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Venerdì 13 LUGLIO 2012
Emilia Romagna. A Forlì nuovi esami per il patrimonio genetico del feto
Al "Moragni-Pierantoni" sarà infatti possibile effettuare translucenze nucali e villocentesi per garantire una precoce conoscenza del patrimonio genetico del feto. E saranno anche rafforzate le pratiche di analgesia in corso di travaglio e favorito il parto naturale nelle precesarizzate.
Presto, anche all’ospedale “Moragni-Pierantoni” di Forlì sarà possibile effettuare translucenza nucale e villocentesi, esami in grado di garantire una precoce conoscenza del patrimonio genetico del feto. Inoltre, si cercherà di consentire alle donne che hanno subito un taglio cesareo di affrontare un nuovo parto in maniera spontanea.
Sono questi i principali obiettivi per il 2012 della Uo di Ostetricia-Ginecologia dell’Ausl di Forlì. A questi si aggiunge anche lo sviluppo delle pratiche di analgesia durante il travaglio, e la crescente attenzione a fenomeni quali il disagio emotivo in gravidanza e nel puerperio.
"Abbiamo lavorato tanto, e tanto ancora c’è da fare – ha commentato Celestino Claudio Bertellini, direttore della Uo di ostetricia-ginecologia – alcuni servizi funzionano bene e vanno semplicemente mantenuti, mentre altri, in particolare in ambito ginecologico, sono stati e saranno anche in futuro implementati".
La translucenza nucale, attualmente svolta in altre strutture, è un esame non invasivo per il feto, effettuato al 3° mese di gravidanza, che, insieme al bi-test, eseguito ricorrendo a un prelievo ematico alla madre al secondo mese e mezzo, consente di individuare eventuali patologie cromosomiche. “A supporto di tale attività – ha spiegato Bertellini – stiamo già collaborando col Laboratorio Unico di Pievesestina e col servizio di Genetica medica per istituire all’interno dell’Unità operativa un ambulatorio di genetica, così da far fronte ai problemi specifici in tale ambito a livello ostetrico e pediatrico”.
Sempre sul fronte della diagnosi, nel 2012, si punta a istituire la villocentesi, consistente in un micro-prelievo, fra la 12° e 13° settimana, di agglomerati cellulari placentari per l’indagine genetica fetale. “Si tratta di una metodica che dà risposte in tempi più brevi dell’amniocentesi – ha aggiunto Bertellini – permettendo alle donne di conoscere con largo anticipo il patrimonio genetico del proprio bambino”.
Un altro obiettivo è portare, ove possibile e qualora ci sia la volontà della paziente, chi ha già avuto un parto cesareo ad affrontare un parto spontaneo: ciò significa quindi che le donne gravide precesarizzate non necessariamente dovranno affrontare un nuovo intervento chirurgico per mettere al mondo il proprio bambino.
Molti poi gli obiettivi raggiunti nel 2011: sono state sviluppate di analgesia, mediche (parto in analgesia epidurale) e non (travaglio in acqua, posizioni alternative, assistenza one to one continua da parte delle ostetriche), in corso di travaglio (richieste da 211 donne (20,89%), contro le 176 (16,61%) dell’anno precedente, superando, dunque, la soglia del 20% posta come obiettivo iniziale).
Istituito inoltre un servizio, in linea con le indicazioni regionali, per favorire il rivolgimento spontaneo del feto in posizione cefalica mediante stimolazione con agopuntura e moxibustione, risultato efficace nel 50% dei casi nel primo anno di applicazione, al fine di evitare il cesareo programmato. “Questa tecnica, insieme a una maggiore esperienza del personale – ha concluso il Direttore della Uo – ha contribuito a ridurre i cesarei dai 458 del 2010 (30,19%), ai 404 del 2011 (28,57%) percentuale al di sotto della media regionale (29%). Nel 2012, cercheremo anche di praticare, il rivolgimento fetale alla 37° settimana mediante manovre esterne sotto controllo ecografico”.
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