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Polmoniti in Cina. Pericolo antibioticoresistenza causato da trattamenti contro il Covid?

di Giovanni Rodriquez

Uno spunto interessante su questo punto lo troviamo in una pubblicazione su The Lancet di febbraio 2023 realizzata da tre ricercatori del China Development Research Foundation di Pechino. "L’eliminazione delle restrizioni all’acquisto di antibiotici potrebbe causare un aumento dell’automedicazione irragionevole o non necessaria con antibiotici, con conseguente aumento del rischio di resistenza antimicrobica in Cina". In Italia l'uso routinario degli antibiotici per le cure domiciliari contro il Covid era stato sconsigliato fin da febbraio 2020

28 NOV -

In questi giorni la Cina è tornata sotto i riflettori a causa di un boom di polmoniti che ha allertato anche l'Oms facendo sospettare la presenza di un nuovo patogeno. In realtà, dai primi riscontri, sembra si tratti di casi di polmonite da mycoplasna pneumoniae frequentemente resistenti all’azitromicina, un antibiotico ad ampio spettro utilizzato, tra le altro cose, anche per contrastare le infezioni delle vie respiratorie superiori e inferiori, come sinusiti, tonsilliti, faringiti, bronchiti e polmoniti.

Com'è spiegabile questo fenomeno? La causa ha probabilmente a che fare con il Covid. O, per spiegarla meglio, con il trattamento domiciliare e l'automedicazione del Covid. Uno spunto interessante su questo punto lo troviamo in una pubblicazione su The Lancet di febbraio 2023 realizzata da tre ricercatori del China Development Research Foundation di Pechino.

"La crisi della resistenza antimicrobica è stata amplificata dalla pandemia di Covid-19. Tuttavia, con la sua politica zero-Covid, la Cina ha registrato un calo del consumo di antibiotici, perché gli interventi intensivi non farmaceutici volti a controllare il Covid-19 hanno prevenuto anche la diffusione di altre malattie trasmesse per via aerea e le loro conseguenti infezioni. La Cina ha anche rafforzato la vendita di farmaci per il trattamento dei sintomi legati al Covid come parte dei suoi sforzi zero-Covid, che hanno contribuito a ridurre l’automedicazione con antibiotici. Pertanto, la resistenza antimicrobica non è stata vista come una questione urgente, almeno fino a quando la Cina non ha allentato la sua politica zero-Covid all’inizio di dicembre 2022", spiegano i ricercatori.

L’attuale ondata di infezioni da Sars-CoV-2 in tutta la Cina, spiegavano a inizio 2023 i ricercatori, "porterà ad un uso irrazionale degli antibiotici già visto prima dell’era Covid-19". A causa sia della diffusa accessibilità degli antibiotici senza prescrizione presso le farmacie al dettaglio, sia per le scarse conoscenze sull'utilizzo degli antibiotici, soprattutto nelle zone rurali, il tasso di prevalenza dell’automedicazione con antibiotici era relativamente alto in Cina già prima della pandemia di Covid-19.

"Un sondaggio condotto a Wuhan, in Cina, nel 2019, poco prima dell’inizio della pandemia di Covid-19, ha mostrato che il 10,32% dei partecipanti ha riferito di essersi automedicato con antibiotici negli ultimi 6 mesi e il 72,4% credeva che gli antibiotici potessero trattare i virus virali - si legge su Lancet -. Secondo le ultime linee guida per il controllo e il trattamento del Covid-19, ai pazienti con sintomi lievi o assenti si suggerisce di eseguire l'auto-cura a casa. L’eliminazione delle restrizioni all’acquisto di antibiotici potrebbe causare un aumento dell’automedicazione irragionevole o non necessaria con antibiotici, con conseguente aumento del rischio di resistenza antimicrobica in Cina".

L'analisi concludeva: "La Cina dovrebbe agire immediatamente per affrontare la crisi della resistenza antimicrobica a fronte della pandemia a livello nazionale, soprattutto nelle aree rurali". Lo studio sembra delineare con quasi un anno di anticipo quanto sta accadendo ora in Cina.

In Italia, le prime raccomandazioni ministeriali per la cura al domicilio del Covid, fin da novembre del 2020, sconsigliavano l'utilizzo routinario di antibiotici. "La mancanza di un solido razionale e l’assenza di prove di efficacia nel trattamento di pazienti con la sola infezione virale da Sars-CoV-2 non consentono di raccomandare l’utilizzo degli antibiotici, da soli o associati ad altri farmaci con particolare riferimento all’idrossiclorochina", scriveva il ministero della Salute nella circolare.

E questo proprio perché "un ingiustificato utilizzo degli antibiotici può inoltre determinare l’insorgenza e il propagarsi di resistenze batteriche che potrebbero compromettere la risposta a terapie antibiotiche future".

Giovanni Rodriquez



28 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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