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Lunedì 22 MARZO 2021
Viaggio nelle professioni sanitarie. I Tecnici di neurofisiopatologia, intervista alla presidente Broglia
Circa 2.000 persone in Italia, 50 anni di storia nel nostro Paese. L’attività del TNFP non si limita solo alla registrazione dell’EEG ma è un ventaglio ben più ampio di metodiche. In questo momento sono in “prima linea” nei reparti Covid: “la nostra attività si è resa indispensabile per l’esecuzione di esami di elettroencefalografia al letto dei ricoverati, cosi come per l’esecuzione di elettroneuromiografie”.
I Tecnici di neurofisiopatologia (TNFP), circa 2000 persone nella galassia delle Professioni sanitarie, impegnati da mezzo secolo nella diagnostica neurologica. Oggi prevalentemente operanti in strutture sanitarie pubbliche e private e soprattutto in ambito ospedaliero. Dopo gli Audiometristi e i Perfusionisti, la terza intervista del nostro viaggio tra le 19 professioni sanitarie della FNO TSRM e PSTRP prosegue con Lidia Broglia, da alcuni mesi eletta alla guida della Commissione d’albo nazionale in una lista unica.
Presidente Broglia. Qual è la storia, in Italia, della vostra professione?
L’excursus storico dei Tecnici di neurofisiopatologia parte da lontano: a partire dagli anni ’60 anche in Italia si assiste ad un imponente sviluppo delle metodiche diagnostiche elettrofisiologiche in campo neurologico e nel 1969 viene individuata per la prima volta dal punto di vista normativo la figura professionale del Tecnico di Neurofisiopatologia con il DPR n°128 del 27 marzo che, all’art. 33, istituiva negli ospedali i servizi di Neurofisiopatologia citando anche esplicitamente le relative figure tecniche di riferimento (allora Tecnici di fisiopatologia).
A partire dal 1972, anno di istituzione delle prime due Scuole universitarie dirette a fini speciali (Roma e Bologna), le sedi formative sono nate in altri Atenei italiani lungo tutti gli anni ’70 e seconda metà degli anni ‘80 fino alla trasformazione dei relativi percorsi in Diplomi universitari prima (1996) e Corsi di Laurea dopo (2001).
Con il DM n. 183 del 15 marzo 1995 è stata individuata la figura e il relativo profilo professionale inoltre la professione è inserita nell’area tecnico diagnostica. Un sensibile aumento della domanda di occupazione, e di relativi posti banditi dagli Atenei, si è avuto dopo il 2005, con la sostituzione di quasi tutti i circa 500 Infermieri all’epoca impiegati in Elettroencefalografia (EEG) in seguito ad uno storico accordo presso il Ministero della Salute in cui veniva sancito definitivamente che l’esecuzione dell’EEG è di esclusiva competenza del TNFP. A distanza di anni questo rimane ancora un mirabile esempio di virtuosa cooperazione intercategoriale che nell’aprile del 2008 veniva decretato per legge.
Attualmente, nelle 13 sedi universitarie di Corso di Laurea vengono formati ogni anno dai 120 ai 130 tecnici e la popolazione complessiva dei TNFP italiani ammonta a circa 2000 professionisti sanitari.
Di che cosa si occupa il Tecnico di neurofisiopatologia?
Il TNFP fa parte dei 22 profili professionali normati dal decreto legislativo 502/1999 e dalla successiva legge 42/1999 e svolge la propria attività nell’ambito della diagnosi delle patologie del sistema nervoso centrale e periferico applicando, su prescrizione medica, metodiche elettrofisiologiche specifiche in tutte le fasi di vita della persona: dal neonato prematuro all’adulto avanzato. Con l’ausilio di strumentazione tecnologicamente avanzata, registra e monitora l’attività elettrica derivante dal cervello, dal midollo spinale e dai nervi periferici, oltre ai segnali biologici derivanti dalla poligrafia del sonno e del sistema neurovegetativo e ai segnali biologici di natura vascolare attraverso la neurosonologia.
