Giorni orsono rappresentavo in un interessante convegno organizzato alla Cattolica di Milano, a conclusione di un apposito corso di perfezionamento, la difficoltà di mettere a terra, perfettamente funzionante, il nuovo sistema di assistenza territoriale disegnato dal decreto del Ministro della Salute del 20 gennaio 2022. Un provvedimento provvidenziale a fare sì che il Distretto sanitario possa diventare finalmente quello che il Legislatore del 1978 aveva sognato e sancito.
Comprata la bicicletta occorre pedalare
Al riguardo - facendo mie le perplessità ribadite da Filippo Palumbo e Maria Giuseppina La Falce (si veda QS 7 marzo) e ribadendo qui quelle da me sottolineate sul DM71 (si veda QS 4 maggio) - sorge il dubbio che, una volta realizzate le strutture (le 1.350 CdC e i 400 OdC,) e le iniziative organizzate (600 COT) previste nell’emanando Dpcm, ci sarà un grande problema applicativo. Quello di riempirle di personale, attrezzature e tecnologie indispensabili per rendere appropriatamente i Lea corrispondenti alla collettività. Come dire, attrezzato il ristorante per essere tale occorre riempirlo di cuochi, maître di sala, camerieri e quant’altro necessario.
L’assistenza non si promette, si assicura
Le previsioni di costo sono preoccupanti e le abitudini sono pessime
A proposito, si presume che il costo complessivo, a partire dal 2027, sarà non inferiore ai 38 miliardi di euro, quasi impossibili da rintracciare negli attuali conti del fabbisogno standard nazionale. Una difficoltà seria e da risolvere sin da ora, e con non poche difficoltà. Tali da fare ironicamente dire, ad un mio caro e iper-competente amico, in risposta ad un interrogativo che poneva il titolo di un mio articolo sul come si risolverà e dove saranno rintracciate le risorse relative: «Nel PRNN 2027-2032 e così a seguire! Elementare, Watson!».
Ha proprio ragione lui e noi torto a non preoccuparci come dovremmo. Se non ci si discosta da questa insana metodologia, che sta portando da decenni il Paese alla rovina e la Nazione al disastro sociale, ci sarà un futuro così tremendo, specie per i ceti più deboli, da mettere paura persino ad immaginarlo. E non solo nella tutela della salute.
Anche l’UE pare metterci del suo
Basta, con lo spostare sempre in avanti, ad libitum, i problemi di oggi. E’ puro cinismo politico.
I presupposti perché tutto ciò di tremendo accada ci sono tutti. Nessuno parla, calcola, individua le risorse che serviranno per trasformare da subito la Componente 1 della Missione 6 del PNRR in risorsa godibile dai cittadini. Persino in Europa, si comincia a parlare dell’esigenza di un Recovery Fund 2, con a valle altri debiti da assumere.
Ettore Jorio
Università della Calabria