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Stagione influenzale 2015-2016. La più “leggera” degli ultimi anni, ma il virus B la fa da padrone

Il Rapporto InfluNet nella settimana conclusiva del periodo pandemico indica un’incidenza di 1,82 casi ogni mille, circa 4mln e 597mila ammalati da ottobre 2015 a oggi. Il 64% dei virus è stato di tipo B, il 36% di tipo A. In Veneto registrata un’inversione di tendenza delle coperture vaccinali con un trend in crescita per gli over 65. Il commento di Ferro


12 MAG - Non passerà alla storia la stagione influenzale 2015-2016. Lontana dai clamori di quella precedente, caratterizzata da un’incidenza medio alta e dal flop delle vaccinazioni, complice anche il caso Fluad, verrà infatti ricordata per la sua bassa intensità.
 
Superato nel mese di febbraio il picco influenzale, con un’incidenza di 6,11 casi per mille assistiti (nella stagione 2014-2015 i valori erano pari a 10,9), la stagione che si è ormai conclusa, e nella settimana che conclude la fase epidemica, consegna valori pari a 1,82 casi per mille assistiti. In numeri, circa 110mila persone rimaste a letto con l’influenza tra il 4 e il 10 aprile. In totale circa 4milioni e 597 mila casi registrati da ottobre 2015 a oggi.
 
Ma a farla da padrone sono i virus di tipo B, in particolare quelli appartenenti al lineaggio Victoria e Yamagata. Virus che hanno come unico serbatoio l’uomo e che hanno mostrato una crescita rispetto a quelli del tipo A, nei sottotipi H1N1, H2N2 e H3N3 conosciuti ai più come febbre suina, influenza aviara e quella di Hong Kong. Nella settimana dal 28 marzo al 3 aprile, il 64% dei virus circolanti in Italia apparteneva al tipo B e il restante 36% al tipo A.
 
A scattare la fotografia dell’andamento delle sindromi influenzali, settimana per settimana, e a delineare l’identikit dei virus dell’influenza è il Rapporto Epidemiologico InfluNet, elaborato dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità in collaborazione con il Centro Interuniversitario per la Ricerca sull’Influenza (Ciri) di Genova e il contributo dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, dei referenti presso le Asl e le Regioni.
 
Le rilevazioni di InfluNet. Le rilevazioni della 14° settimana (4 al 10 aprile) fotografano il fine corsa del periodo epidemico, con la curva delle sindromi influenzali ormai in discesa. Nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è stata pari a 4,21 casi per mille assistiti, nella fascia 5-14 anni a 3,27, in quella 15-64 anni a 1,77 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni a 0,64 casi per mille assistiti.
 
L’avanzata dei ceppi virali di tipo B. Sul fronte virologico? Come emerge dagli ultimi dati di sorveglianza virologica di InfluNet (relativi alla settimana dal 28 marzo 3 aprile) sono stati 252 i campioni clinici raccolti dai diversi laboratori afferenti alla rete InfluNet, di cui 80 (32%) sono risultati positivi al virus influenzale. Di questi 29 erano di tipo A e 51 di tipo B. Nell’ambito del tipo A, 14 virus sono risultati di sottotipo H3N2, e 11 di sottotipo H1N1pdm09, i restanti non sono stati sottotipizzati. Tra i ceppi B, 14 appartenevano al lineaggio B/Victoria e 2 al B/Yamagata.
Ma l’aumento dei ceppi influenzali di tipo B è stata segnalato anche in Europa e in alcune regioni dell’Asia settentrionale e sud-orientale. Nel vecchio continente in particolare, secondo i dati contenuti nel Rapporto sulla sorveglianza virologica, 1.229 virus sono risultati appartenenti al tipo A (di questi 601 sono stati sottotipizzati come H1N1pdm09 e 85 come H3N2. Ulteriori 543 virus di tipo A non sono stati ancora caratterizzati), e 1.524 virus sono risultati appartenenti al tipo B (tra questi, 192 sono risultati appartenere al lineaggio B-Victoria, 19 al lineaggio B-Yamagata e 1.313 ceppi non sono stati ancora caratterizzati).
 
Le raccomandazioni dell’Oms. Attualmente la vaccinazione è lo strumento più efficace di prevenzione primaria per le sindromi influenzali ed è effettuata, come raccomandato dall’Oms, attraverso l’impiego di vaccini trivalenti, a virus ucciso, contenenti gli antigeni di emoagglutinina relativi a due sottotipi A (H1N1 e H3N2) e a un solo virus B (l’inclusione del lineaggio Victoria o Yamagata è legata a previsioni che vengono fatte a febbraio di ogni anno, sulla base della distribuzione dei virus influenzali dell’anno precedente a quello di introduzione del vaccino). Il ceppo B predominante in una stagione, secondo il fenomeno definito di mismatch, ovvero mancata corrispondenza tra ceppi vaccinali e virus circolante, potrebbe quindi non essere quello contenuto nel vaccino trivalente. Un fenomeno che ad esempio in Europa dal 2003 al 2012 si è verificato in più della metà delle stagioni. Ad oggi i dati italiani sul B-mismatch sono limitati a poche rilevazioni regionali. Ad esempio in Lombardia nel corso di dieci stagioni influenzali (da 2004-2005 a 2013-2014), si è verificato B-mismatch totale in tre stagioni (2005-2006, 2006-2007 e 2009-2010) e B-mismatch parziale in una (2010-2011).
Le raccomandazioni dell’Oms e delle altre autorità scientifiche, tra cui quelle europee, già nel 2012 hanno infatti espresso la necessità per la sanità pubblica di un vaccino quadrivalente per superare la mancata di protezione verso i virus B non presenti nel vaccino, ma circolanti. Un vaccino quindi con l’inserimento di entrambi i lineages B. 
 
Il quadro in Veneto. Nella Regione la stagione influenzale, con un incidenza del <6,47 e un’intensità bassa, si è concentrata tra la terza e la dodicesima settimana, il picco di maggiore incidenza (<12,78 quindi media intensità) è stato osservato tra la quarta e la nona settimana.
“In Veneto abbiamo registrato finalmente un’inversione di tendenza delle coperture vaccinali – ha spiegato Antonio Ferro, Direttore Sanitario Azienda sanitaria Ulss 2 – siamo infatti riusciti a bloccare il trend negativo delle coperture. E questo è stato un elemento importante. Ci siamo attestati sopra il 50% di coperture nei soggetti over 65 anche se con  risultati differenti tra azienda e azienda. Differenze legate alla presenza dei gruppi vaccinali: laddove operano si ottengono migliori risultati. Gli obiettivi sono stati raggiunti anche grazie alla ottima collaborazione con la medicina di famiglia che realizza l’80% delle coperture vaccinali”.
 
Per quanto riguarda invece l’utilizzo delle differenti tipologie di vaccini, ha ricordato Ferro “l’utilizzo del quadrivalente, questo primo periodo, è stato molto basso e dedicato solo ad alcuni soggetti di nicchia”.
“In linea teorica l’aumento dei ceppi B rispetto agli altri ceppi – ha concluso Ferro – fa presupporre l’utilità di un utilizzo del quadrivalente. Sarà interessante vedere quali saranno in futuro i risultati di questi vaccini”.

12 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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