L’attività del TNFP non si limita, quindi, come a volte si crede, solo alla registrazione dell’elettroencefalogramma (EEG) ma è un ventaglio ben più ampio di metodiche quali l’elettroneuromiografia, i potenziali evocati multimodali, la polisonnografia, l’ultrasonologia, il doppler. Le patologie che vengono studiate con gli esami neurofisiologici sono molte e tra le più note sicuramente ricordiamo l’epilessia, la sclerosi multipla, diversi tipi di tumori, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Certo è che un notevole livello di autonomia e di esperienza sono necessari per condurre questi esami strumentali in contesti “critici”.
Quali?
Il monitoraggio neurofisiologico nelle unità di terapia intensiva e, ancora di più, la figura del TNFP è fondamentale per eseguire gli esami che contribuiscono a preservare le funzioni neurologiche, soprattutto nell’asportazioni di tumori, durante i neuro-monitoraggio intraoperatori per asportazioni tumori di Neurochirurgia, Ortopedia, oto-neuro-oftalmologia e Cardiochirurgia. Proprio l’ambito del monitoraggio sta offrendo numerose possibilità di impiego come libero professionisti.
Inoltre, proprio per come ben descritto nel profilo professionale il TNFP provvede alla predisposizione e al controllo della strumentazione delle apparecchiature e per questo sono sempre più numerosi i TNFP che prestano la loro attività presso Ditte che producono apparecchi e dispositivi elettromedicali.
Sempre in base al profilo professionale l’avere competenza sull’applicazione delle metodiche più idonee per la registrazione dei fenomeni bioelettrici sul paziente e sulle apparecchiature ai fini della realizzazione di un programma di lavoro diagnostico-strumentale e di ricerca neurofisiologica ha visto l’inserimento del TNFP in diversi ed importanti istituti di ricerca.
Cosa avviene durante l'accertamento di morte cerebrale e perché è importante?
Il trapianto di organi rappresenta, spesso, l’unica terapia possibile per i soggetti con grave insufficienza d’organo non più suscettibile di terapia sostitutiva o farmacologica. Il prelievo di organi a scopo di trapianto, è una delle attività sanitarie identificata quale obiettivo prioritario del Piano sanitario nazionale e secondo la normativa vigente può effettuarsi da individui deceduti, ancora assistiti da supporto rianimatorio, nei quali si effettui l’accertamento di morte con criteri neurologici.
Da molti anni i Tecnici di neurofisiopatologia, sono al fianco del collegio medico (una triade specialistica costituita da Neurologo, Anestesista e Medico legale) deputato all’accertamento della morte encefalica e si occupano dell’esecuzione dell’EEG nelle terapie intensive garantendo, con scrupolo e rigore metodologico, il rispetto di tutti i criteri e parametri strumentali previsti dalla legge nelle due registrazioni di 30 minuti volte a certificare l’assenza di attività elettrica di origine cerebrale spontanea e provocata.
Si tratta di un setting particolarmente “complesso” sia dal punto di vista tecnico- operativo che per la dimensione etica vissuta, al pari di altri professionisti sanitari coinvolti, nei confronti del concetto stesso di morte. Siamo consci che un evento di questa portata non lascia certamente indifferenti dal punto di vista emotivo, si pensi in particolare alla procedura di accertamento in età pediatrica, ma è comunque necessario conservare un approccio il più possibile scevro da aspetti personali legati alla religione, alla morale, alle esperienze, alle emozioni con la consapevolezza che la diffusione della cultura della donazione rappresenta un altissimo valore solidaristico.
Come già accennato la normativa vigente (DM 11/04/ aprile 2008) sancisce inoltre che l’esecuzione dell’esame elettroencefalografico durante l’accertamento della morte cerebrale, propedeutico al percorso di donazione e trapianto di organi, è di esclusiva competenza del TNFP.
Ci parli del ruolo nell’emergenza Covid-19, sarà stato indubbiamente rilevante.
