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Giovedì 10 GIUGNO 2021
Covid. Lo strappo dei medici di famiglia di Smi e Snami del Lazio: “Non aderiamo a piattaforma regionale vaccini”
I due sindacati della medicina generale annunciano che daranno ai propri iscritti l’indicazione di non aderire: “Si tratta di una incredibile iniziativa mai concordata, né proposta, nè tantomeno approvata dalle sigle sindacali”
“Il Sindacato Medici Italiani (SMI) e il Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani (SNAMI) del Lazio daranno informazioni ai propri iscritti solo per l’ adesione alla campagna vaccinale così come stabilito dagli accordi firmati, dando indicazione di non aderire alla piattaforma regionale. I medici di SMI e SNAMI continueranno a svolgere la campagna secondo le modalità consuete”, così in una dichiarazione congiunta Cristina Patrizi, Responsabile Regionale Area Convenzionale SMI Lazio e Giuseppe Di Donna, Presidente Regionale SNAMI Lazio.
“Si tratta di una incredibile iniziativa mai concordata, né proposta, né tantomeno approvata dalle sigle sindacali rappresentative dei medici di medicina generale. A riguardo tocca sottolineare che anche il recente accordo sottoscritto dai pediatri, esclude qualsiasi prenotabilità diretta dei pediatri di libera scelta su piattaforma”.
“Siamo costretti a dare queste indicazione in quanto non è mai stato concordato con tutte le organizzazioni sindacali tale ipotetica adesione dei medici di medicina generale alla piattaforma regionale. Per di più denunciamo, ancora una volta, che permangono pesanti criticità riscontrate proprio dai pochi medici aderenti alla vaccinazione in studio (dosi millesimate di consegna, mancata consegna a studio con obbligo per i medici di famiglia aderenti a ritirare le pochi dosi direttamente dagli ospedali, mentre i farmacisti ricevono i vaccini direttamente in farmacia)”.
“Tutto ciò, mentre invece, finora, è stata ostacolata proprio dalla Regione Lazio, la partecipazione attiva dei medici di famiglia negli hub aziendali o regionali, prevista espressamente negli accordi e sono rimaste nei cassetti della ASL le domande di partecipazione dei medici di famiglia negli hub. Adesso, su richiesta di qualcuno, evidentemente lontano dai problemi dei medici di famiglia, troviamo e leggiamo complicati, confusi e pericolosi riferimenti alle UCP (aggregazioni nate ed operanti per altre finalità) che diventa, addirittura, sede di vaccinazione, da dove, come sembra tutti si possono prenotare, finanche chi non è paziente di quella UCP”.
“Tutto questo aggrava la difficilissima situazione dei medici di famiglia e di tutta la medicina generale, sbattuta sui giornali solo quando fa comodo a qualcuno per evidenti scopi di propaganda. La parte pubblica ritorni a corrette relazioni sindacali e crei le condizioni per far operare i medici di medicina generale in condizioni ottimali per assicurare il loro prezioso contributo alla campagna vaccinale del Lazio, favorendo la partecipazione attiva presso le sedi aziendali e gli hub vaccinali regionali dove con il supporto infermieristico e amministrativo è possibile realizzare numeri importanti”.
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