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La qualità dell’abitare nel Pnrr

di Domenico Della Porta

Obiettivi: riqualificazione e ’incremento dell’edilizia sociale, ristrutturazione e rigenerazione della società urbana, miglioramento dell’accessibilità e sicurezza urbana, mitigazione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l’ inclusione e il benessere urbano; il secondo, interventi ad alto impatto strategico sul territorio nazionale

08 OTT - “Per portare a termine nei tempi fissati dalla normativa il “Programma innovativo per la qualità dell’abitare (PinQuA)”, afferente alla Missione 5 del PNRR (Inclusione e Coesione) occorre puntare ad un rafforzamento ulteriore della collaborazione tra Comuni ed ASL”, ha detto la presidente di Federsanità Tiziana Frittelli, a margine del recente Forum Mediterraneo 2021 in Sanità, tenutosi a Bari.
 
Si tratta di un intervento di Social housing che prevede due grossi investimenti, complessivamente di circa 3 miliardi di euro: il primo finalizzato alla riqualificazione e incremento dell’edilizia sociale, ristrutturazione e rigenerazione della società urbana, miglioramento dell’accessibilità e sicurezza urbana, mitigazione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l’ inclusione e il benessere urbano; il secondo, interventi ad alto impatto strategico sul territorio nazionale.
 
Ci troviamo di fronte ad una vera e propria “rivoluzione” dell’urbanistica finalizzata alla protezione e miglioramento dello stato di salute della popolazione, fino ad oggi esposta a numerosi rischi da non sottovalutare, legati proprio alle caratteristiche abitative, che ne hanno compromesso la stabilità.
 
Di fronte ad un aumento di “nuovi poveri”, un incremento della richiesta di alloggi per popolazione a reddito medio basso, di alloggi edificati in zone “malsane” o abusivi con materiali e/o tecniche scadenti, di alloggi affittati senza regolare contratto e spesso privi dei requisiti minimi di abitabilità, ma condonati dai Comuni, con Scarsa sorveglianza/controllo degli organi istituzionali, con una edilizia residenziale pubblica insufficiente e problemi strutturali ed impiantistici diffusi, l’obiettivo cui mira questa Misura del PNRR ha bisogno, per essere raggiunto, assolutamente del contributo e sostegno dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL.
 
Non dimentichiamo che unʼabitazione è sana quando è dotata di caratteristiche strutturali e ambientali in grado di tutelare la salute fisica e mentale dei suoi abitanti e promuovere la loro integrazione sociale.
 
Questi sono i requisiti di una “casa sana”:
• Adeguata protezione da fattori climatici, rischi ambientali, persone e animali indesiderati
• Servizi essenziali: acqua potabile, smaltimento fognario, energia non inquinante
• Progettazione e materiali da costruzione sicuri per ridurre al minimo infortuni e malattie
• Sufficiente spazio per ospitare comodamente persone di diversa età e capacità
• Adeguatezza culturale e riservatezza per le esigenze degli occupanti e della comunità
• Accessibilità e fruibilità per le persone con disabilità fisiche
• Accessibilità per la popolazione a basso reddito
• Durabilità e sostenibilità del progetto e dei materiali
• Efficienza energetica, per consentire agli occupanti di mantenere un livello di riscaldamento adeguato e conveniente
• Sicurezza di gestione, sostenuta da norme e pratiche amministrative, Collocazione adeguata rispetto a trasporti, servizi, luogo di lavoro, scuola e spazi ricreativi….
 
Lo strumento di sintesi per raggiungere questi risultati, ha sottolineato la presidente di Federsanità Frittelli, è stato individuato dai nostri esperti nei Regolamenti Comunali di Igiene, i cui contenuti vanno definiti, localmente, congiuntamente con i professionisti dei Dipartimenti di Prevenzione, come peraltro viene specificato anche nel Piano Nazionale della Prevenzione 2021-2025.
 
Da più di un anno, la comparsa del COVID-19 ha condizionato in modo profondo e decisivo il nostro stile di vita, modificando le nostre abitudini e il modo di rapportarci all’ambiente circostante.
 
Proprio in conseguenza di un necessario ripensamento del rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, la necessità di intervenire con decisione nel ridisegnamento delle nostre città è apparso come un fattore sempre più determinante nel garantire il benessere e la salute dei cittadini.
 
In particolare, la comparsa del COVID-19 ha costretto gli amministratori a ripensare alcuni cardini della progettazione urbanistica, ponendo maggiore enfasi sulle reti di solidarietà e i processi di digitalizzazione. Interventi, questi, necessari a garantire la continuità dei servizi erogati ai cittadini, con un occhio di riguardo al favorimento del digitale, non solo a scopo lavorativo.
 
L’impossibilità al contatto fisico e alla mobilità in genere ha dato, in questo senso, una decisiva accelerazione sia all’introduzione dello smart working, sia alla fruizione online di servizi pubblici, piattaforme abilitanti e social network.
 
In questo scenario di profondo mutamento, la progettazione urbanistica ha raggiunto un nuovo livello di consapevolezza nella necessità di fornire un’adeguata fruizione di servizi in un mondo in cui mobilità e contatto fisico sono stati fortemente limitati.
 
Sul tavolo dei progettisti, non c’è solo un ripensamento di servizi e mobilità a “misura d’uomo”: l’ampliamento di zone verdi, parchi e sistemi di copertura verde delle superfici degli edifici sono un altro punto fondamentale delle nuove aree urbane, così come il coordinamento tra trasporti pubblici e micro mobilità (monopattini elettrici, sistemi di bike sharing ecc.): il tutto per favorire un abbattimento dei gas inquinanti nell’aria e un miglioramento del panorama cittadino, con il fine ultimo di favorire e tutelare il benessere e la salute dei cittadini.
 
Domenico Della Porta
Referente Nazionale Federsanità per l’Igiene, la Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro

08 ottobre 2021
© Riproduzione riservata


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