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Lunedì 14 DICEMBRE 2020
Se l’Enpam ci paga il funerale



Gentile Direttore,
l’Enpam (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza Medici) non gode in questo periodo di grande popolarità tra i suoi iscritti (almeno di una parte). E’ di qualche settimana fa la lettera che un folto gruppo di medici ha inviato ai rispettivi presidenti di Ordine per chiedere una decurtazione del compenso del Presidente Oliveti che da due mandati governa l’Enpam.
 
Compensi, quello suo (653 mila euro annui lordi), dei suoi due vicepresidenti (273 mila euro annui ) e dei suoi consiglieri (129 mila euro annui esclusi i rimborsi spese) che tornano spesso a fare notizia per la loro evidente esosità , “compensi ingiustificati e ingiustificabili” scrivono i colleghi firmatari della lettera “che erodono il patrimonio economico dell’Enpam e di conseguenza la previdenza a scapito delle pensioni di noi iscritti”.
 
A questo si aggiunge la nascita su Facebook di un gruppo denominato “Movimento stop Enpam” che sta raccogliendo numerosissime iscrizioni (attualmente conta più di 20.000 iscritti) che ha come scopo quello di “agglomerare più medici possibili per tentare di governare meglio il prelievo forzoso di questa fondazione gestita in modo poco trasparente.”
 
Il gruppo ha fatto partire una petizione su change.org per “rimuovere la mancanza di equità nella determinazione dei contributi previdenziali e della loro valorizzazione ai fini pensionistici per gli iscritti al Fondo generale quota B come così attualmente stabiliti a seguito della riforma previdenziale Enpam”.
 
Sarà quindi per tentare di riabilitarsi agli occhi ormai assai critici di buona parte dei suoi membri che l’Enpam sta tentando di mettere in campo una serie di iniziative che favoriscano i medici in queste fasi critiche della pandemia da coronavirus. Ecco le due ultime misure pensate a questo proposito.
 
La prima è quella di mettere in campo una tutela eccezionale forfettaria (senza il conteggio dei giorni di malattia) per i contribuenti della Quota B che dall’inizio dell’emergenza sono risultati affetti da Covid-19.
 
L’idea è quella di stabilire l’ammontare degli aiuti in proporzione alla gravità della malattia: meno soldi a chi non ha lavorato ma non è stato ricoverato, più soldi a chi è andato in ospedale con il massimo della somma a chi è finito in terapia intensiva.
 
La misura appare assai singolare come se la perdita di guadagno per l’assenza lavorativa fosse legata alla gravità della malattia e si volesse premiare chi si è ammalato più gravemente.
 
In questa logica entra l’altra misura ancora più peculiare: la presa in carico delle spese funerarie di tutti i medici e odontoiatri caduti a causa della pandemia.
 
Davvero i dirigenti Enpam pensano che noi medici saremmo felici di sapere che il nostro ente pensionistico si farà carico delle nostre spese funerarie?
 
Noi medici vorremmo prima di tutto lavorare in condizioni di sicurezza che ci impediscano di ammalarci e morire e, successivamente, un ente che si preoccupi di darci una pensione adeguata ai contributi versati che ci permetta una vecchiaia decente dopo tanti anni di lavoro e di contribuzione.
 
A darci un funerale dignitoso ci penseranno le nostre famiglie il più tardi possibile.
 
Ornella Mancin
Medico di famiglia

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