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Lunedì 04 OTTOBRE 2021
La televisita deve essere un processo completo e strutturato

I primi risultati dello studio dell’ Osservatorio sulla Telemedicina Operativadell’ ALTEMS sulle soluzioni implementate dalle aziende evidenziano come le televisite siano ancora in gran parte organizzate secondo l’approccio emergenziale: mediante un “puzzle” di strumenti eterogenei, difficile da usare per il paziente e non conforme con quanto definito nelle “Indicazioni nazionali”.

È ormai un fatto ben noto che la pandemia Covid ha definitivamente reso la telemedicina una modalità accettata e diffusa per l’erogazione di servizi sanitari, come complemento delle attività in presenza. Alla fine di giugno 2021 nell’ Instant Report COVID-19 dell’ ALTEMS,  erano state censite quasi 250 iniziative, implementate dalle aziende dall’inizio della pandemia. Considerata l’esigenza di estrema rapidità nell’implementazione, le soluzioni realizzate si basavano su strumenti e tecnologie molto differenti (a partire dal semplice contatto telefonico) in gran parte circoscritte al supporto a singole attività di cura ed assistenza, indipendentemente dal contesto complessivo del percorso di cura del paziente.
 
Alla fine dello scorso anno sono poi state definite le “Indicazioni Nazionali sull’erogazione delle prestazioni in telemedicina”, approvate dalla Conferenza Stato Regioni il 17 Dicembre 2020, che definiscono il quadro di riferimento operativo e normativo secondo il quale organizzare, erogare le prestazioni effettuate, “al fine di ricondurle ai Livelli essenziali di assistenza nell'ambito dei quali vengono erogate e quindi alle regole amministrative che devono essere applicate a tali prestazioni (in termini di tariffa, modalità di rendicontazione, compartecipazione alla spesa)”.
 
L’obiettivo principale, adesso, deve quindi essere quello di “mettere a sistema” quanto realizzato sotto la spinta dell’emergenza, per integrare le soluzioni realizzate all’interno dei processi clinico-assistenziali e poter capitalizzare sui risultati raggiunti utilizzandoli come base per i successivi passi di evoluzione digitale del sistema sanitario, nell’ottica della continuità del percorso di cura del paziente e secondo le linee guida del PNRR.
 
In questa ottica, l’ Osservatorio sulla Telemedicina Operativa, in collaborazione con il CERISMAS, il Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, uno studio sulla rilevanza della telemedicina (vedi anche questo articolodel 29 luglio su Quotidiano Sanità) e sulle soluzioni implementate e/o in corso di sviluppo, allo scopo di ottenere, tramite un questionario,  una fotografia dello scenario attuale secondo parametri indipendenti da specifici prodotti e tecnologie, e da questa proporre  un approccio multidimensionale, basato sull’Health Technology Assessment, per facilitare l’analisi e la valutazione delle soluzioni di telemedicina da parte di Aziende ed Istituzioni secondo criteri omogenei, tenendo conto di aspetti di natura strategica, clinico-organizzativa ed informatica.
 

 
Ad oggi sono stati già ricevuti contributi da parte di oltre 70 aziende, rappresentative di oltre 250 strutture ospedaliere e ambulatori privati, di cui circa il 50% rappresenta di avere nel proprio contesto una o più soluzioni completamente operative per il supporto alla televisita in diverse patologie.
 
Sulla base di questi risultati è possibile trarre qualche prima considerazione sulle modalità di implementazione della televisita, che fin dall’inizio della pandemia ha rappresentato l’attività prioritaria e più diffusa, indispensabile per facilitare l’accesso alle cure a tutti i pazienti, in particolare se fragili e cronici e che è formalmente definita nelle Indicazioni Nazionali come “un atto medico in cui il professionista interagisce a distanza in tempo reale con il paziente, anche con il supporto di un care-giver”.
 
