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Giovedì 05 LUGLIO 2012
Hiv. Approvato dall’Fda il test "fai-da-te"
Facile e veloce: basta inserire un campione di saliva e dopo 20-40 minuti si ottiene la risposta. Dall’Fda arriva l’ok per la commercializzazione, ma gli esperti specificano: “Non vogliamo sostituisca il test in ospedale, la sieropositività deve essere confermata dalle normali analisi”.
È facile da usare come un test di gravidanza, e come questo da oggi potrà essere comprato in farmacia, quantomeno negli Stati Uniti. L’Fda ha infatti approvato la commercializzazione del nuovo test fai-da-te per l’Hiv. Basta un campione di saliva e in un tempo compreso tra i 20 e i 40 minuti dà un responso: se appaiono due linee vuol dire che con una sicurezza del 92% si è positivi al virus, altrimenti no, e si può stare più meno tranquilli. La casa produttrice, Ora Sure, non sa ancora quanto costerà il test della saliva, ma promette che il prezzo non supererà i 60 dollari, poco ovvero circa 50€.
La decisione rappresenta il secondo passo in avanti per i pazienti statunitensi in una sola settimana, dopo che a fine giugno era partito il progetto pilota per il quale nelle farmacie si potrà fare lo stesso test veloce in maniera completamente gratuita e con l’aiuto di operatori preparati proprio a questo scopo. “Si tratta di una serie di iniziative positive, che ci aiuteranno a tenere sotto controllo questa epidemia che ormai ha compiuto 30 anni”, ha spiegato Anthony S. Fauci, uno dei maggiori esperti nella ricerca sull’Aids che oggi è direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases statunitense. “Mettere una persona a conoscenza del fatto che ha contratto il virus dell’Hiv vuol dire poterla trattare con i farmaci antiretrovirali, che diminuiscono addirittura del 96% il rischio che l’infezione si propaghi ulteriormente. Il test dunque è uno strumento di prevenzione importantissimo”.
L’idea del test a casa ha però dovuto superare numerose resistenze. Da una parte perché si temevano le reazioni delle persone che scoprivano di essere sieropositive senza avere accanto il sostegno psicologico e medico adeguato, che invece avrebbero potuto ricevere in ospedale o in farmacia. Dall’altra perché in effetti questo test non è accurato come quelli che si possono fare sul sangue in ospedale: sebbene sia molto preciso nel giudicare l’assenza del virus – la negatività è correttamente predetta nel 99,98% dei casi, dunque è molto raro che una persona che non ha contratto Hiv risulti positiva (un caso ogni 5000) – lo è un po’ meno nel riconoscere la sieropositività, ovvero circa nel 7% dei casi, uno ogni 12, persone in realtà contagiate dal virus vengono diagnosticate come perfettamente sane. Questo, spiegano gli esperti è tuttavia un problema già noto agli sperimentatori, che devono anche fare i conti con la finestra temporale di circa tre mesi in cui l’organismo non ha ancora prodotto anticorpi seppure l’Hiv è stato contratto, e dunque questo risulta impossibile da individuare.
In ogni caso l’ente statunitense,dopo l’approvazione ha specificato che l’intenzione non è comunque quella di sostituire i test clinici, e che comunque ogni diagnosi di sieropositività va confermata dal medico. Tuttavia, anche per mettere ognuno a suo agio in un momento delicato, è importante che ciascuno possa decidere dove scoprire se è sieropositivo o meno. Della stessa idea anche i gruppi di consapevolezza che da tempo spingevano per l’approvazione. “Il test in casa permette a tutti di scegliere il modo migliore per fare questo passo difficile”, ha commentato Tom Donhoue, direttore di Who’s Positive, organizzazione no-profit che si occupa dei pazienti affetti da Aids. “La forza di affrontare la risposta dipende anche dal potere di decidere dove, quando e con chi scoprirla”.
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