quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 19 NOVEMBRE 2020
Covid. Il Governo tiene duro: fino al 3 dicembre non cambiano né le misure né i 21 indicatori

Questo l’esito del confronto di oggi tra i Ministro Boccia e Speranza e i governatori che negli ultimi giorni avevano chiesto a gran voce di ridurre da 21 a 5 gli indicatori per il monitoraggio. In ogni caso sarà avviato un tavolo tecnico per approfondire e valutare un’eventuale revisione degli indicatori alla scadenza del Dpcm il 3 dicembre.

Perlomeno fino alla scadenza dell’attuale Dpcm del 3 dicembre il sistema di monitoraggio basato sui 21 indicatori non si cambia anche se verrà avviato confronto a livello tecnico tra Iss Ministero e Regioni per approfondire e valutare un’eventuale revisione degli indicatori alla scadenza del Dpcm. Fino ad allora in ogni caso resta tutto uguale.
 
È quanto è emerso dalla riunione odierna tra Governo e Regioni convocata dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia dopo la richiesta dei presidenti di ridurre da 21 a 5 gli indicato per il monitoraggio che determina la collocazione nelle zone gialla, arancione e rossa. All'incontro in videoconferenza erano presenti anche il ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. Tra i presidenti, presenti Toti (Liguria), Fontana (Lombardia), Acquaroli, Fedriga (Fvg), Toma (Molise), Marsilio (Abruzzo), Bardi (Basilicata) e Spirlì (Calabria).
 
“Da parte del ministro Boccia è stato detto che il Governo vorrebbe mantenere le misure e la situazione odierna fino al 3 dicembre”, ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, dopo il confronto. “C'è stata una disponibilità da parte del ministro a sottoporre le nostre osservazioni ai tecnici, che si possano confrontare, se si possano ridurre e modificare”, ha concluso.

“Una riunione proficua” così il Vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti (Presidente Liguria) ha commentato l’esito del confronto.

“Oggi – ha spiegato Toti - abbiamo deciso di attivare un tavolo tecnico con l’Istituto Superiore di Sanità per un approfondimento puntuale sui parametri. In base ai risultati di questo tavolo speriamo di arrivare ad una scelta condivisa su cui confrontarci politicamente prima del varo del prossimo Dpcm, anche alla luce di una diversa qualificazione dei test rapidi antigenici, su cui peraltro anche a livello di Unione Europea sono in corso aggiornamenti e valutazioni.
Abbiamo poi condiviso con il Governo – ha concluso Toti - la necessità di una comune strategia per i ristori per le attività che hanno subito limitazioni, sospensioni e chiusure, verificando la possibilità di fare in modo che si realizzi la massima tutela possibile per tutte le categorie colpite“.
 
"Lavoriamo insieme come abbiamo sempre fatto per il prossimo Dpcm, approfondendo in sede tecnica le proposte della Conferenza delle Regioni. Ma fino al 3 dicembre restano in vigore parametri e regole condivise, oggi in vigore. Serve chiarezza che abbiamo il dovere di garantire anche nel dibattito pubblico. Questo modello sta funzionando e regge sull’assunzione reciproca di responsabilità. Le proposte scientifiche della Conferenza delle Regioni saranno oggetto di un rigoroso confronto con il Prof. Brusaferro, il Prof. Rezza e i tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità che valuteranno tutti i contributi con grande attenzione. Abbiamo la responsabilità comune di garantire la salute di tutti riducendo ogni giorno i contagi e alleviando la pressione sulle reti sanitarie. Dobbiamo lavorare con velocità e unità perché nessuna famiglia pianga più. Anche oggi purtroppo ancora troppi dolori. I morti non sono numeri ma persone la cui scomparsa rende tutti noi più poveri". Così il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, al termine del confronto con le Regioni.

"Abbiamo già stanziato risorse per ristorare le attività che dovranno fermarsi e tutti gli impegni che possiamo assumere li stiamo assumendo nella nuova cornice di bilancio Europea costruita anche grazie all’impegno italiano. Alle Regioni che ritengono di fare ordinanze più restrittive d'intesa con il governo dobbiamo garantire certezze. Bene il Lazio che propone misure rigorose anche con Rt sotto 1, la difesa della salute è la priorità assoluta".

"Se togliessimo potere di ordinanze restrittive, come a volte chiedono alcuni presidenti daremmo ragione a chi dice 'centralizziamo' tutto e invece sarebbe un errore perché le Regioni conoscono meglio i modelli territoriali e seguendo linee guida nazionali ferree e rigorose, i presidenti possono decidere come intervenire in base alle caratteristiche dei territori. Intervenire nelle aree interne, in quelle di montagna o in quelle metropolitane non è la stessa cosa perché dipende da servizi disponibili e trasporti correlati".
 
L.F.

© RIPRODUZIONE RISERVATA