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Venerdì 15 GENNAIO 2021
Il vaccino Covid deve essere “realmente” un bene comune
Lo ripetiamo: è assurdo avere il vaccino salva vita e non poterlo usare perché chi lo ha inventato non è in grado di garantire da solo la produzione necessaria al fabbisogno. I Governi hanno gli strumenti e soprattutto il dovere di promuovere accordi tra le aziende farmaceutiche per garantire un aumento di produzione grazie alla licenza temporanea del brevetto
Oggi due notizie riguardanti i vaccini Covid, una quella del rallentamento della produzione Pfizer e l’altra quella dell’interessamento del Governo francese affinché Sanofi possa produrre nei suoi stabilimenti, su licenza e a seguito di accordi specifici, il vaccino della stessa Pfizer o quello in arrivo di Janssen per garantire una maggiore disponibilità di dosi, confermano quanto scrivevamo alcuni giorni fa: abbiamo i vaccini per stroncare la pandemia ma le dosi in produzione potrebbero non bastare.
Restare fermi e attoniti di fronte a questo dato e ripetere come un mantra che siamo pronti a vaccinare tutti gli italiani ma il problema è che non abbiamo i vaccini, non è ammissibile.
L’Italia e l’Europa dovrebbero porsi seriamente il problema di superare gli ostacoli e le difficoltà a garantire la produzione straordinaria di vaccini da parte delle aziende titolari dei brevetti (al momento nella UE sono solo due) necessaria a sradicare la pandemia nel Mondo.
Penso che di fronte a quanto sta accadendo, dopo un anno in cui il Mondo si è concentrato verso un unico sostanziale obiettivo, quello di combattere il virus, che ha messo in secondo piano qualsiasi altra priorità economica e sociale, non rendersi conto del fatto che la copertura brevettuale non può costituire un ostacolo a una produzione di massa e svincolata dal brevetto, è follia.
La Francia sembra si stia muovendo, anche se non sono ancora chiare le modalità, è ora che si muova l’intera UE che ha messo già sul piatto a livello comunitario e di singoli Paesi una quantità immane di quattrini per opzionare centinaia di milioni di dosi.
Non si tratta di “espropriare” o nazionalizzare nulla ma di trovare le giuste soluzioni e i giusti accordi per “liberalizzare” obbligatoriamente la produzione disarticolandola su più piattaforme produttive tra le centinaia di stabilimenti farmaceutici all’avanguardia di cui dispone il vecchio continente.
Gli strumenti giuridici per farlo ci sono (uno su tutti il combinato disposto della Dichiarazione di Doha del WTO e degli articoli 31 e 31 bis dell’Accordo TRIPS sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale del WTO che prevede il diritto a ricorrere a licenze obbligatorie da parte degli stati firmatari in caso di epidemie) ma non dovrebbe servire neanche ricorrervi.
Dovrebbe bastare il senso del bene comune ad ispirare i governi dei 27 a convocare i titolari del brevetto e “pretendere” che il vaccino salva vita diventi subito un bene comune, anche se con le giuste compensazioni economiche.
Cesare Fassari
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