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Venerdì 26 MARZO 2021
I Forum di QS. La sinistra e la sanità. Giannotti: “Quattro assi per una riforma del Ssn, che sia anche motore di una nuova sinistra”

Governance del sistema Sanitario, Sostenibilità ed Universalismo, Nuovo Umanesimo in Sanità, Autogoverno dei produttori di salute. Questi traguardi indicano altrettante strategie per una sinistra, non di testimonianza ma inclusiva, che ricerca una sua nuova leadership ed una sua vocazione maggioritaria, con proposte e progetti concreti che parlino e mobilitino energie nella società civile, ridisegnando alleanze politiche, orientando il lavoro delle istituzioni

Ivan Cavicchi con interessanti articoli ed ora con il suo ultimo libro, che ha ispirato questo forum di QS, ha posto un problema cruciale quanto attuale: quello di una “Quarta Riforma” in sanità, mettendo alle spalle tutto quello che lui chiama: “la gestione solo amministrativa” degli ultimi anni per promuovere invece un “vero pensiero riformatore” un “cambiamento culturale”.
 
Uso volutamente queste espressioni di Cavicchi perché credo giusto il richiamo a cercare di dare ad esse risposte urgenti e condividere soluzioni possibili.
 
Non condivido invece l’eccesso di vis polemica in particolare verso il Ministro Speranza al quale invece penso debba essere riconosciuto di aver gestito bene questo durissimo anno di contrasto della Pandemia.
 
E’ vero. La pandemia ha impattato con un sistema sanitario sfibrato dai tagli degli ultimi anni. E così ad una situazione già critica si è aggiunta la crisi indotta da questa lunga pandemia.
Siamo ancora in piena emergenza ma questo è anche il momento di pensare e costruire il futuro prossimo perché nessuno può pensare a “tornare come prima”.
 
Ricordiamo Kierkegaard quando insisteva “ogni grande crisi è un disvelamento” ed ora Papa Francesco “peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla”.
Ed il ruolo della sinistra? Giusto sollecitarne uno scatto di cultura, di pensiero riformatore, di identità.
Ma non per rimanere nel chiuso del proprio recinto e finire nel suo vecchio vizio di autoreferenzialità.
 
Occorre invece una rivoluzione copernicana: non idee e proposte dall’alto partire invece dal basso, dall’ascolto e dalla valutazione di ciò che di innovativo si sta facendo nei reparti, nel territorio, nelle Aziende Sanitarie, nelle Regioni.
 
Gli “Eroi” di ieri ed oggi, medici ed infermieri prima di tutti, devono oggi trovare riconoscimento e nuove motivazioni nell’essere i primi attori di un grande cambiamento nell’offerta di migliori servizi a tutti i cittadini.
 
La sinistra al governo, come ben ha scritto il Presidente Bonaccini, seppure con grande difficoltà anche in questi lunghi anni di tagli, ha saputo tenere dritta la barra del “valore della sanità pubblica”.
 
Il Covid ha fatto il resto. Ha disvelato fino a diventare “senso comune” della grande maggioranza degli italiani l’importanza di concetti come “bene comune” - “la salute delle persone come salute dei territori” – “la sanità come uno dei motori della transizione ecologica e digitale dell’economia”.
 
A proposito. Per cercare di combinare nuovo orizzonte strategico e concreti progetti per l’oggi, perché non pensare al finanziamento del “recovery fund” di programmi di “ospedale verde” con riduzione di emissioni, risparmio di energia ed acqua, zero rifiuti speciali in applicazione del progetto europeo “end to waste”. Ciò anche in coerenza di quanto previsto dall’articolo 30 della Legge 4 Giugno 2020 che consente la trasformazione di rifiuto speciale in rifiuto solido-urbano.
 
Quindi per tornare a Cavicchi, “quarta riforma” non solo come completamento delle riforme precedenti ma anche come salto in avanti rispetto al passato. Rivisitando principi, definendo nuovi orizzonti strategici e nuove politiche.
 
Una sinistra, dunque, non di testimonianza ma inclusiva, che ricerca una sua nuova leadership ed una sua vocazione maggioritaria nel saper incanalare questo “senso comune” in una nuova visione strategica, con proposte e progetti concreti che parlino e mobilitino energie nella società civile, ridisegnando alleanze politiche, orientando il lavoro delle istituzioni.
 
