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Napolitano e i tagli alla sanità. La vera dimensione di quelle parole

di Ivan Cavicchi

Ieri Fassari rimarcava le possibili ricadute delle parole pronunciate dal presidente della Repubblica alla giornata dell’Airc. Ma cosa c’è effettivamente dietro quelle parole? Proviamo a scoprirle con un po’ di esegesi su quanto detto dal Capo dello Stato

13 NOV - Le parole del presidente Napolitano sui tagli alla sanità di cui ha parlato ieri Fassari meritano un po’ di esegesi. Prima di interpretarle sgombrerei però il campo da tre cose che Fassari ha messo in evidenza :
- che il nostro presidente “copra” la politica dei tagli personalmente non ho dubbi ma questo non lo deduco da quello che ha detto in occasione della celebrazione dell’Airc ma a partire dal momento che ha nominato il governo Monti appoggiandone tutte le politiche;
- ammesso che il nostro presidente non ignori i dati sulla spesa sanitaria dò per scontato che egli sia tenuto a ragionare come se li ignorasse, cioè come il governo Monti che definisce tagli lineari indipendentemente dalla situazione reale della spesa sanitaria. Personalmente tuttavia non ho dubbi sulla sincerità delle sue convinzioni circa il valore della sanità pubblica;
- che in Italia si spenda poco per la sanità lo sappiamo tutti, anche se sappiamo che nella spesa sanitaria c’è molta antieconomicità, ma il presidente sa benissimo che sulla sanità si interviene per ragioni di crisi ancor prima che per migliorare la sanità, quindi per avere semplicemente risorse da riallocare altrove.
 
Detto ciò vediamo l’essenza di quel che dice il presidente Napolitano:
- il diritto alla salute può essere compatibile con i tagli;
- a patto che…si utilizzino “al meglio” le risorse;
- a patto che…si facciano politiche di razionalizzazione e di cambiamento.
 
Poi il presidente dice cosa dovremmo fare: evitare interventi sommari, non essere conservatori, guardare avanti e lontano. Il primo riguarda le politiche di governo, il secondo i critici delle politiche di governo, il terzo entrambi. Napolitano ha confermato quanto dichiarato recentemente al congresso dei chirurghi quando ha detto che i limiti economici non possono ledere i diritti per cui è necessario “ricercare” nuove soluzioni che riescano a tenere insieme diritti e restrizioni finanziarie.
 
Ora cerchiamo di capire la logica del presidente:
- lo scopo …costruire delle compatibilità;
- il mezzo…utilizzare al meglio le risorse;
- le condizioni…attuare politiche distinte di miglioramento e di cambiamento.
 
In questa sequenza logica che condivido, l’unica differenza tra me e Napolitano, è terminologica, io non userei la parola “compatibilità” ma la parola “compossibilità”, ma è chiaro che nelle intenzioni del presidente le due parole sono sinonimi, per “compatibilità” egli intende il far coesistere il diritto alla salute con le restrizioni finanziarie.
 
La filosofia di fondo di questo ragionamento è quindi tutta nel sottoporre un valore, il diritto alla salute, dato un preciso contesto, alle condizioni che riescono ad esprimerlo attuandolo…quel famoso inciso, rimarcato nel testo parlato per ben due volte, “a patto che…” :
- la salute dipende in meglio o in peggio da quei “condizionali” che sapremo mettere in campo…quindi dalle politiche che riusciremo ad esprimere;
- dovremmo “ricercare” tutto quanto è in grado di assicurare la compatibilità/compossibilità tra il dirittoe i limiti.
 
In sostanza l’operazione “oracolare” che fa il nostro presidente è:
- giustificare i tagli perché c’è la crisi;
- dichiarare che i tagli pongono un problema di compatibilità;
- criticare gli interventi sommari;
- scaricarci addosso la responsabilità del cambiamento;
- se non si è in grado di cambiare si perde il diritto alla salute;
- se ciò accade la colpa non è dei tagli ma di chi non riesce a cambiare;
- chi non riesce a cambiare è un conservatore;
- i conservatori sono il nostro problema principale.
 
Napolitano sa benissimo, che il definanziamento del sistema sanitario in particolare se attuato con “interventi sommari” distrugge i margini della compatibilità, inducendo atteggiamenti difensivistici se non conservatori. Il presidente ci dice che dobbiamo “ricercare” soluzioni di cambiamento e ci spinge a guardare “avanti e lontano” cioè a trascendere la politica dei tagli con un altro genere di politiche.
 
L’operazione del presidente è quella di spostare il problema dai tagli ai conservatori quasi a dirci che il vero problema non sono i primi perché necessari e inevitabili ma i secondi che al contrario sono un ostacolo. Di fronte all’inevitabilità dei tagli non possiamo fare altro che “guardare avanti e lontano”. I conservatori sono coloro che non riescono a guardare avanti e lontano.
 
L’obiezione che io avanzo, condividendo il disagio di Fassari, è la seguente: signor presidente i conservatori sono reali più dei tagli, cioè esistono in quanto tali e molti di loro in buona fede difendono la sanità pubblica, moltri altri non hanno semplicemente idee da spendere ...questi ultimi sono in tanti, e difficilmente riducibili, e sono ovunque a partire dalle istituzioni che comandano. Allora mi chiedo, signor presidente, se non sia il caso essere più espliciti nell’indicare il cambiamento che serve per rimuovere l’antinomia tra i tagli che solleciterebbero un cambiamento e i conservatori che per una ragione o per un’altra, non riescono a rispondere a tale sollecitazione.
 
Forse signor presidente servirebbe una riforma perché no? Qualcuno di noi da tempo sta provando a dirlo. Se proprio non è una riforma qualcosa che gli somigli. Signor presidente se non si rimuovono le contraddizioni che vi sono tra la necessità di tagliare e quella di cambiare, si chiude la partita dell’art. 32. Senza un cambiamento i tagli saranno devastanti perché le volenterose misure di miglioramento o di riordino alle quali stanno dedicandosi le regioni saranno insufficienti. Se così fosse Lei, come oracolo, farebbe certamente una brutta figura ma noi tutti perderemmo il diritto alla salute.
 
Ivan Cavicchi

13 novembre 2012
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