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Cortina. Il Putti chiude i battenti. Anio: “Intervenga il ministro Lorenzin”

La struttura specializzata nella la cura delle infezioni osteoarticolari da qualche giorno non ricovera più i malati provenienti da tutta Italia per essere trattati chirurgicamente da esperti. Il segretario nazionale Anio, Girolamo Calsabianca: "Il Putti dal 1921 è stata una struttura storica nel palcoscenico europeo per questa patologia e non può assolutamente chiudere da un momento all'altro perdendo anni e anni di ricerca su questa patologia".


08 NOV - Il Putti di Cortina, una struttura per la cura delle infezioni osteoarticolari, da qualche giorno non ricovera più i malati provenienti da tutta Italia per essere trattati chirurgicamente da esperti che storicamente si sono sempre occupati di queste patologie. Ne dà notizia l’Anio - Associazione Nazionale per le Infezioni osteoarticolari che aveva già chiesto al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin un intervento cautelativo nel rispetto dei malati.
 
Gli ultimi accadimenti - secondo l'associazione - "violano il diritto di accesso alle cure e il proseguo terapeutico". Già nel 1999 si paventò la chiusura poiché la regione Veneto riteneva la patologia molto onerosa per i trattamenti. Nel 2003 subentrò un progetto sperimentale fortemente voluto dall’Associazione di gestione pubblico-privata che tenne in vita l’ospedale fino a pochi giorni fa.
 
"Oggi migliaia di malati sono stati lasciati allo sbando - scrive l'Anio -. Vengono rifiutati i ricoveri per interventi chirurgici a malati acuti o recidivanti che rischiano di morire di setticemia non avendo un riferimento a cui rivolgersi. Le infezione ossee sono delle patologie molto gravi e difficili da trattare visto che un soggetto non può essere trattato in una sala operatoria qualsiasi. In questi anni grazie al lavoro di rete che l'associazione ha fatto con gli specialisti, sono nati altri centri, ma sono veramente pochi e dislocati al nord Italia e non riescono a dare seguito alle numerose richieste nei 30.000 malati nuovi ogni anno".
 
"Avevo già chiesto ad aprile al Ministro, al Sottosegretario e al Presidente della Repubblica di monitorare questa fase di transizione dalla fine del progetto e la nuova ridefinizione nella gestione. La regione Veneto  - dice il Segretario Nazionale dell’Anio Girolamo Calsabianca - in tutto questo periodo ha sempre rassicurato a mezzo stampa che nulla sarebbe variato, ma tutto questo invece non è stato mantenuto in quanto i malati sono stati mandati allo sbando, e anche il momento dell’esodo del 28 aprile è stato uno scempio in quanto lo spostamento da Cortina ad altre strutture della Valle del Cadore documentato dagli stessi malati ricoverati con forti repliche e denuncia alla Procura per i trattamenti subiti e le modalità in cui sono stati gestiti". 
"Il Putti dal 1921 - conclude Calsabianca - è stata una struttura storica nel palcoscenico europeo per questa patologia e non può assolutamente chiudere da un momento all'altro perdendo anni e anni di ricerca su questa patologia. In un paese dove si cercano fondi per la ricerca, oggi si stacca la con eutanasia, cancellando 100 anni di storia, ricerca, speranza e tanta professionalità a discapito del cittadino e della sanità pubblica". 

08 novembre 2017
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