Ricordiamo il percorso della riforma del 1978. Essa fu il frutto anche di grandi lotte nelle fabbriche per affermare il diritto alla salute nei luoghi di lavoro e della medicina sociale.
 
L’obiettivo deve essere la costituzione di un welfare civile fondato sullo sviluppo delle reti di prossimità anche come contributo ad un nuovo “contratto sociale” fondativo di una nuova Europa della solidarietà.
 
Vorrei qui introdurre alcuni punti di merito.
 
Il primo
Governance del sistema Sanitario. Non basta riordinare il rapporto tra Stato e Regioni, rileggere il Titolo V nel senso di una armonia tra poteri e legislazioni nazionali e regionali. Occorre un salto concettuale: da “Welfare State” a “Welfare di comunità”. La sanità è pubblica è un bene da salvaguardare, ma pubblico non vuol dire statale dove tutto è affidato a Stato e Regioni, a volte con un ruolo ancillare affidato ai Comuni. Proprio un’interpretazione evolutiva della seconda parte del I° comma dell’art.32 della Costituzione laddove si sottolinea “la salute come interesse della collettività” orienta verso un Welfare inclusivo che valorizzi ed attivi anche le grandi risorse della Società civile.
 
I Comuni come legittimi rappresentanti dei bisogni di salute dei propri cittadini e territori, gli enti intermedi come l’associazionismo, il volontariato con le loro reti di prossimità e di mutuo aiuto, le imprese sociali ma anche le imprese profit soprattutto se orientate alla responsabilità sociale.
 
Gli strumenti ci sono per innescare un vero processo di sussidiarietà circolare che è condizione di responsabilità condivisa.
- Penso alle leggi attuative dell’art. 118 della Costituzione laddove si sottolinea la necessità di “ favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli associati per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.
 
- Penso all’attuazione della Legge Turco del 2000 per lo sviluppo dell’integrazione dei servizi sociali e sanitari laddove si parla di “co-progettazione e co-programmazione” per il coinvolgimento proattivo di tutti gli attori della società civile.
 
- Le imprese private che operano in sanità hanno più dovere delle altre di “responsabilità scoiale” se vogliono concorrere come partner al raggiungimento degli obiettivi di sanità pubblica. Anche a questo proposito l’Italia con il D.lgs 30 Dicembre 2016 n.254 ha recepito la direttiva Europea che spinge in questa direzione. Occorre ora, anche, una modifica del codice civile per ampliare la mission dell’impresa non solo al profitto ma anche alle compatibilità ambientali e sociali definendo che cosa deve essere oggi “l’impresa benefit”.
 
Il secondo
Sostenibilità ed Universalismo. La sussidiarietà con il coinvolgimento e la responsabilizzazione delle energie della Società Civile è anche condivisione di sostenibilità di un sistema sanitario capace di garantire equità di accesso ai servizi a tutti i cittadini.
 
Le risorse che già si stanno investendo e quelle del Recovery Fund devono servire per recuperare i deficit di professionisti e di posti letto specie in terapia intensiva e subintensiva anche come riserva strategica per il futuro. Ma occorre anche investire come occasione e molla del cambiamento.
 
Pensiamo ai miliardi destinati al territorio. Nuove case della salute ed ospedali di comunità.
Bene per aggiungere altri presidi a quelli che già ci sono o per riorganizzare e costruire davvero una rete di servizi che, anche con l’uso della medicina digitale, arrivi fino alla casa del paziente primo luogo di cura e di assistenza, come sottolineato dallo stesso Draghi?
 
Gli investimenti in tecnologie ICT e dispositivi medici. Perché non puntare soprattutto sulle regioni del sud a fare di essi occasione per un recupero della storica distanza con le altre regioni del centro e del nord?
 
L’emergenza finirà, e con essa i fondi eccezionali. Si riproporrà con forza il tema della sostenibilità. Penso che sia giusto, come sostenuto nel rapporto OASI della Bocconi, fin da ora fissare l’obiettivo degli investimenti in sanità per gli anni futuri almeno del 7,5% del PIL.
Investire dunque per recuperare ritardi storici ma avendo chiari orizzonti e direzione di marcia del cambiamento. Non domani ma già oggi.
Penso a quanto importante possa essere la implementazione degli obiettivi già contenuti nel patto per la salute cui si è ripreso giustamente a lavorare nella cabina di regia Ministero, Agenas, Regioni.
 