Certamente. Come è ormai ben noto da numerose evidenze in letteratura, fin dall’inizio dell’epidemia Covid-19 è stato osservato un co-interessamento del sistema nervoso centrale e periferico ed è ormai acclarato che il SARS-CoV-2 sembra invaderlo con una maggiore affinità rispetto ad altri Coronavirus. Diversi studi, alcuni dei quali condotti in Italia, hanno riportato che oltre alle note complicanze respiratorie e trombo-emboliche, l'infezione da Covid-19 ha causato un elevato numero di complicanze neurologiche, con valori superiori al 50% soprattutto nei soggetti più anziani con sintomi respiratori tali da richiedere un ricovero ospedaliero con un lungo allettamento. A distanza di alcune settimane dall’inizio del primo “lockdown” la nostra attività nei reparti Covid-19 si è resa indispensabile per l’esecuzione di esami di elettroencefalografia al letto dei ricoverati, volti ad identificare un’alterazione della vigilanza, un cambiamento progressivo della coscienza da possibile encefalopatia (ipercapnica/ipossica nel contesto del Covid-19), cosi come per l’esecuzione di elettroneuromiografie per l’inquadramento di condizioni cliniche riferibili ad un gruppo eterogeneo di neuromiopatie ad esordio acuto. Il “burden” organizzativo e tecnico -operativo ha determinato turni di lavoro ad hoc, protocolli di registrazione specifici a salvaguardia di operatori ed apparecchiature, uso di tecnologia wi-fi, ecc.
Mi lasci dire che la pandemia è stata, nel suo dramma, comunque una opportunità per raccogliere esperienze sul campo per tutti i TNFP, così da redigere già a marzo 2020 le raccomandazioni per eseguire gli esami neurofisiologici in tempo di Covid. Il lavoro di sintesi è stato approvato da tutte le Cda e sono stati pubblicati su prestigiose riviste internazionali.
Passiamo ora alla collocazione europea e mondiale.
La figura professionale del Tecnici di neurofisiopatologia trova una naturale collocazione tra le professioni sanitarie in ambito europeo (soprattutto nei paesi anglosassoni) ed internazionale (Usa). La professione, tramite la Associazione tecnico Sscientifica (AITN ), è riconosciuta dall’OSET (International Organisation of Societies for Electrophysiological Technology).
E nel nostro Paese ci sono criticità?
Al pari di altre professioni, in numerose realtà vengono impiegate in maniera impropria ed arbitrarie altre figure professionali non abilitate e quindi prive delle competenze necessarie per consentire di assicurare standard di qualità e soprattutto mettendo a serio rischio la gestione della procedura stessa. Negli ultimi tempi stiamo cercando di affrontare l’abusivismo professionale al fine di creare ambiti di competenza specifici e soprattutto di garantire la qualità e la sicurezza delle prestazioni erogate alle persone assistite. Lo sviluppo delle competenze avanzate e il potenziamento della Medicina di continuità e dell’assistenza territoriale rappresentano le prospettive future della nostra professione.
Ci porti un esempio.
Un modello da trasferire e potenziare sul territorio riguarda la gestione di uno dei disturbi del sonno più frequenti, “la sindrome delle Apnee ostruttive in sonno” (OSAS). Nel nostro Paese si stima che il 24% della popolazione di sesso maschile ed il 9% della popolazione di sesso femminile al di sopra dei 50 anni di età è affetta da questa patologia. La forma più severa, tale da giustificare un intervento terapeutico, si stima interessi più di 2 milioni di italiani. Nonostante l’alta prevalenza, la patologia è ancora fortemente sotto-diagnosticata. Le cause vanno ricercate non solo nell’ancora insufficiente consapevolezza della patologia e nella variabilità dei sintomi, ma soprattutto nella mancanza di un modello integrato di diagnosi e cura riversato e costruito principalmente sul territorio.
Cosa bisognerebbe fare?
Sarebbe auspicabile una riorganizzazione dei servizi (di diagnosi, cura e prevenzione) che passi attraverso la realizzazione di una rete ambulatoriale multidisciplinare sul territorio, coordinata dal Mmg e che preveda la presenza di diversi professionisti esperti nella diagnosi, nella cura e nella gestione a lungo termine dell’OSAS, fra i quali i TNFP, i Fisioterapisti ad indirizzo respiratorio, i Dietisti, i Tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare. Tale approccio innovativo potrebbe garantire, in maniera coordinata, le attività utili a contrastare soprattutto gli aspetti di cronicità di tale condizione, sicuramente avvicinandosi ai bisogni di salute dei cittadini, evitando, di conseguenza, il ricorso improprio all’ospedale.
