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Martedì 01 GIUGNO 2021
Sanità pubblica e privata in stato di agitazione. Cgil Cisl Uil: “Salari, organici, precari: non ci siamo. Il 22 giugno presidio sotto Regione”
“Il post pandemia doveva essere l’occasione per tornare ad investire in una sanità indebolita da oltre un decennio di piani di rientro e di politiche miopi da parte dell’imprenditoria sanitaria. E invece si continua a prendere in giro i lavoratori negando ogni riconoscimento, fino a tagliare i salari. Questo è inaccettabile”. Così Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di categoria.
Cresce la tensione nelle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate del Lazio. Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio proclamano lo stato di agitazione dell’intero settore sanitario e si preparano a scendere in piazza il 22 giugno sotto la sede dell’amministrazione regionale.
“Su salari, organici e precari non ci siamo”, attaccano Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di categoria. “Con la Regione abbiamo firmato lo scorso 30 aprile un accordo per la valorizzazione del personale in sanità, ma gli impegni presi sono rimasti lettera morta, così come le relazioni sindacali che, invece di essere rilanciate in vista della riorganizzazione post-Covid, sono rimaste al palo. E nel frattempo stanno esplodendo le vertenze in troppe aziende sanitarie e ospedaliere, a partire da Sant’Andrea e Policlinico Umberto I”.
“La situazione ha preso una piega drammatica, con i lavoratori chiamati da oltre un anno ad un super lavoro fatto di turni, rischi e carichi di lavoro moltiplicati, che si vedono sottrarre anche la giusta retribuzione”, proseguono i sindacalisti. “Non c’è stata la promessa integrazione dei fondi per il salario legato alle particolari condizioni di lavoro, che dovevano già essere adeguati agli organici in servizio, in molte strutture non sono stati pagati gli straordinari resi obbligatori per la pandemia e già svolti, non c’è traccia delle risorse aggiuntive che la Regione doveva stanziare per garantire la retribuzione accessoria ai lavoratori a termine. Così non può andare, tanto più che né l’amministrazione regionale, né la stragrande maggioranza delle aziende hanno comunicato i dati sulle dotazioni di personale, i fabbisogni assunzionali e i percorsi di stabilizzazione dei precari”.
“E non va meglio nel privato accreditato: dove l’opacità continua a regnare sovrana, con troppe strutture che ancora non applicano integralmente il nuovo contratto. Anche qui dalla Regione stessa inerzia: nessuna informazione sullo stanziamento della quota regionale per il rinnovo del Ccnl, nessuna informazione sulla ripresa normali attività nelle case di cura convertite in strutture Covid, niente rispetto ai controlli sulle dotazioni organiche di privato accreditato e Rsa, nessuna convocazione rispetto agli incontri previsti per valutare i carichi di lavoro e le misure di sicurezza e prevenzione”, scandiscono Cenciarelli, Chierchia e Bernardini. “Il post pandemia doveva essere l’occasione per tornare ad investire in una sanità indebolita da oltre un decennio di piani di rientro e di politiche miopi da parte dell’imprenditoria sanitaria, passando dall’emergenza all’eccellenza. E invece si continua a prendere in giro i lavoratori, contando sulla loro professionalità e sul loro sacrificio, ma negando ogni riconoscimento, fino a tagliare i salari. Questo è inaccettabile”.
“Ecco perchè abbiamo indetto lo stato di agitazione di tutta la sanità pubblica e privata e, in attesa della convocazione del Prefetto per il tentativo di conciliazione, saremo in presidio il 22 giugno, in occasione dello sciopero dei lavoratori del Sant’Andrea, davanti alla Regione Lazio”, concludono. “Quella per una sanità forte e veloce, che scommetta sulle persone e sulle competenze, è una battaglia che porteremo fino in fondo. E se non avremo risposte, non ci fermeremo. Fino allo sciopero di tutto il settore”.
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