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Impatto della legge di stabilità Europea sull’economia sanitaria italiana

di Maurizio Cappiello

30 APR -

Gentile Direttore,
il 23 Aprile è stato approvato il nuovo “Patto di stabilità e crescita” dal Parlamento europeo, con una “nota” che lascia spazio a riflessioni, che vede ben 72 Europarlamentari italiani su 76 votare contrari o astenuti da parte di tutti gli schieramenti politici.

Le regole del nuovo “Patto” prevedono per i Paesi con un debito superiore al 90% del PIL, di ridurlo di un punto percentuale ogni anno; i Paesi con un debito compreso tra il 60% e il 90% di ridurlo dello 0,5%.

Le nuove disposizioni sono meno restrittive dell’attuale requisito secondo cui ogni Paese dovrebbe ridurre il debito ogni anno di un ventesimo (5%) dell’eccesso superiore al 60%, ma ritornano i “paletti” delle soglie del 3% del Pil per il deficit e del 60% del Pil per il debito, così come era prima del Covid19, si ricorda infatti che per fronteggiare gli effetti della pandemia, i vincoli di bilancio definiti dall’Europa furono sospesi per il triennio 2021/2023.

Ora, in buona sostanza, se il disavanzo di un paese è superiore al 3% del PIL, questo dovrebbe essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l'1,5% e creare una riserva di spesa per i periodi con condizioni economiche difficili.

Purtroppo il debito pubblico italiano, dopo essere cresciuto dal 2015 al 2019 di 170 miliardi di euro, è ulteriormente aumentato dal 2020 ad oggi a oltre 450 miliardi di euro.

Con questo significativo indebitamento sono state coperte, in larga misura, due leggi di bilancio e soprattutto le loro cospicue integrazioni, necessarie per finanziare la spesa pubblica, salita di oltre 150 miliardi di euro tra il 2019 e il 2023 e pari a oltre 1.100 miliardi di euro all’anno.

Nel frattempo il PNRR ha portato nell’economia del nostro paese 194,4 miliardi di euro, di cui 71,8 miliardi in sovvenzioni e ben 122,6 miliardi sotto forma di prestiti che alimentano inevitabilmente il nostro debito, da qui la scelta di non votare o astenersi degli Europarlamentari italiani.

I dati che si dispongono fin ora, di spesa rendicontata del Piano nazionale di ripresa e resilienza, grazie alla piattaforma Regis, ci dicono che l’Italia ha raggiunto quota 46,5 miliardi spesi.

In particolare il Ministero per l’Ambiente ha già speso 14 miliardi su 34 (il 41% del totale), in gran parte a titolo di crediti d’imposta sul Superbonus, mentre Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha già speso 13,6 miliardi su 19,6, quasi il 70%, in questo caso si tratta in gran parte dell’assorbimento automatico degli incentivi fiscali alle imprese, anche qui si aprono delle riflessioni sugli effettivi e reali benefici sull’economia delle famiglie italiane.

Ritornando alle modifiche sul Patto di Stabilità votato dal Parlamento Europeo, il rischio che questo possa creare un impatto negativo sulle politiche contrattuali dei lavoratori è piuttosto concreto, con adeguamenti economici marginali rispetto alle aspettative e le esigenze di vita, visto anche l’inesorabile aumento del tasso di inflazione e speculazione che caratterizzano il nostro paese.

Infine il pericolo che la sanità pubblica, già sul baratro di una crisi senza tempo, diventi il bancomat, o peggio elemento da sacrificare per fare economia di bilancio, diventa una amara realtà.

Ad aggravare il tutto la “Spada di Damocle” della autonomia differenziata che creerà inevitabilmente altre ed ulteriori disparità sociali nel nostro paese, che sta vivendo una sorta di “Contro Risorgimento” dove le regioni meridionali avranno la peggio.

L’auspicio è che il Governo, le istituzioni e la politica in generale mettano in atto misure di “argine” alla deriva socio-economica con misure di flessibilità fiscale, di snellimento della burocrazia amministrativa, di investimenti su cultura, salute e tecnologie, di politiche del lavoro anche attraverso lo snellimento delle procedure di reclutamento del personale, in modo da limitare o quanto meno attenuare l’impatto di una crisi economica ormai alle porte.

Maurizio Cappiello

Responsabile Nazionale Scuola di formazione Quadri Anaao Assomed



30 aprile 2024
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