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Trapianti di rene. All'Aou di Padova superati i 2.000 interventi

L’attività trapiantologica del Centro dell’Aou di Padova è iniziata nel 1988. Ma se nei primi anni la media annuale di trapianti era intorno ai 15 trapianti; oggi si superano i 150. Nel 2016 i trapianti di rene eseguiti sono stati 161, di cui 50 da donatore vivente.


22 FEB - Il Centro di Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas dell’Azienda Ospedaliera/Università di Padova diretto dal Prof. Paolo Rigotti, ha raggiunto il traguardo di 2050 trapianti. Ad annunciarlo è la stessa Azienda Ospedaliera Universitaria che per celebrare il traguardo illustra tutti i progressi compiuti dal Centro e spiegare che “ora il nostro principale obiettivo per il futuro è di poter abbattere le lunghe attese per i pazienti affetti da insufficienza renale cronica, migliorarne la sopravvivenza e la qualità di vita”.

L’attività trapiantologica del Centro è iniziata nel 1988 con il primo trapianto di rene da donatore deceduto e successivamente, nel 1991 si è estesa ai trapianti combinato di rene e pancreas e di rene da donatore vivente; inoltre nel 1999 è stato effettuato uno dei primi doppi trapianti di rene in Italia da donatore anziano.

I trapianti effettuati ad oggi, come detto, sono 2.060. Nel dettaglio:
1191 Trapianti di rene singolo da donatore deceduto
  397 Trapianti di rene da donatore vivente
  255 Trapianti di doppio rene
  173 Trapianti simultanei di rene e pancreas
    22 Trapianti combinati di rene e fegato o rene e cuore
    12 Trapianti di pancreas isolato o trapianto di pancreas di rene

A 10 anni dal trapianto la sopravvivenza del rene è superiore al 70%.

“La crescita del numero dei trapianti – evidenzia l’Aou nella nota - è stata notevolissima se si pensa che nei primi anni la media annuale era intorno ai 15 trapianti; oggi invece si superano i 150 trapianti all’anno. Nel 2016 sono stati eseguiti nel Centro di Padova 161 trapianti di rene di cui 50 da donatore vivente ponendolo al 1^ posto in Italia”.

Questo grande incremento, spiega l’Aou, è dovuto “certamente ad un aumento delle donazioni ma anche allo sforzo di utilizzare al meglio tutte le risorse che possono incrementare il pool dei donatori disponibili”. Per perseguire questo obiettivo il Centro Trapianti di Padova si è impegnato a sviluppare due programmi in particolare: il doppio trapianto di rene, che ha consentito di allargare i criteri di idoneità alla donazione e il trapianto di rene da donatore vivente.

“L’aumento dell’età dei donatori che si è verificata negli ultimi trent’anni – spiega la nota - , ha portato infatti alla necessità di allargare i criteri di idoneità alla donazione di rene, includendo nel pool dei donatori anche soggetti di età molto avanzata. La percentuale di donatori sopra i 60 anni è passata dal 10% nei primi 10 anni di attività fino a superare attualmente il 40%”. Al fine di ottimizzare l’utilizzo di questi donatori, garantendo risultati ottimi e paragonabili a quelli che si ottengono con reni provenienti da donatori più giovani, è necessario elaborare apposite strategie per valutare la qualità degli organi e applicare particolari tecniche chirurgiche; tra queste si annovera il doppio trapianto di rene, in cui entrambi i reni di un donatore vengono trapiantati in un singolo soggetto.

“Il Centro trapianti di Rene Pancreas di Padova – si spiega nella nota - ha maturato una considerevole esperienza in questo campo, avendo effettuato 249 doppi trapianti di rene, la più ampia casistica italiana. Fino a qualche anno fa sembrava impensabile che si potesse ottenere un eccellente risultato del trapianto quando gli organi provenivano da donatori con età estremamente avanzata, mentre sono già 43 i pazienti che hanno ricevuto un doppio trapianto renale a Padova da donatore ultraottantenne”.

Oltre al trapianto da donatore deceduto anche la donazione da vivente rappresenta una risorsa che può essere implementata al fine di fronteggiare la carenza di organi. “Il Centro di Padova ha adottato tecniche chirurgiche all’avanguardia, come l’esecuzione del prelievo di rene con tecnica laparoscopica, ha applicato terapie farmacologiche ed aferetiche innovative per poter eseguire il trapianto anche in presenza di incompatibilità di gruppo sanguigno”, spiega la Aou.

A partire dal 2010, riferisce la Aou, “le metodiche di desensibilizzazione più sofisticate sono state applicate consentendo di eseguire ben 57 trapianti nonostante l’incompatibilità di gruppo sanguigno AB0 tra donatore e ricevente. Mentre in passato l’incompatibilità di gruppo sanguigno era considerata una controindicazione assoluta al trapianto, queste procedure hanno consentito di procedere comunque con il trapianto con ottimi risultati, aumentando il numero di donazioni da vivente. Infatti, l’incompatibilità di gruppo sanguigno è una circostanza che si presenta circa nel 30% dei potenziali donatori di rene da donatore vivente e oggi non rappresenta più un ostacolo al trapianto.”

Padova è diventata Centro di riferimento anche per l’insegnamento a chirurghi provenienti da tutta Italia della tecnica laparoscopica per la nefrectomia nel donatore vivente utilizzata fin dal 2001. “Questa tecnica laparoscopica con l’incisione di soli 6 cm per estrarre il rene per il trapianto da vivente, presenta numerosi vantaggi per il donatore rispetto alla tecnica tradizionale (lombotomica), garantendo una minore sintomatologia dolorosa post-operatoria, una più breve degenza ospedaliera e complessivamente una convalescenza più rapida, con una più precoce ripresa dell’attività lavorativa, e un migliore risultato estetico. A Padova ad oggi sono stati eseguiti più di 250 prelievi laparoscopici di rene da donatore vivente”.

22 febbraio 2017
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