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Giovedì 17 MAGGIO 2012
Liberalizzazioni. Conasfa: “Bene abrogazione limite 40 anni per concorso”

I giovani farmacisti la criticano, ma ai farmacisti non titolari piace la modifica all’art. 11 del decreto Cresci Italia che cancella il limite di età per la partecipazione associata al concorso straordinario. L'auspicio, ora, è che siano recepite anche le richieste di svolgere il concorso per titoli e per esami.

“Soddifszione” da parte del Coordinamento nazionale delle associazioni di farmacisti non titolari (Conasfa) per la prevista modifica dell’articolo 11 del decreto "Cresci Italia" che elimina il limite dei 40 anni per la partecipazione in forma associata al prossimo concorso straordinario per l'assegnazione delle sedi farmaceutiche di nuova istituzione.

“La cancellazione del limite di età per la partecipazione associata – spiega il Conasfa – andrebbe incontro alle richieste della maggior parte dei colleghi, ed eviterebbe una serie di ricorsi che rischierebbero di rallentare se non di bloccare per anni l’assegnazione delle sedi farmaceutiche in quanto, a giudizio di molti, tale norma sarebbe in contrasto con l’Art. 3 della Costituzione Italiana” sulla parità.

Il Coordinamento ricorda quindi di essere stato promotore, durante i lavori parlamentari sul decreto, della “petizione per l'EQUITA'”, ora all'esame della Commissione Affari Sociali della Camera, e auspica che oltre all’eliminazione del limite dei 40 anni vengano recepite le richieste di svolgere il concorso per titoli e per esami eliminando i privilegi riservati ad alcuni nell'assegnazione dei titoli.

“Solo introducendo gli esami ed eliminando le discriminazioni delle maggiorazioni – afferma il Conasfa - le sedi verrebbero assegnate in tempi brevi ed a colleghi che indipendentemente dall’età dimostrassero di avere una preparazione adeguata a garantire la tutela della salute pubblica. Un concorso effettuato solo per titoli e con le maggiorazioni potrebbe favorire colleghi poco aggiornati, sia pur in possesso dei requisiti burocratici di legge, pertanto il concorso si ridurrebbe ad un semplice trasferimento di questi colleghi in sedi con un maggior bacino di utenza secondo logiche che nulla hanno a che vedere con la meritocrazia, ma che somigliano più a retaggi di vecchie concezioni politiche”.
 

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