Il terzo
Nuovo Umanesimo in Sanità. Valorizzando capacità, potenzialità, motivazionalità, responsabilità delle persone, siano esse pazienti, professionisti della sanità, cittadini.
 
A questo fine occorre partire da una rilettura anche della seconda parte dell’art. 32 della costituzione, nel senso che la tutela della salute come bene comune non può essere sovraordinato al rispetto della persona come dominus del proprio corpo e della propria cura. In ciò aiuta la sentenza n. 29469/2020 della Corte di Cassazione che conferma il principio di autodeterminazione dei trattamenti sanitari e rafforza la responsabilità del cittadino di fronte alla propria salute.
 
Da qui può nascere la fonte per la nuova stagione di diritti e doveri del paziente anche come base di una nuova alleanza tra medici e pazienti.
Nuovi vaccini e farmaci, tecnologie digitali e nuovi dispositivi a sostegno dei nuovi percorsi di cura: una straordinaria accelerazione che ci fa parlare di Nuovo Rinascimento Tecnologico.
 
Occorre però combinare queste opportunità con le competenze da riconoscere ai professionisti che devono rimanere attori delle funzioni valutative e decisionali.
La pandemia ha scoperchiato il mondo della fragilità, soprattutto degli anziani con il terribile prezzo di morti, di dolore, di ferite del tessuto sociale e familiare.
 
Nuovo Umanesimo parte anche e soprattutto da qui, da una rivisitazione profonda di cultura e di valori che fino ad oggi ha spesso confinato l’anziano nell’emarginazione come peso della società magari dimenticato come pacco in una qualsiasi RSA.
Una responsabilità che chiama in causa tutti noi, in particolare la sinistra, che si riconosce nel valore dell’attenzione agli ultimi, ai più fragili, a coloro che non hanno diritti.
 
Un nuovo paradigma, dunque, un nuovo modo di pensare la società per un Nuovo Umanesimo che restituisca alla persona anziana la pienezza dei suoi diritti e recuperi valori come memoria, radici, tradizioni, relazioni, come contenuti di un nuovo patto tra le generazioni, tra anziani e giovani.
 
Il quarto
Autogoverno dei produttori di salute. Cavicchi ha lanciato una suggestione, poi ripresa da Enrico Rossi: professionisti della sanità “azionisti” del Sistema Sanitario.
Non basta infatti il riconoscimento di nuovi ruoli, competenze, professionalità e diritti ad una remunerazione adeguata al delicato lavoro svolto.
 
Occorre anche in sanità superare la organizzazione taylorista del lavoro, le gerarchie consolidate, il potere delle corporazioni, la catena di comando sempre più lunga soprattutto con le aziende sempre più grandi. Gli input che partono dal basso, dai saperi scientifici e professionali, dalle pratiche diffuse si perdono nelle pastoie e nei ritardi burocratici.
 
Ecco il bisogno, dunque, di rovesciare la piramide, di puntare verso forme di autogoverno dei professionisti nella loro funzione di produttori di salute, con sistemi di valutazione non riferiti solo a performance aziendali ed obiettivi economici ma, soprattutto, riferiti a obiettivi di salute, a buone relazioni con il paziente come frutto di quel nuovo patto di cui abbiamo parlato.
 
Certo ci sono tanti ostacoli da rimuovere con il coraggio e la determinazione della politica. Penso al regime frastagliato dei contratti che ostacola forme necessarie di lavoro interprofessionale, interdisciplinare di equipe.
 
Per tornare al territorio, la riorganizzazione e la possibile riforma cozza con i rapporti ibridi con i medici di medicina generale.
Distretto dovrebbe voler dire governance integrata ed unitaria di tutte le professioni supportata dalla condivisione dei dati.
Case della Salute dovrebbe voler dire un luogo fisico unico di incontro e di relazione tra tutti i professionisti per garantire vera presa in carico del paziente e continuità assistenziale.
 
Solo alcuni spunti con l’augurio che il confronto si sviluppi ed approdi a concrete proposte di riforma.
Il “Laboratorio Sanità 20-30” che inizierà i propri lavori in un incontro ad Arezzo il 21-22 giugno prossimo vuole essere una importante occasione di questo percorso.
 
Vasco Giannotti
 
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