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Oms. Statistiche mondiali 2014. Italia ai primi posti per aspettativa di vita


Siamo quinti al mondo per quanto riguarda le donne (85 anni l’aspettativa di vita, Giappone al primo posto con 87) e settimi per gli uomini (80,2 anni l’aspettativa di vita, Islanda al primo posto con 81,2). “Ma esiste ancora un divario profondo tra ricchi e poveri”. IL DOCUMENTO

04 LUG - In tutto il mondo, le persone vivono più a lungo. La buona notizia arriva dalle Statistiche Sanitarie Mondiali 2014 pubblicate dall’OMS e diffuse in Italia dal ministero della Salute, da cui emerge che l’Italia è ai primi posti per aspettativa di vita e, in particolare, al quinto posto per le donne e al settimo per gli uomini.

In generale, in base alle medie mondiali, una bambina e un bambino nati nel 2012 hanno, rispettivamente, un’aspettativa di vita di circa 73 anni e 68 anni. Si tratta di 6 anni in più rispetto all’aspettativa di vita media mondiale relativa a un bambino nato nel 1990.

I report statistici annuali dell’OMS evidenziano che i paesi a basso reddito hanno fatto registrare i progressi maggiori, con un aumento medio dell’aspettativa di vita di 9 anni dal 1990 al 2012. I sei paesi nei quali l’aspettativa di vita è aumentata di più sono stati la Liberia, con un incremento di 20 anni (da 42 anni nel 1990 a 62 anni nel 2012), seguita dall’Etiopia (da 45 a 64 anni), le Maldive (da 58 a 77 anni), la Cambogia (da 54 a 72 anni), il Timor-Leste (da 50 a 68 anni) e il Ruanda (da 48 a 65 anni).

“Un motivo importante per cui l’aspettativa mondiale di vita è migliorata così tanto è il fatto che meno bambini muoiono prima del loro quinto compleanno”, afferma Margaret Chan, Direttore Generale dell’OMS. “Ma esiste ancora un divario profondo tra ricchi e poveri: le persone che vivono in paesi ad alto reddito continuano ad avere possibilità molto maggiori di vivere più a lungo delle persone che vivono nei paesi a basso reddito”.

Un bambino nato nel 2012 in un paese ad alto reddito può aspettarsi di vivere fino all’età di circa 76 anni – 16 anni in più rispetto a un bambino nato in un paese a basso reddito (aspettativa di 60 anni). Per le bambine, la differenza è persino maggiore: un divario di 19 anni separa l’aspettativa di vita nei paesi ad alto reddito (82 anni) da quella nei paesi a basso reddito (63 anni).
Ovunque nel mondo, le donne vivono più a lungo degli uomini. Il divario tra l’aspettativa di vita di uomini e donne è più ampio nei paesi ad alto reddito, nei quali le donne vivono circa sei anni in più rispetto agli uomini. Nei paesi a basso reddito, la differenza è di circa tre anni.

Il Giappone presenta l’aspettativa di vita più alta del mondo per le donne (87 anni), seguito da Spagna, Svizzera e Singapore. L’aspettativa di vita per le donne nei paesi classificatisi ai primi dieci posti è di 84 anni o più. L’aspettativa di vita per gli uomini è di 80 anni o più in nove paesi; la più alta si registra in Islanda, Svizzera e Australia.

“Nei paesi ad alto reddito, molta parte dell’aumento dell’aspettativa di vita è dovuta ai successi ottenuti nella lotta alle malattie non trasmissibili” commenta Ties Boerma, Direttore del Dipartimento di Statistiche sanitarie e sistemi informativi dell’OMS. “Meno uomini e donne muoiono prima di arrivare al loro sessantesimo compleanno a causa di malattie cardiache e ictus. I paesi più ricchi hanno migliorato le proprie capacità di monitoraggio e gestione di malattie come l’ipertensione, ad esempio”.

Anche l’abbandono del consumo di tabacco è un fattore fondamentale per aiutare le persone a vivere più a lungo in numerosi paesi, sottolinea l’Oms.

All’altro estremo, l’aspettativa di vita, sia per le donne che per gli uomini, è tuttora inferiore ai 55 anni in 9 paesi dell’Africa sub-sahariana – Angola, Repubblica Centrafricana, Ciad, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Lesotho, Mozambico, Nigeria e Sierra Leone.

Ecco altri elementi chiave tratti dalle Statistiche Sanitarie Mondiali 2014

• Le tre principali cause della perdita di anni di vita dovuta a mortalità precoce sono le malattie cardiache coronariche, le infezioni delle vie respiratorie inferiori (come la polmonite) e l’ictus.

• In tutto il mondo, si sta verificando un importante cambiamento nelle cause di mortalità e nell’età di morte. In 22 paesi (tutti africani), il 70% o più degli anni di vita persi (dovuti a morte precoce) sono ancora causati da malattie infettive e patologie correlate. Al contrario, in 47 paesi (per la maggior parte ad alto reddito) le malattie non trasmissibili e gli incidenti sono la causa di più del 90% degli anni di vita persa. Oltre 100 paesi stanno rapidamente passando a una proporzione più alta di decessi dovuti a malattie non trasmissibili e incidenti.

• In tutto il mondo, nel 2012 circa 44 milioni (6,7%) di bambini di età inferiore a cinque anni erano sovrappeso o obesi. Dieci milioni di questi bambini vivevano nella Regione africana dell’OMS, dove i livelli di obesità infantile hanno avuto un rapido incremento.

• La maggior parte dei decessi al di sotto dei 5 anni d’età si verifica nei bambini nati prematuri (17,3%); la seconda causa di mortalità è la polmonite (15,2%).

• Tra il 1995 e il 2012, 56 milioni di persone hanno ricevuto con successo un trattamento contro la tubercolosi e sono state salvate 22 milioni di vite. Nel 2012, si stima che 450.000 persone nel mondo abbiano sviluppato una tubercolosi multifarmaco-resistente.

• Solo un terzo di tutti i decessi nel mondo viene annotato nei registri civili insieme alle informazioni sulla causa della morte.
 

04 luglio 2014
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