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Costi standard. Cerm: 12 mld di risparmi se tutte le Regioni fossero come l’Umbria


Secondo i dati aggiornati del Rapporto Saniregio del Cerm, è l'Umbria la Regione benchmark, affiancata dal Friuli V.G., altra unica Regione a spiccare per capacità di controllo della spesa e qualità dei servizi. A poca distanza le Marche. Bene Emilia Romagna, Lombardia e Toscana, ma con piccoli gap sia in termini di spesa che di qualità. Le peggiori performance si registrano in  Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio. Se tutte le Regioni si allineassero all'Umbria, si potrebbero risparmiare oltre 12 miliardi di euro.

14 GIU - È l’Umbria la Regione benchmark secondo il secondo Rapporto Saniregio2 del Cerm (parte 1 e parte 2). E’ lì, infatti, che si verifica la migliore capacità di controllo della spesa e qualità dei servizi. L’unica Regione a stare al passo è il Friuli Venezia Giulia, che non dovrebbe comunque mettere in atto correttivi per rientrare nei livelli di spesa e di qualità efficienti.
Le Marche sono quasi allineate allo standard per quanto riguarda la spesa, e staccate solo marginalmente sulla qualità dallo standard umbro. Ma per il resto di Italia, qualche intervento correttivo sarebbe necessario ovunque. Anche in Emilia Romagna, Lombardia e Toscana, che hanno gap contenuti sulla spesa (1%, 1,% e 2,4% rispettivamente), ma un po’ più evidenti sulla qualità (7,5%, 9,9% e 3,1).

Sono Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio, comunque, le Regioni più critiche, cioè quelle dove il gap di efficienza e di qualità risulta particolarmente acuto. La Campania, in particolare, dovrebbe ridurre la spesa di oltre il 33% e aumentare la qualità di quasi il 90%, per emulare in tutto e per tutto l’Umbria. La Sicilia dovrebbe ridurre la spesa di oltre il 24% e aumentare la qualità anch’essa di quasi il 90%. La Puglia dovrebbe ridurre la spesa di quasi il 24% e aumentare la qualità di oltre il 96%. La Calabria dovrebbe ridurre la spesa di poco più del 15% e aumentare la qualità di oltre il 132% (un più che raddoppio). Il Lazio, infine, dovrebbe ridurre la spesa di quasi il 13% e aumentare la qualità di oltre il 76% (un ritardo che va soppesato anche alla luce della mobilità in ingresso nel Lazio).

Tradotti in valori assoluti e aggregati, la Campania dovrebbe liberare risorse per oltre 3,4 miliardi di euro/anno. La Sicilia per oltre 2,1 miliardi. La Puglia per quasi 1,8 miliardi. Il Lazio per quasi 1,5 miliardi. La Calabria per oltre 560 milioni. Su quest’ultimo dato incide la relativa minor popolosità della Regione rispetto alle altre quattro. Nel complesso, le cinque Regioni più devianti potrebbero liberare risorse per circa 9,4 miliardi di euro/anno, più del 77% delle risorse.

In Piemonte, Veneto e Liguria i due gap (spesa e qualità) iniziano ad ampliarsi pur rimanendo in range nettamente migliori della media Italia: per la spesa i gap sono, rispettivamente, del 3,1%, del 5,2% e del 7%; per la qualità, del 4,2%, del 7,5%, e del 28,2%. La Liguria, tuttavia, si rivela Regione borderline sotto entrambe le dimensioni: è l’ultima, nell’ordine in cui si sta facendo l’elenco, con gap di spesa ad una sola cifra percentuale; se si escludono i casi del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta, è l’ultima con un gap di efficienza non macroscopico (dopo la Liguria c’è un vero “gradino” di qualità).

Le rimanenti Regioni hanno tutte gap di spesa a doppia cifra, che vanno dal 10,4% del Trentino Alto Adige al 15,3% del Molise. Tra queste, solo due hanno un buon livello di qualità, il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta. Il primo con un gap di qualità del 6,4%, la seconda del 16,3%. Ma se spendono troppo per ottenerlo. A livello aggregato, la loro devianza risulta comunque contenuta (soprattutto se paragonata ai casi più inefficienti), perché si tratta di realtà di dimensione geografica e popolosità medio-piccole. Il Trentino Altro Adige potrebbe liberare risorse per circa 227 milioni di euro/anno, la Valle d’Aosta per circa 36 milioni.

Tutte le altre Regioni, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Molise, abbinano consistenti gap di spesa (tutti a doppia cifra) a consistenti gap di qualità (rispettivamente, 75%, 61,3%, 75,4%, 63,9%). A livello aggregato, esse potrebbero liberare 377 milioni di euro/anno la Sardegna, 301 milioni l'Abruzzo, 145 milioni la Basilicata, e 99 milioni il Molise.
 
In pratica, se tutte le Regioni si posizionassero sulla frontiera efficiente e condividessero le stesse performance dell’Umbria (la Regione benchmark, appunto), si potrebbero risparmiare oltre i 12 miliardi di euro, equivalenti a circa lo 0,8% del Pil. Risorse che, sottolinea il Cerm, "nel solo Ssn conterebbero per oltre il 37% di quanto la Pubblica Amministrazione annualmente dedica ai programmi di investimento, inclusi quelli riguardanti il sistema sanitario. Una quota di primaria importanza, soprattutto di fronte alle esigenze di rinnovamento ad ampio spettro delle infrastrutture del Paese".


14 giugno 2011
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