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Martedì 04 MAGGIO 2021
Covid. Come ottimizzare le vaccinazioni delle persone fragili al domicilio. Le raccomandazioni di CARD e SItI

In sette punti, raccolti in un documento congiunto, la Confederazione Associazioni Regionali di Distretto (CARD) e la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) hanno indicato le coordinate per ottimizzare le vaccinazioni dei pazienti fragili nella propria abitazione. Volpe: "L’obiettivo della vaccinazione domiciliare, in grado di ridurre ricoveri e decessi, deve essere raggiunto ad ogni costo” LE RACCOMANDAZIONI

Formalizzare un protocollo operativo di collaborazione tra Dipartimenti di Prevenzione e Distretti/Cure Primarie o strutture territoriali con le medesime funzioni, ruoli e finalità che definisca responsabilità, criteri di individuazione dei soggetti eleggibili e tempi certi di completamento del ciclo vaccinale. Prediligere nella vaccinazione anti Covid al domicilio il professionista sanitario che meglio conosce il paziente fragile. Attivare una presa in carico continuativa delle fragilità/cronicità/disabilità di cui sono portatori, per evitare situazioni di trascuratezza o abbandono. E ancora, ridurre gli adempimenti burocratici e i passaggi formali delle pratiche vaccinali, informatizzando il più possibile le procedure e la raccolta dati da condividere in rete, anche per renderli visibili nel Fascicolo Sanitario Elettronico, così da consentire gli opportuni monitoraggi e la valutazione degli esiti, alla luce della prospettiva di futuri richiami vaccinali.
 
Sono queste solo alcune delle sette raccomandazioni messe nero su bianco dalla Confederazione Associazioni Regionali di Distretto (CARD) e dalla Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) che in un documento congiunto hanno indicato le coordinate per ottimizzare le vaccinazioni dei pazienti fragili nella propria abitazione. È necessario, sottolineano le società scientifiche, che la campagna vaccinale si attui nel più breve tempo possibile, ponendo attenzione a tutte le categorie della popolazione da vaccinare, ma in particolare a quella dei “fragili”, fascia in cui si verifica la maggior parte dei ricoveri e dei decessi. Attualmente, la vaccinazione in questo gruppo di pazienti incontra infatti ritardi e problemi, soprattutto a domicilio.
 
Proprio per questa ragione Gennaro Volpe, Presidente di CARD (Confederazione Associazioni Regionali di Distretto) e Antonio Ferro, Presidente di SItI (Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica) hanno voluto cercare una convergenza tra le due Società Scientifiche per offrire la possibilità di migliorare la copertura di queste persone fragili, che spesso è seguita dal distretto con i propri servizi di cure domiciliari. Pazienti oggi assistiti a casa, allettati, non trasportabili o con condizioni cliniche che non consentono l’accesso ai centri vaccinali. Persone in larga parte anziane, ma anche adulte, affette da patologie croniche invalidanti o in fase terminale, con gravi disabilità congenite o acquisite o in condizioni di non autosufficienza o costrette a casa da barriere architettoniche o geografiche.
 
“Siamo orgogliosi di aver prodotto un documento che contribuirà alla realizzazione delle più recenti indicazioni governative – spiega Gennaro Volpe – il nostro documento, redatto da operatori del territorio, potrà potenziare la medicina territoriale. Sottolinea il valore delle cure domiciliari, che vengono così ad includere anche il momento preventivo a favore delle persone ‘ultime della fila’, che rischiano di rimanerne escluse. Testimonia l’impegno ad un approccio globale proattivo alla persona, di prossimità. Si rivolge alle fasce deboli della popolazione. Tutti elementi da sempre patrimonio della cultura e del lavoro dei distretti CARD. “
 
“La vaccinazione a casa si può e si deve fare – afferma Antonio Ferro – per tre motivi fondamentali. Il primo obiettivo è quello di soddisfare un bisogno essenziale con un’azione preventiva dal primario valore etico e di rispetto del diritto alla salute (scopo etico-umanitario); il secondo è quello di offrire pari opportunità di protezione ad una fascia molto fragile e a rischio di “under-treatment” (scopo di equità in sanità pubblica). Infine, si contribuisce così all’incremento degli indici di copertura vaccinale generali (scopo epidemiologico)”.

