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Liberalizzazione farmaci. Parafarmacie rispondono al nostro articolo sui risparmi per i cittadini


Il nostro Maurizio Imperiali, basandosi su uno studio del Cermes, aveva sottolineato l'entità dei risparmi reali per i cittadini derivanti dall'apertura alla classe C. Gli rispondono Anpi, Mnlf e Forum Farmacia Non Convenzionata che rimarcano i vantaggi di una reale politica di liberalizzazione. 

22 DIC - Riceviamo e pubblichiamo l'analisi di Anpi, Mnlf e Forum Farmacia Non Convenzionata sui possibili risparmi per il cittadino e vantaggi per il settore se si fosse realizzata la piena liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C, in risposta all'articolo di Maurizio Imperiali del 19 dicembre scorso.

Abbiamo letto l’intervento di Maurizio Imperiali pubblicato su Quotidiano sanità nel quale da una sua interpretazione della liberalizzazione dei farmaci, sulla base di dati e considerazioni espresse da fonti autorevoli come il Cermes. L’impressione che abbiamo avuto è quella tipica di chi avendo una tesi da dimostrare, ha fatto ricorso alle fonti e dati utili allo scopo. Solo che, come qualche volta accade in questi casi, ci si lascia prendere dalla foga e non ci si cura di verificare se fonti e dati sono veramente coerenti con l’idea che si vuole sostenere.    
Veniamo ai fatti o per meglio dire ai dati e partendo da questi fare alcune considerazioni.     

Prendendo come riferimento l’anno 2009 (quello esaminato da Imperiali), è necessario prima di tutto partire dal fatturato del “canale farmacia”, circa 26,6 miliardi di euro, cosi ripartiti:  
•    Farmaci di Classe A                               14,0   miliardi di euro
•    Farmaci di Classe C- Rnr                       1,1   miliardi di euro
•    Farmaci di Classe C-Rr                           2,2   miliardi di euro
•    Farmaci di Classe C-Bis (SOP-OTC)    2,2   miliardi di euro
•    Altri prodotti diversi da farmaco              7,1   miliardi di euro                                        

Il mercato condiviso tra farmacia e parafarmacia a seguito del decreto Bersani è pari a 9,3 miliardi di euro. Con il decreto “Salva Italia”, nella versione uscita dal Consiglio dei Ministri, il mercato poteva raggiungere quota 11,5 miliardi di euro (43% del totale), mentre con il testo approvato dalla Camera dei Deputati, secondo stime credibili, il “delisting” dovrebbe aggirarsi intorno a 400 milioni di euro e dunque riportare il mercato condiviso a 9,7 miliardi di euro.

A seguito dell’applicazione del decreto Bersani, la quota del mercato farmaceutico acquisito dalle parafarmacie è stato pari all’ 8,0% (di cui GDO 3,5%) mentre sul fronte degli sconti medi praticati dai tre canali, con riferimento sia ai farmaci di Classe C-Bis che ai prodotti diversi dai farmaci (9,3 miliardi di euro), la situazione è la seguente: Farmacia 6,5%; Parafarmacia 9,5% e GDO 16,0%. Sempre per l’anno 2009, tenendo conto della distribuzione del fatturato sopra descritta ed escludendo dall’analisi le farmacie rurali ubicate nei Comuni fino a 3.000 abitanti che generalmente non risentono della concorrenza sul territorio (3.800 farmacie per 5,8 milioni di abitanti), l’ammontare dei risparmi di cui hanno goduto i cittadini italiani sono i seguenti:
•    Farmacie hanno determinato risparmi per 492 milioni di euro
•    Parafarmacie/GDO hanno determinato risparmi per 89 milioni di euro (di questi 43 milioni di euro sono quelli determinati dalle parafarmacie)

In questo quadro il trasferimento di fatturato dal canale farmacia al canale parafarmacia/GDO, ha determinato per la farmacia una perdita di utili mensili inferiore a 400 euro.

Sempre con riferimento alla ripartizione del mercato farmaceutico sopra descritta ed applicando la liberalizzazione dei farmaci di Classe C-Rr come prevedeva il decreto“Salva Italia” nella versione formulata dal Consiglio dei Ministri (senza tener conto dell’assurda limitazione per i Comuni fino a 15.000 abitanti), è prevedibile si sarebbe potuto verificare quanto segue:
•    Farmacia:
     o    Risparmi a favore dei cittadini 101 milioni di euro
     o    Fatturato ceduto dalla farmacia 1% (fatturato medio farmacia 1,24 milioni di euro)
•    Parafarmacie/GDO risparmi a favore dei cittadini 17 milioni di euro.

In questo scenario, determinato a seguito della liberalizzazione del 2006, non ci sforzeremo mai abbastanza di precisare che i maggiori vantaggi per i cittadini, in termini assoluti, sono quelli determinati dalle farmacie. Tuttavia è bene ricordare, come ben sanno i titolari di farmacia e i responsabili della Fofi, che tutto questo è stato possibile grazie alla concorrenza generata dalla presenza sul territorio delle parafarmacie.

Solo per breve cenno, salvo poi tornarci più opportunamente quando sarà dettagliata la lista dei farmaci oggetto di delisting, in applicazione della legge di conversione del decreto “Salva Italia”, da un rapido conteggio possiamo dire che la perdita di fatturato della farmacia non supererà i 2 euro/giorno ovvero il costo del quotidiano e del caffè prima di aprire la farmacia.   

