Pisa. Al via il progetto europeo Integrate: l’ascolto del paziente per una cura migliore
L’iniziativa, per cui sono stati stanziati 500 mila euro, prevede il coinvolgimento dei medici, dei pazienti e dei loro familiari attraverso sondaggi ed incontri che verteranno sull’identificazione dei bisogni e delle aspettative di cura.
05 FEB - Ascoltare i pazienti e i loro familiari rendendoli parte attiva nel processo di cura.
È questo l’obiettivo di INTEGRATE, un progetto europeo partito a gennaio 2018 e che vede come capofila l’Università di Pisa.
Il progetto, finanziato per circa 500 mila euro per due anni, è coordinato dal
Marta Mosca del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa che lavorerà insieme ai colleghi Giuseppe Turchetti della Scuola Superiore Sant’Anna e Matthias Schneider della Heinrich-Heine-Universitaet Duesseldorf.
“L’obiettivo del progetto - spiega Marta Mosca - è quello di sviluppare un sistema che aiuti ad integrare il punto di vista del paziente, cioè quanto riferisce sia come sintomi o effetti di una terapia sia come qualità della vita in generale, con il punto di vista del medico che talvolta è più freddo e attaccato a dati ‘oggettivi’”.
Il progetto prevede il coinvolgimento dei medici, dei pazienti e dei loro familiari attraverso sondaggi ed incontri che verteranno sull’identificazione dei bisogni e delle aspettative di cura. In particolare, sarà centrale anche il coinvolgimento delle associazioni a livello europeo per consentire di raggiungere pazienti di diversi stati membri e assicurare che la valutazione tenga conto delle differenti esperienze, organizzazioni e culture in modo che il risultato della analisi sia quindi applicabile in contesti anche molto diversi.
Il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) sarà il banco di prova.
“INTEGRATE potrà avere un ruolo centrale nell’aumentare le conoscenze del medico sulla patologia, in particolare sul suo impatto sulla vita del paziente, ma soprattutto nel consentire al paziente di avere un ruolo attivo nella gestione della propria malattia migliorando quindi il processo di cura”, conclude Marta Mosca.
05 febbraio 2018
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