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Coronavirus. Roncone (Acli Veneto): “Il nostro grazie agli operatori sanitari, ma dalla politica scarsa sensibilità verso gli anziani”

Il segretario della Federazione Anziani e Pensionati Acli del Veneto evidenzia come, in questi mesi i medici e gli altri operatori abbiamo dimostrato “grande impegno e sacrificio” nei confronti degli anziani, nonostante “la nota carenza di personale, di Dpi, di posti letto e strumentazioni in TI”. Appello alla Regione: "E’ più che giusto far ripartire l’economia, ma gli anziani in questo periodo hanno pagato un prezzo altissimo e non è più accettabile”

di Endrius Salvalaggio
03 LUG - “A nome della Federazione Anziani Pensionati (FAP) Acli del Veneto esprimiamo grande riconoscenza per quanti hanno operato ed operano ancora oggi a contrasto all’emergenza sanitaria. Sottolineando che la risposta assistenziale, di questi mesi è venuta quasi esclusivamente dalla sanità pubblica dimostrando il grande impegno e sacrificio dei medici e degli operatori sanitari, malgrado la nota carenza di personale, dì materiale di protezione, di posti letto e di strumentazioni per la terapia intensiva”. A dirlo è Francesco Roncone Segretario regionale della Federazione Anziani e Pensionati Acli del Veneto.

Sul tema, FAP Acli del Veneto, si rivolge alle istituzioni venete significando quanto in periodo di epidemia le persone più fragili abbiano pagato, in tutte le loro circostanze il prezzo più alto. “Per quanto abbiamo appreso – continua Roncone – le sofferenze che ha inflitto questo virus alle persone più anziane non sono state solo fisiche, ma soprattutto psicologiche. Isolamento e solitudine molto spesso hanno accompagnato fino alla morte le persone più fragili.  Ci sono risultate evidenti inadeguatezza, superficialità ed incapacità su troppi servizi da parte di un’organizzazione sanitaria e assistenziale che non è stata in grado di prendersi cura in modo globale le persone più deboli proprio nei momenti più drammatici della loro vita, quasi  a portare a pensare che i più vecchi, i più fragili siano stati difesi meno, dovuta alla scarsità del personale qualificato e dei mezzi di assistenza adeguati”.

Perché ciò non si ripeta, anche in vista ad una scongiurata fase di ritorno della pandemia, FAP Acli Veneto ha fatte delle richieste specifiche al Governatore Luca Zaia e all’Assessore alla Salute Manuela Lanzarin.

A nome di tutta la Federazione Anziani Pensionati del Veneto, il Segretario Regionale Francesco Roncone ha trasmesso al Governo regionale alcuni punti fondamentali di cambiamento. "C’è bisogno di profondo cambiamento di rotta nella programmazione e gestione dei servizi ospedalieri e territoriali e un rapido superamento di criticità che si sono maggiormente accentuate nella recente emergenza sanitaria”, spiega. E poi “bisogna correggere la drastica riduzione di posti letto ospedalieri in particolare quelli di terapia intensiva, pneumologia e geriatria, valorizzando la funzione di presidio territoriale svolta dai reparti di lungodegenza e dagli ospedali di comunità”.

La Federazione Anziani Pensionati del Veneto evidenzia, poi come manchi “la realizzazione di un adeguato numero di strutture riabilitative e di residenze sanitarie assistite per favorire il recupero funzionale e l'assistenza dell'anziano nella fase post-acuta”. Inoltre “si deve risolvere la debolezza strutturale dell'organizzazione territoriale distrettuale con la incompleta realizzazione delle medicine di gruppo e la scarsità dei servizi di assistenza domiciliare (in particolare per pazienti neoplastici, bisognosi di cure palliative, affetti da insufficienza respiratoria, con deterioramento cognitivo): l'anziano malato e la famiglia devono essere adeguatamente supportati da personale sanitario adeguato perché l'anziano o il malato possano essere curati e assistiti il più possibile nel proprio domicilio; a tale scopo è necessario incrementare il personale sanitario medico ed infermieristico dipendente e adeguatamente formato nella gestione dei servizi sanitari territoriali”.

E ancora, “va realizzata la riforma delle IPAB - Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza - che operano senza finalità di profitto nella gestione di centri servizi per gli anziani, RSA e Case di riposo, che potrà contribuire ad un migliore servizio per le persone anziane più fragili, in stretto collegamento con i servizi territoriali”.

“Manca - spiega ancora la Federazione - una precisa e costante verifica della applicazione dei criteri di accreditamento nelle RSA e Case di riposo sia pubbliche che private dove peraltro la quota sanitaria è pagata con fondi pubblici. L’esperienza di questi mesi ci ha insegnato che manca un piano di interventi specifici su procedure, protocolli e aspetti organizzativi per le RSA e case di riposo”. Chiesto, infine, di “assumere, indipendentemente dalle modifiche normative chieste al Governo ed in relazione a quanto previsto dal PSSR, iniziative finalizzate ad un recupero di risorse dal sistema della sanità integrativa e di welfare aziendale da destinare a tutta la sanità regionale nell'ottica di una integrazione tra pubblico e privato”.

“Da parte della politica regionale, abbiamo assistito, nei periodi covid free, una scarsa sensibilità nelle scelte quando ad essere interessati erano gli anziani. La Federazione Anziani e Pensionati ACLI lancia quindi un appello al Presidente Luca Zaia e alla V Commissione Salute, affinché facciano uno sforzo per rimuovere definitivamente questo aspetto. E’ più che giusto far ripartire l’economia, razionalizzare, combattere gli sprechi e l’ingiustizia sociale, ma mai a spese delle persone più fragili. Gli anziani in questo periodo hanno pagato un prezzo altissimo e non  è più accettabile, non è più sopportabile”, conclude Roncone.

Endrius Salvalaggio

03 luglio 2020
© Riproduzione riservata

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