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Giovedì 18 MARZO 2021
Prima della “quarta riforma”, una soluzione ponte per mettere in sicurezza il Ssn



Gentile Direttore,
prendo spunto dalla lettera che la Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) ha indirizzato al Ministro Gelmini (Quotidiano Sanita del 17 marzo 2021) denunciando i “ritardi ad oggi accumulati per l’accesso alla vaccinazione (CoViD n.d.r.) dei malati di cancro a causa del mancato rigoroso rispetto delle previste priorità”, segnalando le “intollerabili criticità, a cominciare dagli abusi prodotti dalle modifiche delle priorità rigorosamente e correttamente stabilite nella versione aggiornata del Piano strategico nazionale per la vaccinazione” e chiedendo il superamento immediato di tali disfunzioni con l’attivazione di misure di controllo sul territorio.
 
La questione posta è molto rilevante perché evidenzia non solo la difformità ma anche il ritardo con cui le Regioni stanno dando attuazione a quanto definito dalla circolare del Ministero della Salute (n. prot. 0005079 del 9 febbraio 2021), per l’avvio della fase 2 della vaccinazione CoViD con particolare riferimento alla necessaria priorità da assicurare alle persone estremamente vulnerabili.
 
Una prima riflessione va riservata al fatto che la lettera è indirizzata al Ministro per gli Affari regionali e non al Ministro della salute. Questa scelta segnala il fatto che il Ministero della salute tende ad essere percepito come asettica fonte regolatoria (la Circolare sopra citata ben scritta sul piano tecnico) ma sempre meno come istituzione e autorità che si sforza di guidare i processi operativi che le singole regioni vanno a sviluppare in campo sanitario.
 
Questa diversa e più limitata funzione del Ministero della salute è una delle evidenze nuove che la vicenda pandemica sta facendo emergere. Un’ evidenza ancorata ai fatti che valgono molto più delle parole.
 
È un fatto che il Ministero della salute non stia garantendo quella funzione che invece il Parlamento aveva prefigurato con l’articolo 18 del Decreto-legge 18/2020 e gli articoli 1 e 2 del decreto-legge 34/2020, di monitoraggio e di conseguente affiancamento e aiuto alle Regioni nella redazione dei programmi operativi e dei piani di riorganizzazione dei servizi ospedalieri e dei servizi territoriali., che costituiscono la cornice di ogni attività di contrasto e controllo della pandemia e quindi anche del programma straordinario di vaccinazione.
 
È un fatto, in sostanza, che:
- il Parlamento abbia opportunamente previsto un profilo alto nel dettare disposizioni di carattere sanitario (accanto alle altre di carattere economico sociale), prevedendo un approccio non episodico e meramente emergenziale, ma organico e coordinato, quasi a prefigurare una fase ponte in grado di dare risposte immediate ma anche di avviare modificazioni significative per reggere la nuova sfida assistenziale che si apre con la vicenda CoViD ma non finirà con la vicenda CoViD;
 
- il Ministero della salute sia direttamente, sia tramite Agenas, sia, inoltre, attraverso l’ulteriore strumento della verifica dei Piani di rientro, si limiti a produrre pur preziose ma insufficienti indicazioni tecniche e non eserciti una funzione di effettiva ed efficace stewardship, ancor più necessaria nell’attuale straordinaria situazione in cui versa il SSN.
 
È un fatto che in situazioni come questa singoli cittadini o loro associazioni cerchino altrove (un altro ministero, un giudice amministrativo, civile o penale) risposte alle proprie insoddisfazioni.
 
La seconda riflessione è legata alla considerazione che per affrontare questioni rilevanti, vi è anche un’altra possibilità di approccio, di carattere generale, come quella suggerita da Ivan Cavicchi con Quotidiano Sanità e il suo Direttore, che di fronte al possibile “crepuscolo della sanità” sollecitano un confronto sulla esplicita proposta di scrivere una “quarta riforma”.
 
È una proposta necessariamente ed opportunamente sistemica sulla quale conto di offrire un contributo più organico che partirà dalla proposta di tener maggiormente conto dello scenario epidemiologico e demografico che si sta prospettando.
 
Qui anticipo un aspetto di percorso da seguire: crisi sanitaria da pandemia, crisi sanitaria prepandemia, contesto economico sociale politico istituzionale, processo di europeizzazione della sanità sono elementi di una realtà in ampio e rapido processo di cambiamento con esito incerto evolutivo/involutivo.
 
In questo quadro fortemente dinamico io credo vada fatto uno sforzo aggiuntivo.
 
Definire elementi di riforma di portata analoga al D.lgs. 502/92 e al D.lgs. 229/99, comporta tempi e procedure non brevi, peraltro necessariamente dipendenti dalla strada che prenderà il Titolo V Cost.
 
In questa situazione perché non pensare a un percorso articolato? Arrivare alla quarta riforma attraverso una fase intermedia, che si basi su possibili convergenze su alcuni punti qualificanti, per esempio:
- le cure primarie e il loro rapporto con il distretto,
- la predisposizione di provvedimenti che diano gambe amministrative all’integrazione assistenziale sanitaria e sociosanitaria,
- il settore delle residenzialità sanitarie, che comunque dovrà uscire trasformato dal tunnel dell’esperienza CoVid,
- il potenziamento dei Dipartimenti di prevenzione,
- l’attuazione di quanto già normato per i Dipartimenti per la tutela della salute mentale.
 
In sostanza, basarsi su quanto è previsto dalle norme che ho già ricordato presenti nel decreti-legge del 2020 e sulla sintesi che è possibile fare del dibattito già aperto e maturo su alcuni punti chiave dell’assistenza sanitaria, per costruire una soluzione ponte che metta in sicurezza il SSN rispetto ad eventuali ulteriori eventi pandemici, che rafforzi la tutela della salute e ne valorizzi l’apporto che può dare alla ripresa e allo sviluppo più complessivo del Paese. E su questa base andare avanti su quella che già stiamo chiamando quarta riforma sanitaria.
 
Filippo Palumbo
Già Direttore Generale e Capo Dipartimento della Programmazione sanitaria del Ministero della salute

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