere con cautela quando ancora poco sappiamo dell'evoluzione epidemiologica e clinica della patologia da covid.
 
La creazione di ambulatori di fatto specialistici e di day services dedicati al postcovid rappresenta un'ulteriore sottrazione professionale per la medicina generale cui forse è mancata una tempestiva progettualità.
 
Antonio Panti

20 giugno 2020
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