Vanno infine sottolineati le nuove applicazioni della neuro-stimolazione nel trattamento del dolore cronico, della depressione e della dipendenza da sostanze, nella quale, soprattutto in tempi recentissimi il tecnico di neurofisiopatologia è impegnato.
E riguardo allo sviluppo delle competenze avanzate?
Nel contesto delle recenti indicazioni legislative, da ultimo il comma 566 nella legge di stabilità (legge n. 190 del 23 dicembre 2014) e attraverso i lavori già avviati nell’ambito dell’Osservatorio Miur delle Professioni sanitarie, anche per il TNFP sono stati proposti ulteriori percorsi formativi post laurea con tre master annuali di primo livello di specializzazione e perfezionamento, in accordo con gli Atenei proponenti, che rappresentano una formazione assolutamente da perseguire:
1) master in Tecniche diagnostiche di neurosonologia vascolare, ecografia neuromuscolare ed analisi del movimento;
2) master in Tecniche diagnostiche neurofisiologiche e di fisiopatologia respiratoria in medicina del sonno;
3) master in Tecniche neurofisiologiche di mappaggio e monitoraggio intraoperatorio.
Quali sono le vostre impressioni all’indomani del percorso ordinistico?
È un percorso iniziato più di 20 anni orsono, che ha condotto alla nascita della FNO TSRM e PSTRP, e che rappresenta una svolta epocale soprattutto con riferimento al pieno riconoscimento della autonomia e responsabilità delle professioni sanitarie, già delineata dalla legge 42/99, con la garanzia di qualità e di piena rispondenza delle prestazioni erogate dai professionisti sanitarie ai bisogni di salute dei cittadini.
All’interno della FNO TSRM e PSTRP registrate criticità?
Più che di criticità preferisco parlare, di alcune difficoltà che sono emerse in seguito alla fattiva volontà di integrare ambiti professionali differenti all’interno di un’unica istituzione complessa come la FNO TSRM e PSTRP a livello centrale e degli Ordini dei TSRM e PSTRP al livello locale . Difficoltà che, se l’obiettivo è fortemente sentito, sono certa che con il tempo si affievoliranno nella giusta direzione per la costruzione di un agire comune.
Per tutti noi, ad esempio, la Costituzione etica della Federazione, redatta grazie a un gruppo di lavoro ristretto e ad alcuni eccellenti esperti, rappresenta un primo importante traguardo del lavoro interprofessionale che ha coinvolto i rappresentanti delle 19 professioni sanitarie. Ma è anche punto di partenza, per l’adozione nei singoli codici deontologici dei valori e dei principi generali della Costituzione Etica della Federazione e dei sopravvenuti cambiamenti normativi, ambientali e sociali.
E le differenze fra le professioni?
In realtà le differenze di percorso formativo e professionale sono un valore aggiunto per l’obiettivo centrale che deve ispirare ogni professionista sanitario: garantire un Ssn che risponda in maniera efficiente ed efficace alle richieste dei cittadini. L’approccio multi professionale e multidisciplinare deve diventare un modello di riferimento.
Nella pratica a cosa si arriva?
Le posso portare un esempio di cooperazione: il coinvolgimento delle varie professioni nelle lLinee di indirizzo nazionali sulla protezione, la promozione e il sostegno dell’allattamento al seno. Dopo un iniziale senso di perplessità è scattato un meccanismo di sinergia superiore alle aspettative.
La copresenza e la convivenza a di professioni diverse è un punto di forza!
Last but not least tengo a precisare che tutte le vicende ordinistiche riguardanti la nostra professione verranno portate avanti insieme ai tutti i Presidenti di Cda locali, nonché mi lasci dire a tutti i componenti dell’attuale Commissione nazionale, che voglio ringraziare per lo spirito di servizio dimostrato fin dall’inizio di questa nuova esperienza e soprattutto per la condivisione con cui è nata la Commissione d’albo nazionale con il bel segnale di arrivare alle elezioni con una unica lista.
Noi TNFP alla “casa comune” che la FNO rappresenta, portiamo questo nostro “sentire professionale”.
Lorenzo Proia
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