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Giovedì 14 GIUGNO 2012
Cancro alla cervice uterina. Si sviluppa solo in alcuni tipi di cellule. Ma si possono rimuovere

Identificati da ricercatori statunitensi gli unici tessuti dell’utero che si trasformano in tumorali se entrano in contatto con il Papilloma virus. Si trovano nella giunzione squamo-colonnare e si possono rimuovere senza che si rigenerino. La scoperta utile sia per la prevenzione che per la diagnosi precoce.

Secondo le attuali conoscenze, tutti i tumori alla cervice uterina sono causati dalle infezioni da Papilloma virus (Hpv), seppure solo due sottotipi di questo – il 16 e il 18 – sono responsabili di addirittura il 70% dei casi della patologia. Fino ad oggi, gli studiosi avevano supposto che tutti i cancri all’utero si sviluppassero nello stesso punto della cervice, ma non erano mai riusciti a dimostrarlo. Oggi, grazie ad uno sforzo della Harvard Medical School, del Brigham and Women's Hospital (Bwh) e della Agency for Science Technology and Research di Singapore, è stato scoperto uno specifico punto, o meglio una particolare popolazione di cellule che fanno parte della cosiddetta giunzione squamo-colonnare, dal quale si svilupperebbero tutte le neoplasie alla cervice: sarebbero infatti solo queste unità biologiche a trasformarsi in tumorali quando infettate dall’Hpv, mentre alle altre cellule non succede lo stesso. Il risultato è stato pubblicato su Pnas.
 
“Da questi risultati sembrerebbe che sia proprio da questo tipo di cellule che nascono tutti i cancri alla cervice legati al virus”, ha spiegato Christopher Crum, coordinatore dello studio e primario di Patologia perinatale al Bwh. Per dirlo, gli scienziati hanno analizzato la morfologia e l’espressione genica di questa popolazione di cellule, dimostrandone l’unicità: a provocare questa particolare suscettibilità al Papilloma virus sarebbe infatti proprio la configurazione genetica di queste unità biologiche, che è risultata essere molto simile a quella dei tumori più aggressivi. Ecco perché, spiegano gli scienziati, la scoperta potrebbe essere usata per riconoscere quali sono le lesioni precancerose più pericolose e dunque per tarare la giusta terapia per ogni paziente.
Ma la notizia potrebbe non essere utile solo per la diagnosi precoce. In più infatti, gli scienziati hanno osservato che una volta queste cellule vengono rimosse dall’utero, cosa che di solito succede quando si trattano proprio le lesioni precancerose, non si rigenerano più. Il che, spiegano, potrebbe essere utile per approntare dei metodi di prevenzione: “Se si rimuovono le cellule dal corpo femminile prima che queste vengano infettate dall’Hpv, o prima che si verifichino le prime lesioni, potrebbe diminuire il rischio di sviluppo di cancro”, ha spiegato Crum. “Per ora questa è solo un’ipotesi, seppure affascinante, ma speriamo che presto possa essere confermata, in modo che si possano valutare rischi e benefici di un’eventuale terapia basata proprio su questa scoperta.”

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