 
I candidati alla vaccinazione a domicilio appartengono, in larga fascia, alla coorte “Over 65”, in prevalenza grandi anziani, assistiti a casa dai Distretti, dai Medici di famiglia, in integrazione con gli operatori dei Servizi Sociali e con la determinante assistenza “informale” da parte di famigliari e caregiver. Le due Società suggeriscono quindi la necessità della vaccinazioni a casa, il lavoro collaborativo e sinergico tra i Dipartimenti di Prevenzione, i Distretti, i Medici di Medicina Generale, e gli altri operatori sanitari ed attori di cura attivi nei territori.
 
La prima raccomandazione generale afferma la priorità̀ assoluta di praticare la vaccinazione a domicilio per tutti i soggetti che – per ragioni di salute o abitative – non possono accedere o essere trasportati nei siti vaccinali. Viene ben definita la dimensione del target, le cui dimensioni numeriche consentono di raggiungere rapidamente l’obiettivo. Seguono poi sette raccomandazioni “specifiche”, che indicano, tra l’altro, responsabilità̀, criteri di individuazione dei soggetti eleggibili, tempi certi di completamento del ciclo vaccinale, snellimento burocratico- adempimentale per gli esecutori della vaccinazione, presa in carico del paziente per il monitoraggio e i futuri richiami.
 
CARD e SItI sottolineano che “raggiungere questa categoria di persone a casa costituisce un dovere da parte delle Istituzioni pubbliche, nonché́ un diritto irrinunciabile di tali pazienti. Dare copertura vaccinale a questa fascia di popolazione ad alto rischio contribuisce a ridurre la diffusione del virus ed evitare i ricoveri impropri negli ospedali o nelle strutture residenziali, migliorare la continuità assistenziale complessiva - anche vaccinale - ed effettuare una presa in carico globale delle persone più vulnerabili”.

Tra gli attori coinvolti nei programmi vaccinali domiciliari figurano in primis i Medici di famiglia, in quanto “Medici di fiducia” che hanno in carico questi pazienti, cui possono affiancarsi, in base a procedure definite localmente, i Medici della Continuità Assistenziale, i Medici a contratto libero professionale (ad es. Unità Speciali di Continuità Assistenziale, medici specializzandi, ecc.).
Nel caso servisse un ulteriore supporto, vanno subito posti in campo gli operatori sanitari dipendenti delle Asl, organizzati secondo regole locali che tengano conto di livelli di competenza e responsabilità. Al fine di accelerare e completare le coperture, in una virtuosa attività di rete territoriale, va dato spazio al personale dei Servizi Sociali dei Comuni/Ambiti, le Associazioni di volontariato, la Protezione Civile e l’Esercito, ed altri soggetti integrati negli accordi-programmi collaborativi locali per valorizzare tutte le risorse ed aumentare il numero di attori delle reti territoriali.

L’ultima raccomandazione del documento è frutto dei feed back ricevuti da chi già opera sul campo (Mmg, medici ed infermieri dei Distretti, DIP, ecc.): ridurre gli adempimenti burocratici ed i passaggi formali delle pratiche vaccinali, informatizzando il più possibile le procedure e la raccolta dati da condividere in rete, anche per renderli visibili nel Fascicolo Sanitario Elettronico, così da consentire gli opportuni monitoraggi e la valutazione degli esiti, alla luce della prospettiva di futuri richiami vaccinali.
 
“I benefici sanitari e sociali, individuali e collettivi, derivanti dalla garanzia della copertura vaccinale in questo target di popolazione – conclude il  Gruppo di lavoro – sottolineando che i contenuto per numero (se rapportato all’intero territorio nazionale ed al numero di vaccinandi pro-capite per ciascuno degli attori coinvolgibili) ma molto rilevante per valore, si presentano nettamente superiori ai rischi legati alla comparsa di possibili (rare) reazioni avverse al vaccino. L’obiettivo della vaccinazione domiciliare, in grado di ridurre ricoveri e decessi, dovrebbe quindi essere raggiunto “whatever it takes” (per così dire), riferendo gli impegni organizzativi e professionali alla finalità primaria, ovvero di proteggere in modo e misura paritaria il diritto alla salute”.

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