Oltre alle dinamiche di trasferimento di fatturato da canale a canale e ai vantaggi procurati ai cittadini, riteniamo che per dare un quadro completo del fenomeno generato dalla liberalizzazione del 2006, sia utile evidenziare anche altri dati. In questi 5 anni anni sono state aperte circa 4.200 parafarmacie. Di queste circa 400 nel frattempo hanno cessato l’attività mentre ad oggi ne risultano attive 3.824. Di queste poco più di 300 sono riconducibili alla GDO, il resto sono esercizi di vicinato. Solo nel mese di novembre il Ministero della Salute ha censito 107 nuove imprese e dichiarate cessate 19.        
Gli investimenti fatti da queste 4.200 nuove imprese, sono stati oltre 600 milioni di euro e cosa più importante, hanno generato oltre 7.500 nuovi posti di lavoro.

In questi giorni, anche per il clamore mediatico determinato dalla manovra del Governo, le nostre sedi sono state prese d’assalto da farmacisti, per lo più giovani, che chiedono assistenza per aprire nuove parafarmacie. Riteniamo che con la liberalizzazione dei farmaci di Classe C si determinerebbe una espansione del numero di parafarmacie misurabile in circa 3.500 nuove sedi (senza limitazioni territoriali è prevedibile si possa raggiungere quota 4.500).                                         
Il che vorrebbe dire 600/700 milioni di nuovi investimenti e ulteriori 7.500 posti di lavoro.

Infine qualche considerazione sulla capillarità del servizio offerto dalle farmacie. Troppo spesso si declama, da parte di Federfarma, che la farmacia offre un servizio eccellente, tra i più graditi dalla popolazione Italiana. Riteniamo che anche su questo versante sia necessario fare chiarezza.

L’istituto della pianta organica, coniugato con un rapporto abitanti/farmacia elevato, ha garantito a partire dagli anni 60 (legge 475/68) la presenza della farmacia anche nelle piccole località considerate meno “appetibili”. Oggi proprio questi due parametri sono divenuti l’ostacolo per una diffusione capillare del servizio farmaceutico ovvero per portare la farmacia dove più forte è la richiesta di erogazione del servizio farmaceutico. Come non riconoscere che tre fenomeni, come l’aumento demografico, l’elevata” mobilità” delle persone (turisti, lavoratori, studenti, immigrati) e l’espansione urbanistica nelle grandi città, determinano forti variabilità della domanda cui non corrisponde un’adeguata e tempestiva risposta di un servizio essenziale come è quello fornito dalla farmacia.

Senza entrare in analisi di dettaglio sulla mobilità delle persone e gli indici di urbanizzazione, ricorrendo più semplicemente ad un confronto con altri Paesi europei, omogenei con la nostra organizzazione del sistema farmaceutico, è facile dimostrare che l’erogazione del servizio farmaceutico nel nostro Paese, tutto si può dire fuorché capillare. Un esempio su tutti. Vi sono quartieri periferici di Roma, oggetto di forte espansione urbanistica negli ultimi venti anni, che a fronte di una popolazione di circa cinquanta mila presenze sono presenti due sole farmacie di cui l’ultima aperta è comunale. D’altro canto come può coniugarsi il limite di legge di 4.000 abitanti per farmacia quando a Roma detto rapporto è attualmente pari a 3.800. Non è un caso che in due Paesi come Francia e Spagna, simili al nostro per organizzazione del sistema distributivo del farmaco, il rapporto abitanti/farmacia è pari a 2.800 e 2.100 rispettivamente.

Né vale quanto affermato da Fofi in questi giorni, vale a dire che bisogna prendere esempio dalla Francia che hanno deciso di alzare tale rapporto a 3.500. Senza volersi soffermare sulle forti differenze di urbanizzazione tra Francia e Italia, è sufficiente confrontare la presenza di farmacie a Parigi e a Roma. Nel primo caso con una popolazione di 2,2 milioni di persone sono presenti 1.156 farmacie con un rapporto abitanti/farmacia pari a 1.900. A Roma con 2,8 milioni di persone il numero di farmacie è pari a 715 con un rapporto abitanti/farmacia pari a 3.800.

Riteniamo sia troppo facile rivendicare lo stesso rapporto oggi previsto in Francia. C’è un piccolo particolare che loro giungono ad applicarlo solo dopo aver aperto il doppio delle farmacie che abbiamo nel nostro Paese.
Anomalie che vanno affrontate e risolte con attente analisi e soluzioni adeguate.

Fatti, non parole, che riteniamo possano dare un contributo per assumere le iniziative giuste per la ripresa del Paese. Per queste ragioni ai parlamentari che oggi si scoprono liberali (vista la risonanza mediatica della sciocchezza fatta in Commissione) e che si rifugiano nell’esercizio del “benaltrismo”, magari evidenziando lo spettro della GDO, diciamo che questa riforma, proprio per il difficile momento economico e sociale che viviamo, ha il merito di riportare al centro del sistema il cittadino, non già gli interessi di una ristretta oligarchia. Senza trascurare la necessità, non più rinviabile, di dare l’opportunità di accedere alla titolarità della farmacia anche a quei farmacisti che pur avendo i titoli purtroppo per loro non sono “figli della casta”. La sfida cui sono chiamati i politici, la Fofi e i rappresentanti di categoria delle farmacie quanto delle parafarmacie è quella di riuscire a coniugare gli  interessi delle diverse componenti, per dare al sistema distributivo del farmaco equità e stabilità.
    
Anpi, Mnlf e Forum Farmacia Non Convenzionata
 

22 dicembre 2011
© Riproduzione riservata


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