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Venerdì 12 MARZO 2021
Azienda sanitaria Universitaria Friuli Centrale senza ricambio e l’unico medico di famiglia rimasto non può andare in pensione

Il medico aveva chiesto di andare in pensione ma tutti i colleghi iscritti nella graduatoria hanno rifiutato l'incarico. Da qui la decisione di prorogare il suo rapporto di lavoro oltre i 70 anni di età. Vignando (Snami): “L’Asl vuole risolvere la carenza di medici disponibili ad accettare gli incarichi provvisori forzando la Legge. Il problema è che l’incarico provvisorio viene remunerato circa il 30% in meno del medico di famiglia titolare. La soluzione è rivedere i riconoscimenti”. LA DETERMINA DELLA ASL

Mancano i medici. Negli ospedali e sul territorio. E non sempre è facile per le Aziende trovare un medico pronto a sostituire il collega in procinto di andare in pensione, soprattutto in alcuni territori. È quanto avvenuto anche nei comuni di Pocenia Rivignano-Teor, dove l’Azienda sanitaria Universitaria Friuli Centrale si è trovata costretta a prorogare l’incarico di un medico che, raggiunti i 70 anni di età, aveva manifestato l’intenzione di andare in pensione. Tutti i medici iscritti nella graduatoria di medicina generale che sono stati interpellati hanno infatti rifiutato l’incarico. E la causa, secondo il presidente regionale Snami FVG, Stefano Vignando, risiede dei ridotti compensi. Il medico, peraltro, assisteva 900 persone. Troppi per pensare a una spartizione tra gli altri medici del territorio.

“L’Azienda Sanitaria - afferma Vignando - vuole risolvere i problemi legati alla carenza di medici disponibili ad accettare gli incarichi provvisori,  forzando la Legge Madia; questo per cercare di risolvere il vero problema, che è quello che  non riescono a trovare sostituti ad incarico provvisorio, in quanto vengono remunerati circa il 30% in meno del medico di famiglia titolare, pur facendo lo stesso lavoro”.

“E’ grave – afferma il Presidente regionale dello Snami – che un’Azienda Sanitaria disponga una proroga ad un medico convenzionato di medicina generale che va in pensione, perché ha raggiunto il limite massimo di età dei 70 anni. Punto primo, ASU FC non potrebbe e non dovrebbe derogare la cosiddetta “legge Madia” che vieta alle Pubbliche Amministrazioni di erogare con risorse pubbliche (erariali) compensi professionali a chi abbia già raggiunto il limite massimo di età e la pensione. Punto secondo, queste tipologie di deroghe ‘emergenziali’ (art. 12 del D.L. 18/2020) sono applicabili solamente alla dirigenza medica e sanitaria e non ai medici convenzionati”.

Per lo Snami la questione non si ferma solamente all’atto formale di proroga, ma il problema vero è che l’Azienda sanitaria non trova medici a cui affidare incarichi provvisori, con durata 12 mesi e non reiterabili (ex art. 38 ACN), che possano assistere i pazienti dei medici in quiescenza.

“Con la determina 208 – continua il presidente regionale Snami – l’Azienda Sanitaria vuole risolvere i problemi legati alla carenza di medici disponibili ad accettare gli incarichi provvisori,  forzando la Legge Madia; questo per cercare di risolvere il vero problema, che è quello che  non riescono a trovare sostituti ad incarico provvisorio, in quanto vengono remunerati circa il 30% in meno del medico di famiglia titolare, pur facendo lo stesso lavoro, anzi di più perché non conoscono i pazienti, ma anche perché gli stessi Medici trovano anche a causa dell’emergenza pandemica, sbocchi lavorativi un tempo inesistenti.”.

Il sindacato evidenzia come le aziende sanitarie presentino sempre la stessa “scusa”, ovvero che il trattamento economico di un medico ad incarico provvisorio è previsto dal contratto collettivo. Ma è per questo, secondo lo Snami, che la controparte pubblica dovrebbe creare una specifica indennità integrativa incentivante, fino ad arrivare al trattamento economico del MMG titolare.

“L’intenzione dell’Azienda sanitaria ASU FC di prorogare oltre il limite del settantesimo anno di età l’incarico di assistenza primaria ad un MMG ormai in quiescenza – conclude Vignando – è stata comunicata ai delegati sindacali presenti in comitato aziendale, durante la seduta del 3 febbraio scorso di tale organismo; ci siamo opposti fin da subito, chiedendo fosse verbalizzata la nostra posizione, e lo abbiamo ribadito in una successiva dichiarazione a verbale; ma l’Azienda ha comunque emanato il provvedimento il successivo 15 febbraio nonostante, in precedenza, e cioè il 13 gennaio 2021, avesse già provveduto con uno specifico provvedimento a concludere il rapporto convenzionale dal 1° marzo 2021 con tale professionista per superamento del settantesimo anno di età. Per tali motivi abbiamo paventato la possibilità di informare la Procura Regionale della Corte dei Conti”.

Endrius Salvalaggio

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