quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 06 NOVEMBRE 2020
Covid. La Fials Milano a Fontana: “Gli operatori sanitari hanno sempre fatto la loro parte. Voi cosa avete fatto in tutti questi mesi?” 

Ancora una volta impegnati nella lotta al Covid-19 nella Regione più colpita dall’epidemia, i rappresentanti del sindacato indipendente delle categorie professionali della Sanità rispondono al governatore, che in una lettera inviata agli operatori sanitari scrive: “Oggi più di ieri siamo nelle Vostre mani”. “Noi continuiamo a fare la nostra parte, come abbiamo sempre fatto - è la replica della Fials -. Ma voi? Dove è la programmazione? Dove è il nuovo personale che andava assunto? Dove sono i dispositivi di sicurezza? Noi abbiamo la coscienza a posto: voi potete dire lo stesso?”.

“Oggi dobbiamo lavorare insieme e rapidamente per piegare la curva epidemiologica e più di ieri siamo nelle Vostre mani per reagire con risolutezza”. Sono le parole che Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia, ha rivolto a tutti gli operatori della Sanità nella lettera inviata il 4 novembre. Parole che la Fials Milano Area Metropolitana ha voluto riprendere e commentare. Per il sindacato, infatti, la missiva “suona come un’ammissione di colpa per non aver pianificato la gestione dell'emergenza Covid-19: un vuoto di cui la politica è responsabile e al quale cerca di ovviare facendo appello alle coscienze dei professionisti, per provare anche questa volta a strappare un servizio che già esiste nelle corsie, ma non nelle stanze del potere”.

I rappresentanti della Fials Milano Area Metropolitana dicono “basta. Basta a promesse non mantenute, basta a delusioni, basta a diritti calpestati”. “Noi continuiamo a fare la nostra parte, come abbiamo sempre fatto. Ma voi? Dove è la programmazione? Dove è il nuovo personale che andava assunto? Dove sono i dispositivi di sicurezza e tutte le precauzioni che occorrono per svolgere il nostro ruolo? 12mila fra medici, infermieri e OSS si sono contagiati, 76 sono morti. Noi abbiamo la coscienza a posto: voi potete dire lo stesso?”, è la replica del sindacato alle parole del governatore.

Al Presidente Fontana e a tutti i consiglieri di Regione Lombardia, di ogni colore politico, Fials Milano Area Metropolitana lanciano un monito pubblico. “Voi avreste dovuto essere la prima linea stilando e organizzando un piano pandemico già da qualche anno.Voi avreste dovuto prevenire o quantomeno pianificare le azioni da mettere in campo al ritorno di un’annunciata seconda ondata, per non ripetere un dramma che ha portato anche il contagio di 12mila professionisti in Lombardia: 2.755 medici, 4.952 infermieri, 1.917 OSS. 76 i morti. E i dati di questi ultimi due mesi sono ancora peggiori. Se a contagiarsi sono i professionisti sanitari chi curerà il cittadino?” chiedono i professionisti della Sanità.

“Avremmo voluto che al posto di misure che riducono la liberà di circolazione dei cittadini ci fossero state misure per ridurre la circolazione del virus. Quattro mesi dalla fine della prima ondata, nulla è cambiato” continua il sindacato. "Il territorio, gli ospedali, le corsie sono quelle di marzo: impreparati come allora. E tutto questo nei cittadini genera rabbia, rabbia verso gli infermieri e medici. Non più eroi, ora assassini, menzogneri. I colpevoli del nuovo lockdown. Quelli che non meritano più neppure un murales: eroi senza volto da usare e cancellare quando fa comodo. Eppure siamo noi i testimoni di tutte le perdite subite: e noi sì che le ricordiamo, una per una".

Nei Pronto soccorso e negli ospedali, medici, infermieri e OSS sono allo stremo. “Nel tentativo di politicizzare una malattia è stata dimenticata l’unica cosa che avrebbe potuto salvarci: l’assunzione di nuovi professionisti” afferma Mimma Sternativo, Segretario Generale FIALS Milano Area Metropolitana. “Quegli 'eroi precari', che Fontana nella sua lettera cita come 'silenziosi artigiani della cultura della prossimità e della tenerezza', sono stati licenziati non appena finita la prima ondata. A quelli che sono rimasti è toccato ritornare in trincea, così come dovranno fare i pensionati, richiamati per l'ultima emergenza, e i 183 studenti che si sono laureati in anticipo in infermieristica 'ansiosi di potersi dare da fare', ma a quale prezzo? Noi professionisti della Sanità abbiamo messo sul piatto la nostra formazione, competenza, etica, senso di appartenenza al Servizio Sanitario Nazionale e le più volte citate 'umanità’ e ‘solidarietà'. Abbiamo messo tutto”.

“Ma ora basta, davvero” conclude Sternativo. “La politica, a cominciare dalla Lombardia, dia risposte concrete: non vogliamo preghiere, ringraziamenti. Chiediamo di lavorare in sicurezza, con l'assunzione di nuovo personale, con dispositivi di protezione adeguati, percorsi separati, sistemi efficaci di protezione dalle aggressioni. Le istituzioni devono trovare subito soluzioni per gestire efficacemente la pandemia, assicurando una presa in carico dei pazienti positivi non a scapito della continuità delle cure di tutti gli altri. Non a scapito dei lavoratori della Sanità, tra l’altro i meno pagati in Europa. Vengano almeno detassate le ore fatte in straordinario”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA