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Lunedì 14 DICEMBRE 2020
Medical devices: sempre (di più) e ovunque. Ma la Sanità del futuro non passa da nuove tasse
L’Industria di settore non è certo contraria all’adozione di un sistema di governance che favorisca l’implementazione dell’innovazione, evitando l’adozione di barriere economiche e favorendo una modalità di valutazione e riconoscimento dell’evoluzione tecnologica per un accesso tempestivo, appropriato e sostenibile a beneficio dei pazienti. Ma ogni metodologia di governance non deve essere un pretesto o ancora peggio un paravento normativo finalizzato alla creazione di nuove tassazioni per il comparto
Medical Devices: semper et ubique. Prendere a prestito il motto del corpo degli Artiglieri non vuole essere un atto irriguardoso, ma questa frase esprime in modo chiaro come in tutti i processi diagnostico-terapeutici della vita dei pazienti, di tutti noi, entri sempre un dispositivo medico diverso, specifico e insostituibile. Questo è purtroppo ancora più vero e verificato oggi, nella nostra quotidiana lotta alla pandemia da Coronavirus.
FFP2, C-PAP, ventilatore meccanico, DPI: chi oggi non conosce il significato di questi termini, o quantomeno non ha una vaga idea o non ha visto uno di questi presidi medico-chirurgici? Di questi medical devices?
Le apparecchiature elettromedicali, ad esempio, giocano un ruolo fondamentale per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dell’infezione da Covid-19 così come sono insostituibili per affrontare le altre patologie, purtroppo però nel nostro Paese la maggior parte delle macchine ha superato la soglia di adeguatezza tecnologica con importanti ripercussioni dal punto di vista clinico, economico e di sicurezza.
Si stima un totale di oltre il 35% delle apparecchiature di diagnostica per immagini obsolete, dato che ci attesta come il peggior Paese in Europa per livello di vetustà del parco istallato. Il paradosso è che allo stesso tempo abbiamo una densità di apparecchiature diagnostiche superiore alla media europea, ma utilizzate meno e soprattutto molto più vecchie, il che comporta rischi clinici e costi di gestione alti. Le emergenze sanitarie che purtroppo sono diventate una presenza costante nella nostra vita di tutti i giorni rendono ormai improrogabile la necessità di valorizzare e incentivare l’innovazione tecnologica per migliorare le cure in Sanità.
Oggi occorre coniugare sostenibilità e appropriatezza, usando come collante le tecnologie innovative che contribuiscono ad aumentare le possibilità di cura per un numero sempre maggiore di pazienti e nel contempo riducono il costo complessivo di gestione di determinate patologie. E’ necessario superare l'attuale immobilismo dei sistemi di riconoscimento e remunerazione delle tecnologie sia in ambito ospedaliero che territoriale in una logica di flessibilità che deve coincidere con lo sviluppo della medicina e della tecnologia: il peso di quest’ultima nella cura dei pazienti tende a crescere rispetto alle altre voci di spesa e non assecondarlo, governandolo al contempo con modelli di valutazione clinica ed economica, rischia di lasciare il nostro Paese al di fuori della medicina di eccellenza riducendo fatalmente anche il potere di attrarre investimenti.
L’Industria di settore non è certo contraria all’adozione di un sistema di governance che favorisca l’implementazione dell’innovazione, evitando l’adozione di barriere economiche e favorendo una modalità di valutazione e riconoscimento dell’evoluzione tecnologica per un accesso tempestivo, appropriato e sostenibile a beneficio dei pazienti. Ma ogni metodologia di governance non deve essere un pretesto o ancora peggio un paravento normativo finalizzato alla creazione di nuove tassazioni per il comparto. Purtoppo esempi di questi tentativi sono oggi sotto gli occhi di tutti, come la rivitalizzazione di uno strumento legislativo confuso e iniquo come la Legge per il payback dei Medical devices o ancora peggio l’introduzione in maniera incomprensibile di un’ulteriore tassazione per il comparto attraverso l’adozione della Legge di delegazione europea.
Oggi le aree che richiedono un intervento immediato riguardano la riduzione delle disuguaglianze territoriali e sociali in tema di accesso alle tecnologie appropriate ed aggiornate per la diagnosi, il monitoraggio delle terapie e del loro impatto, gli screening e i controlli dello stato di salute. Fattori ostativi alla innovazione risiedono anche nelle carenze delle strategie programmatorie, nelle resistenze amministrative e burocratiche, negli sprechi, nei ritardi e nelle inutili complicanze formali. Interventi mirati a risolvere queste criticità non sono più rinviabili ma non si possono tradurre nell’ennesima tassazione arbitraria del comparto, con la raccolta di risorse che a livello governativo verranno utilizzate in attività o azioni che di certo non ci porteranno alla creazione di un nuovo tipo di ventilatore meccanico più efficente e avanzato, o a dei processi di fabbricazione locale che implementino la produzione di mascherine chirurgiche.
Massimo Barberio
Direttore Government Affairs, Policy & Health Economics di GE Healthcare Italia
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