Come avviene per le visite in presenza, la televisita non può essere un fatto isolato, ma deve essere strutturata all’interno di un processo clinico-organizzativo che si evolva in diverse fasi, che possiamo riassumere in a) interazioni preliminari con la struttura (prenotazione, eventuale pagamento del ticket, trasmissione di documentazione);  b)  eventuale pre-visita infermieristica finalizzata al triage ed al supporto assistenziale, c) visita con il medico, con il contemporaneo invio al paziente di referti e prescrizioni; d) rendicontazione amministrativa ed eventuale “follow-up” -estemporaneo o programmato- fra il medico ed il paziente, ad esempio per la notifica di reazioni alla terapia e dei risultati di esami prescritti. In questo modello di riferimento generale, “one size does not fit all”: le singole attività ed interazioni dipendono dalle diverse patologie, dalla struttura organizzativa del centro, dal territorio e dalla tipologia di pazienti. Esempi di queste peculiarità sono stati evidenziati nei manuali progettati nell’ambito dell’iniziativa “Telemedicina Subito” una collaborazione in corso con diverse aziende, per definire requisiti e soluzioni per diverse patologie e setting assistenziali (vedi anche l’articolo “La televisita non è una videochiamata”  del 16 giugno su Quotidiano Sanità).
 

 
Vale anche ricordare che Indicazioni Nazionali prescrivonoche “deve sempre essere garantita la possibilità di scambiare in tempo reale dati clinici, referti medici, immagini, audio-video, relativi al paziente” e che “il collegamento deve avvenire comunque in tempo reale e consentire di vedere il paziente e interagire con esso”.  Queste funzionalità devono essere possibili, in modo facile ed immediato, anche per il paziente che -come riscontrato nell’ambito della collaborazione “Telemedicina subito”- per il 70% dei casi utilizza lo smartphone e non il PC, con le conseguenti implicazioni per quanto riguarda le modalità di effettuazione delle varie operatività.
 
Dall’analisi delle risposte raccolte tramite lo studio in corso, si evidenzia come questo supporto integrato all’intero processo della televisita non sia ancora stato raggiunto.
 
Solo nei casi nei quali la soluzione è stata co-progettata dall’azienda insieme ad un fornitore tecnologico (circa il 30%), lo scenario rappresentato descrive un supporto completo al processo secondo le fasi precedentemente descritte. Un analogo livello di completezza si riscontra in settori specifici (ad esempio, si vedano su www.dati-sanita.it i manuali realizzati nel corso dell’iniziativa “Telemedicina Subito”), per i quali partendo dall’analisi del processo in presenza è stato progettato lo scenario completo con l’uso di piattaforme di videocomunicazione web pubbliche.
 
Più in generale, si può evidenziare:

- Le soluzioni implementate sono in gran basate sull’utilizzo (anche congiuntamente, nel 30% dei casi) di diversi strumenti: telefono e posta elettronica (29%), sistemi commerciali (38%), piattaforme regionali (32%) e piattaforme di videocomunicazione web pubbliche (32%).

 

- La maggior parte delle piattaforme regionali (quasi l’80% dei casi) sono dedicate a supportare il solo momento della televisita, costringendo al ricorso al telefono ed alla posta elettronica per le comunicazioni e lo scambio di documenti nella fase precedente all’incontro e nei follow-up successivi.

 

- Solo il 48% delle soluzioni prevede il trasferimento di messaggi e documenti anche al di fuori del momento della televisita. E solo nel 30% dei casi tramite un ambiente unico e protetto, senza dover far ricorso a portali esterni per upload/download, (non immediati, più difficili per il paziente e spesso di difficile attuazione da uno smartphone e/o alla posta elettronica, con i conseguenti rischi in termini di comunicazione (es. email errate) e di sicurezza (es. intercettazione e/o errato recapito di documenti contenenti dati sulla salute).

 

- In minima parte (meno del 10% dei casi) la televisita si basa ancora, come nel periodo di emergenza, sul solo telefono e scambio di documenti via mail o portale, senza consentire l’interazione visiva ed in tempo reale fra medico e paziente, realizzando quindi più un “teleconsulto” che una reale “televisita” come descritta nelle Indicazioni Nazionali.

 

 
Fabrizio Massimo Ferrara
Docente di Informatica presso il Corso di Laurea in Economia e Gestione delle Aziende e dei Servizi Sanitari, Università Cattolica del Sacro Cuore
Coordinatore del “Laboratorio sui sistemi informativi sanitari” presso l’ ALTEMS - Alta Scuola di Economia Management dei Sistemi Sanitari, Università Cattolica del Sacro Cuore

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