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Mercoledì 28 OTTOBRE 2020
Covid. Magrini (Aifa): “Primi dati sui vaccini tra fine anno e i primi mesi del 2021”. E poi “boccia” remdesivir, clorochina e plasma
Il Dg dell’Agenzia del farmaco parla anche delle terapie: “Remdesivir è in fase di riposizionamento per efficacia che è risultata minore del previsto. Per l’idrossiclorochina i dati sono molto deludenti e attualmente non è un’opzione terapeutica. Sul plasma iperimmune i risultati di alcuni studi e i dati provenienti dagli USA non sono convincenti. Attendiamo risposte anche dagli studi sugli anticorpi monoclonali”.
“I vaccini anti-COVID-19 in fase avanzata di sviluppo clinico sono 6-7. Dei primi tre, che viaggiano in parallelo, dovremmo avere i dati tra fine anno e i primi mesi dell'anno prossimo. È un processo straordinariamente accelerato, ma non possiamo saltare dei passaggi fondamentali, che sono intanto la verifica della sicurezza e poi dell’efficacia”. Così il DG di AIFA Nicola Magrini che, intervenuto oggi a 24 Mattino ha fatto il punto sui farmaci e i vaccini in fase di studio e sugli attuali standard terapeutici per il COVID-19.
“Quando il vaccino sarà disponibile ci attenderà una grande sfida organizzativa – ha aggiunto Magrini – perché i vaccini andranno collocati e somministrati anche a una popolazione che solitamente non siamo soliti vaccinare e cioè la popolazione adulta, che in Italia è costituita da 40 milioni di persone”.
Sulle terapie in uso, “non esiste un approccio terapeutico unico – ha spiegato il DG AIFA – dipende dalle fasi e dalla gravità della malattia. Nella fase domiciliare, la cosa migliore da fare è la vigile attesa: non assumere farmaci, trattare solo i sintomi febbrili (se la temperatura supera i 38°/38,5°). Per i pazienti ospedalizzati oltre all'ossigeno, che rimane uno degli approcci cardine della terapia, il cortisone e l’eparina rappresentano un nuovo standard di cura per tutti i casi più gravi”.
Sulle altre terapie, “Il Remdesivir è in fase di riposizionamento perché, dopo la pubblicazione di ulteriori studi, l'efficacia è risultata minore del previsto e dovrebbe essere dato principalmente in associazione al cortisone, ove necessario, mentre per l’idrossiclorochina i dati sono molto deludenti e attualmente non è un opzione terapeutica. Sul plasma iperimmune i risultati di alcuni studi e i dati provenienti dagli USA non sono convincenti. In Italia è in corso uno studio randomizzato che adesso sta arruolando pazienti con maggiore rapidità e se aumenteranno anche i centri aderenti le dimensioni dello studio potranno consentirci di avere dati utili per la valutazione entro i prossimi 2-3 mesi. Attendiamo risposte anche dagli studi sugli anticorpi monoclonali che sono un grande potenziamento di questa terapia”.
“Sulla vaccinazione contro l’influenzale stagionale – ha detto il DG di AIFA – auspico che non ci sia un problema di carenza di vaccini. Tuttavia se così fosse sarebbe il segno di un’adesione mai vista prima da parte della popolazione: significherebbe che avremmo vaccinato quasi il doppio rispetto agli anni passati. Confido comunque che, grazie alle misure molto strette che stiamo tutti osservando - distanziamento fisico, uso di mascherine, lavaggio delle mani - la trasmissione del virus influenzale sarà fortemente rallentata, com’è avvenuto nell'emisfero australe”.
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