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Lunedì 03 MAGGIO 2021
Anziani legati nelle Rsa del Piemonte. Il settore respinge le accuse: “Quadro non rappresentativo della realtà”
Dopo la relazione del difensore civico sulla contenzione nelle Rsa del Piemonte, e i successivi commenti, le associazioni Agidae, Aria e Uneba di difendono: “Non si ceda al grave errore di confondere la singola realtà o le poche realtà con un sistema di strutture in cui gli operatori dedicano, senza mai risparmiarsi, la loro professionalità alla cura integrale dei propri ospiti. Così come non vanno confusi i mezzi di contenzione meccanica con gli strumenti di protezione o di posturazione”.
Non ci stanno i gestori delle Rsa del Piemonte a far passare le loro strutture per lager in cui si legano gli anziani ai letti e si abusa della contenzione fisica. E così, dopo la relazione del difensore civico sulla contenzione nelle Rsa del Piemonte e i successivi articoli di stampa, Agidae (Associazione Gestori Istituti Dipendenti dall'Autorità Ecclesiastica), Aria (Associazione Responsabili di Istituti di Assistenza agli anziani) e Uneba (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale) hanno deciso di intervenire per difendere l’operato delle loro strutture.
“Riteniamo che le informazioni divulgate - spiegano in una nota - siano generaliste e non rappresentative della realtà nel suo complesso o ancor meglio rappresentativo solo di titoli senza contenuti specifici. In altri termini, premettendo che laddove si presentino situazioni di tale portata è necessario che gli Enti preposti intervengano in modo rapido e coerente rispetto alla gravità delle situazioni, il nostro Osservatorio Associativo evidenzia un settore che da diversi decenni si occupa di sviluppare le proprie attività attraverso una Cultura dell’assistenza socio sanitaria fondata sulla centralità della persona all’interno di una Comunità di vita".
“Tutti i modelli di servizio - evidenziano Agidae, Aria e Uneba - sono sempre stati strutturati pensando alla autodeterminazione del singolo individuo all’interno di un contesto di vita comunitario. Negli ultimi tempi si stanno sviluppando ulteriori modelli, che oltre ai fondamentali principi suesposti, tendano a livelli qualitativi più alti. È pacifico che quanto sopra espresso debba essere contestualizzato, approfondito e scientificamente monitorato senza scivolare in mediatiche rappresentazioni, ne tantomeno trovare esclusivamente in motivazioni di carattere economico una causa laddove ci sia evidenza di comportamenti penalmente rilevanti che a nostro avviso devono ricevere altissime attenzioni, anche mediatiche, senza però cedere al grave errore di confondere la singola realtà o le poche realtà con un sistema di strutture in cui gli operatori dedicano, senza mai risparmiarsi, la loro professionalità alla cura integrale dei propri ospiti”.
Per le associazioni di categoria va inoltre evitato di fare confusione tecnico-giuridica-scientifica sul tema: “Infatti, spesso, senza addentrarci in tecnicismi, si confondono i mezzi di contenzione meccanica con gli strumenti di protezione o di posturazione. Rimane ovvio che tale distinzione deve essere definita attraverso un lavoro di equipe multidisplinare socio sanitaria coordinata da una figura medica in coerenza alle normative vigenti. Aggiungiamo inoltre che i nostri associati, in stretta sinergia con i medici di medicina generale e i direttori sanitari, pongono anche massima attenzione alla contenzione di tipo farmacologico, spesso mediaticamente ignorata, la quale non essendo direttamente visibile come quella meccanica deve essere, laddove necessaria, scrupolosamente e scientificamente monitorata”.
Agidae, Aria e Uneba affrontano, infine, la questione della difficile sostenibilità economica e dell’insufficiente investimento di risorse economiche pubbliche nel settore socio sanitario: “Benché non debba mai essere individuata come la causa di fattispecie penalmente rilevanti, può essere un elemento di fondamentale importanza nel portare il nostro settore verso livelli qualitativi sempre migliori e sempre meglio calibrati rispetto alle esigenze dei nostri ospiti. In stretta correlazione al precedente capoverso sottolineiamo che il combinato disposto tra risorse economiche scarse e l’assenza di alcune figure professionali nel mercato del lavoro nell’attuale contesto pandemico stia mettendo a forte rischio sia la sostenibilità economica che gestionale delle strutture. D’altro canto anche molte famiglie dei nostri ospiti, che non riescono ad accedere alla contribuzione economica da parte del sistema sanitario regionale, stanno manifestando difficoltà a far fronte all’impegno economico per il pagamento della retta che rappresenta sostanzialmente il costo del servizio erogato dai nostri Enti Associati no profit senza alcuna marginalità”.
Le tre associazioni ribadiscono, dunque, che “i nostri associati portano avanti la loro opera avendo come mission la cultura della Vita e della cura integrale declinata attraverso l’implementazione e l’organizzazione di attività fondate sulla centralità della persona e sull’autodeterminazione della stessa all’interno di un contesto sociale di vita comunitaria”.
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