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Infermiere e madri. Per il 44% delle professioniste un binomio inconciliabile. La ricerca Nursind-Cergas Bocconi


Il 45% delle infermiere che hanno avuto denuncia comunque problemi al rientro dalla maternità a causa dei turni di lavoro e del mancato supporto dei colleghi o aziendale. La maternità ha portato il 4% delle infermiere alle dimissioni. Di queste, il 18% lavorava nel settore privato e il 2% nel pubblico. La ricerca integrale.

13 DIC - Essere infermiera ed essere mamma. Un binomio inconciliabile, secondo una ricerca congiunta del Centro Studi Nursind con il Cergas Bocconi che ha scavato nella vita delle infermiere per capire se è possibile accudire i bimbi ed essere disponibile a garantire il servizio e coprire i turni di lavoro. La risposta è che le due attività si adattono l'una all'altra ben poco. Anche perché gli strumenti normativi di tutela della maternità non sono ampiamente conosciuti. Inoltre, le mamme infermiere si ritrovano spesso impreparate ad affrontare con consapevolezza i periodi pre e post parto.

Una situazione che il Nursind ha voluto approfondire cercando di fornire qualche proposta per risolvere le criticità. D'altra parte, osserva il sindacato, "lalta percentuale femminile della categoria (77%) impone una seria ed approfondita analisi del problema di cui questa esclusiva ricerca comincia a scattare alcune immagini significative ed offrire spunti per possibili  ed improcrastinabili risposte che il sistema deve trovare per garantire due diritti fondamentali: la continuità delle cure del Ssn e il diritto alla procreazione ed alla cura dei propri figli senza compromettere il prosieguo della carriera professionale infermieristica”.

L’indagine ha coinvolto 900 infermiere che hanno risposto al questionario cartaceo ed online sul sito www.nursind.it tra ottobre e gennaio 2013.

Significativa è la percentuale di infermiere che attribuiscono al lavoro l’impossibilità di pensare alla maternità (44%) specie per chi lavora in terapia intensiva, così come il 45% afferma di aver avuto problemi al rientro dalla maternità a causa di conciliazione dei turni di lavoro ma anche da stress di adattamento o assenza di solidarietà e supporto dai colleghi. Nel dettaglio, sul 39% ha pesato “disagi familiari e orari”, sul 24% l’ostilità da parte dei colleghi, sul 23% lo stress da adattamento alla nuova situazione, sul 12% il mancato supporto da parte dell’azienda, compreso in fatto di part time.

Confrontando i dati tra settore pubblico e privato non si avvertono grossi scostamenti se non il dato del 18% di infermiere del settore privato che si sono dimesse dal lavoro a causa della maternità, contro il 2% del settore pubblico. “Allarmante”, commenta il Nursind sottolineando che anche “l’utilizzo dell’asilo nido è di fatto negato ai figli delle infermiere in quanto gli orari dei turni sono incompatibili con quelli di apertura (ha risposto così il 73% delle intervistate, ndr), ma lo sarebbero anche dal punto di vista fisiologico per i bimbi se dovessero essere ‘movimentati’ dalle mamme ad orari impossibili”. Nel 48% dei casi, infatti, al rientro dal lavoro il bimbo è stato affidato ai nonni, nel 33% dei casi si è ricorso alla baby sitter e nel 22% si sono fatti i turni con il papà. Solo nel 14% dei casi il bimbo è andato all’asilo. Asilo che nel 52% dei casi era privato, nel 44% comunale e nel 4% aziendale.

E così, alla domanda “Se non hai figli o se pensi di non volerne altri è anche per colpa del lavoro?” il 44% delle infermiere ha risposto “sì”. La percentuale di coloro che ritengono la propria attività professionale poco compatibile con la maternità raggiunge il 62% al Centro Italia rispetto che al 41% delle infermiere del Nord e al 47% del Sud.

“Il part time concesso alle giovani madri potrebbe essere una soluzione, ma – evidenzia il Nursind -, soprattutto al Nord, ciò non è possibile in quanto in alcuni casi le percentuali previste dalla normativa sono sature da anni. Per questa ragione sarebbe auspicabile modificare la normativa derogando ai limiti in tutti i casi in cui a chiedere il part time siano mamme infermiere garantendo loro questa opzione fino al terzo anno del figlio”.

“Sia pur nei limiti numerici del campione – commenta ancora il sindacato -, la ricerca costituisce una base realistica da cui trarre spunti di riflessione che non saranno certamente trascurati dal Nursind in occasione della prossima tornata contrattuale, sia pur solo di carattere normativo, mettendo a fuoco proposte concrete di modifiche contrattuali ad hoc che vadano nel verso di facilitare la maternità ed al contempo garantire la continuità dell’impegno lavorativo”.

Tra le proposte, il Nursind suggerisce l’istituzione, nelle aziende, “delle buone pratiche di management da adottare sia nella fase pre-congedo che al rientro dalla maternità, anche attraverso dei veri e propri corsi informativi e di coinvolgimento per una gestione aziendale efficace della maternità in quanto elemento fisiologico per aziende che gestiscono migliaia di dipendenti e quindi con percentuali ormai standardizzate di maternità”. Perché “la realtà fotografata dall’indagine mostra come oggi la gestione della maternità si limiti all’applicazione burocratica delle norme, deresponsabilizzando sia le aziende che le madri”.

13 dicembre 2013
© Riproduzione riservata


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