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Martedì 16 MARZO 2021
La crescita professionale degli infermieri passa anche per l’attività delle loro società scientifiche
Formazione, ricerca, condivisione di “evidence base nursing”, una maggiore attenzione ai risultati di salute e un’organizzazione dei servizi più attenta al valore dell’assistenza infermieristica, secondo Giusy Pipitone (Pres. Anin), saranno i pilastri portanti del futuro della professione
“L’infermiere è la pietra miliare dell’assistenza. Avendo una visione olistica si occupa del paziente nella sua globalità costruendo con lui una relazione di fiducia che guarda non solo alla fisiopatologia ma anche alla sfera emotiva-relazionale. E’ infatti noto che l’infermiere assume il ruolo di tramite, di mediatore, quasi da interprete, tra il medico, la famiglia e il paziente, guidandoli nel percorso assistenziale”. È questa una delle considerazioni importanti che Giusy Pipitone, Presidente di Anin, Associazione nazionali infermieri neuroscienze, ha offerto nel corso della sua riflessione sul futuro della professione infermieristica.
Il progetto di approfondimento sul tema, che Quotidiano Sanità sta conducendo con il sostegno non condizionato di Roche, fa tappa nel mondo delle società scientifiche degli infermieri. Un mondo non sempre conosciuto ma in forte crescita e, dal punto di vista culturale e formativo, molto importante anche per la definizione e diffusione di buone pratiche di assistenza infermieristica che, soprattutto per patologie importanti che investono non soltanto il singolo paziente ma l’intero corpus familiare, costituiscono un patrimonio scientifico e assistenziale fondamentale per il miglioramento degli outcome.
“Quando pensiamo all’infermiere del futuro – sottolinea Pipitone – dobbiamo essere consapevoli che occorre agire adesso, sulla base di una legislazione (dalla L. 42/99 fino al DM 2 agosto 2017 con l’istituzione dell’albo delle società scientifiche) ha creato i presupposti di uno sviluppo professionale che ha via via valorizzato l’identità della professione stessa. L’infermiere del futuro dovrà porsi come l’interprete di una disciplina, l’infermieristica, che, in piena evoluzione epistemiologica, sta via via delineando il suo confine scientifico. Per definire esattamente come si fa assistenza occorre considerare che i nuovi paradigmi non sono più indirizzati al “solo” rispondere ai bisogni dei pazienti ma, in maniera più organica e profonda, anche ai benefici per il Sistema Salute che si vogliono raggiugere”.
“La formazione specialistica – aggiunge - rappresenta un obiettivo a cui le associazioni devono puntare per essere un punto di riferimento nonché elemento distintivo di riconoscimento di tutta la famiglia professionale”.
Un percorso formativo specialistico, dunque, non disgiunto da un maggior protagonismo nel mondo della ricerca che, a giudizio di Pipitone, “rappresenta la prospettiva ineludibile per un miglioramento continuo della qualità assistenziale”.
E lungo questo percorso gli infermieri, per il tramite delle loro associazioni scientifiche, devono “creare alleanze con le altre associazioni e società scientifiche, ma anche con gli stakeholder pubblici e privati della sanità”.
“Le sfide che dovranno essere affrontate nell’immediato futuro dal Sistema Sanitario (sostenibilità, equità, appropriatezza, efficacia, efficienza, consenso) – sottolinea ancora la Presidente di Anin - inducono ad affrontare alcuni nodi problematici al fine di raggiungere gli obiettivi di sistema indicati nel Piano Sanitario Nazionale e declinati nei rispettivi Piani Sanitari Regionali. Bisogna investire nella professione infermieristica ponendo le basi per una nuova autonomia e responsabilità professionale, che consenta di favorire un sistema capace di rispondere, sostenere e soddisfare le esigenze della popolazione in aggiunta alla qualità dei servizi. È infatti in quest’ottica che auspichiamo per il futuro una sempre maggiore implementazione di modelli organizzativi innovativi di assistenza infermieristica, quali per esempio gli “ambulatori infermieristici”, luoghi dove il professionista incontra la popolazione del territorio e nel quale il cittadino può trovare nell’infermiere un punto di riferimento, in grado di rispondere ai suoi bisogni di salute, accompagnarlo nel percorso della sua cronicità migliorando la qualità di vita”.
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