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Venerdì 16 LUGLIO 2010
Se il collega è incompetente il medico non denuncia

Un sondaggio pubblicato su Jama rivela che un terzo dei medici Usa non denuncerebbe un collega “incapace” di svolgere la professione. E in Usa scoppia la polemica: “la reticenza mette in pericolo l’autonomia della professione medica e la salute dei pazienti”.

Che cosa farebbe un medico se fosse a conoscenza del fatto che un suo collega è incompetente o non è in grado di svolgere la professione perché magari fa uso di alcol o droghe?È una delle domande che un gruppo di ricercatori del Mongan Institute for Health Policy presso il Massachusetts General Hospital e dell’Harvard Medical School ha rivolto a circa 3000 medici americani afferenti a diverse specialità.
Dalle quasi duemila risposte al sondaggio - i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American Medical Association - è emerso che almeno un terzo di essi non denuncerebbe mai un collega. Anzi, spiega la prima firmataria Catherine M. DesRoches, “abbiamo avuto un 17 per cento di medici che ha conoscenza diretta di un collega […] che ritiene essere incompetente o non in grado di svolgere il proprio lavoro”. E, anche in questo caso “circa i due terzi di essi ha denunciato il collega, ma un terzo non lo ha fatto”.
Diverse le cause per cui i medici si astengono dal riferire ai “superiori”: il 19 per cento pensa che qualcun altro si stia occupando del problema, il 15 non pensa che riportando il problema cambi alcunché, mentre il 12 per cento teme ripercussioni economiche.
Se, vista con gli occhi italiani, la faccenda appare di poco conto, così non è in Usa, dove al contrario sta sollevando un acceso dibattito sulla deontologia e sulla capacità delle professioni mediche di autoregolamentarsi. Un aspetto, quest’ultimo “centrale nella professione”, ha scritto in un editoriale pubblicato a corredo dell’articolo Matthew K. Wynia, membro dell’Institute for Ethics dell’American Medical Association. Wynia, che ha tuttavia contestato alcune delle conclusioni dei ricercatori.
Denunciare all’autorità competente i colleghi che per una qualunque ragione non sono abili allo svolgimento della professione medica è infatti “un obbligo etico” secondo l’American Medical Association. Non stupiscono quindi le conclusioni senza appello dei ricercatori: i dati “sollevano importanti domande sulla capacità della medicina di autoregolarsi”, scrivono. “Più di un terzo dei medici non aderisce all’idea fondamentale che i medici debbano denunciare i colleghi incompetenti o non in grado di esercitare la propria professione”. Insomma, aggiungono, la “scoperta è preoccupante, perché il monitoraggio dei pari e la segnalazione [agli organi competenti] è il principale meccanismo per identificare i medici le cui conoscenze, abilità o atteggiamenti sono compromessi”.
“Tutti i professionisti della salute, dai livelli amministrativi a quanti forniscono assistenza devono capire l’urgenza di mettere al riparo i colleghi “inabili” dal rischio di danneggiare i pazienti e la necessità che questi medici si confrontino e risolvano i loro problemi”. Se si continua a pensare che la denuncia non sia necessaria, concludono, il risultato è che “i pazienti sono esposti a un inaccettabile livello di rischio, mentre i medici incompetenti non ricevono l’aiuto di cui hanno bisogno”.
A.M.

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