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Giovedì 20 MAGGIO 2021
Una soluzione seria per i debiti sanitari della Calabria

Lo strumento giuridico offerto è da rinvenire nel comma 842 della legge di bilancio 2021. Una soluzione veloce e certa, almeno fino a quando se ne occuperà la Corte costituzionale (se chiamata a farlo), che consentirebbe la rateizzazione del debito accumulato a tutto il 2019 in trent’anni. Che consentirebbe altresì al Servizio Sanitario Regionale di ripartire da capo

La situazione della sanità calabrese, lasciata per decenni a morire per mano di politici incoscienti e di addetti incapaci, impone una via di uscita. Disavanzi di esercizio in sensibile incremento, sui quali ha ulteriormente inciso la caduta verticale della domanda ospedaliera causa Covid 19, e un deficit patrimoniale ancora tutto da valorizzare, a causa della distrazione e incompetenza «assicurate» dal 2010 ad oggi, lo esigono.
 
Le chiacchiere e le tabacchiere di legno il Banco di Napoli non le impegna (antico detto partenopeo)
Al riguardo, sono tante le fantasiose soluzioni, scandite allo scopo di guadagnare gli altrettanto soliti effimeri applausi. Tra queste, giusto per essere conformi a verità, l’azzeramento del debito pregresso.  Come dire, qui in Calabria si sprecano i sogni solitamente destinati a divenire incubi. Così come avvenuto coi miracoli dei quali ha goduto sino ad oggi la Città metropolitana di Reggio Calabria, alla quale la Consulta (sentenza 80/2021) ha detto no. Generando così non pochi problemi di esistenza sociale ai reggini e di guida amministrativa, al seppure bravo sindaco Falcomatà. Le soluzioni dei comuni, ma anche delle Regioni affogate dai bilanci taroccati delle partecipate, sono altrove, soprattutto nella volontà e nella capacità di scrivere una decisiva riforma strutturale di salvaguardia delle autonomie territoriali.
 
La salute prima di tutto
Ritornando alla sanità calabrese, oramai (forse un po’ tardivamente) portata ad esempio in relazione a ciò che non si deve fare per non oltraggiare la Costituzione e per evitare la soccombenza collettiva all’indebitamento sfrenato ereditabile dai pronipoti, v’è la necessità di trovare il modo per uscirne. Occorre farlo con gli strumenti a disposizione e con la governance disponibile. Un compito non facile, ma possibile.
 
Lo strumento giuridico offerto è da rinvenire nel comma 842 della legge di bilancio 2021. Una soluzione veloce e certa, almeno fino a quando se ne occuperà la Corte costituzionale (se chiamata a farlo), che consentirebbe la rateizzazione del debito accumulato a tutto il 2019 in trent’anni.  Che consentirebbe altresì al Servizio Sanitario Regionale di ripartire da capo.
 
Pronti e via, con speditezza e puntualità
Quindi, fiato alle trombe che diano la carica al commissario ad acta ad eseguire la ricognizione che costituisce il presupposto essenziale per accedere ad una siffatta «agevolazione», recata dall’emendamento  c.d. Occhiuto che ha assunto efficacia legislativa con la legge n. 178 del 30 dicembre 2020.
 
Certo, le difficoltà saranno numerose, le insidie sono tali e tante nelle pieghe di quella contabilità tenuta con i piedi e da un management incosciente, nessuno escluso. Un adempimento difficile, ma da affrontare e risolvere da chi ne ha titolo, poteri e dovere di assolverlo. Longo può farcela!
 
L’ostacolo, la soluzione e la capacità politica occorrente
Ed è qui che intervengono un problema e una soluzione, anzi due.
 
Il problema sarebbe rappresentato dall’impegno della Regione ad accollarsi, a mente delle regole che sovraintendono all’ordinamento giuridico-contabile, la restituzione in trent’anni alla Cassa Depositi e Prestiti della salutare anticipazione di liquidità corrispondente ai debiti totali, purché certi, liquidi ed esigibili a tutto il 31 dicembre 2019.
 
Le soluzioni riguarderebbero: la prima, come detto, la intervenuta pulizia dei bilanci del sistema della salute, chiamato a ricominciare da capo con serietà; la seconda, che è tutta politica, che dovrebbe impegnare il prossimo Presidente della Regione a far sì che l’anzidetto ammortamento estintivo debba essere accollato allo Stato, pena l’asfissia finanziaria del bilancio della Regione, già rovinoso per suo conto.
 
Ciò all’insegna non delle chiacchiere bensì realizzando concretamente una sorta di perequazione del debito consolidato che, unitamente a quella infrastrutturale, porterebbe la sanità calabrese a ricominciare da capo, ma bene. Una perequazione straordinaria che trova nell’articolo 119, quinto comma, le risorse necessarie allo scopo, finanche spalmate – quanto a quella sul debito pregresso consolidato – nel lunghissimo termine di trenta anni, e chissà anche oltre.
 
Ettore Jorio
Università della Calabria

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