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Venerdì 16 OTTOBRE 2020
Abruzzo. Coperture vaccinali allineate all’Italia, obiettivi regionali molto ambiziosi

Si punta sull’autonomia, e "fantasia", aziendale per dare gambe al patto vaccinale stretto con i professionisti. La Regione ha dettato le linee e ha stanziato le risorse ma ciascun territorio, ciascuna azienda, anche in virtù della particolare orografia regionale, ha avuto ed ha ampi margini di autonomia organizzativa per trovare tutte le strade più efficaci per aumentare i tassi di vaccinazione.

“L’allarmismo, quasi fisiologico direi, sulla reale possibilità di poter essere pronti ai primi di ottobre per la nuova campagna di vaccinazione antinfluenzale, pur con tutte le difficoltà organizzative, è stato ampiamente superato”.

Parola di Nicoletta Veri, Assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, che ha fortemente voluto partecipare all’incontro organizzato a Pescara da Quotidiano Sanità nell’ambito del più ampio progetto nazionale di approfondimento “Alleati contro l’influenza, vaccinarsi ai tempi della Pandemia”.
Un lungo viaggio a tappe, sostenuto incondizionatamente da Sanofi Pasteur che, regione per regione, cerca di fare il punto sulle criticità (ma anche sui successi) della campagna vaccinale che, mai come quest’anno, si colora di un’accezione di necessità più che strategica. Un’emergenza, quella del Covid, che se da un lato preoccupa anche dal punto di vista organizzativo in caso di coesistenza con le necessità della vaccinazione antinfuenzale, dall’altro ne ripropone con forza tutta la valenza, in termini di diagnosi differenziale ma,, anche e soprattutto, alla luce del disastro a cui un paziente, magari fragile, potrebbe andare incontro in caso di duplice affezione.

All’incontro abruzzese hanno partecipato, come detto, l’Assessore Veri, il DG della Sanità regionale Claudio D’Amario, il Segretario regionale Fimp Piero Di Saverio, il Segretario regionale Fimmg Franco Pagano, il Dirigente regionale per la Prevenzione Franco Caracciolo, il Presidente di Federfarma Abruzzo Giancarlo Visini e i rappresentanti dei servizi d’igiene e prevenzione di tutte le Asl abruzzesi. In collegamento da Roma, Anna Caraglia della Direzione generale della Prevenzione del ministero della Salute, che ha illustrato le maggiori novità della campagna 2020/21 tra cui l’introduzione delle coorti 6 mesi/6 anni e 60/64 anni, l’introduzione del vaccino ad alto dosaggio per gli over 65 e la forte raccomandazione di anticipare il più possibile le vaccinazioni a cominciare dalle cd categorie a rischio e di non fermarsi dopo Natale ma di continuare a vaccinare anche qualora la popolazione eleggibile si presentasse in ritardo.
 
Gli obiettivi di copertura vaccinale condivisi a livello mondiale dall’Oms sono di raggiungere il 75% come obiettivo minimo e il 95% come obiettivo ottimale ma purtroppo la scorsa stagione quella del 2019-2020 ha visto soltanto un 16,8% riferito alla popolazione generale (con un lieve incremento rispetto alla stagione precedente che si era attestata al 15,8%). Per quanto riguarda la popolazione degli ultra 65enni si registra un lieve incremento di stagione in stagione dopo il calo dopo la pandemia del 2009-2010. La scorsa stagione influenzale l’Italia si è quindi attestata su una copertura del 54,6%.
Numeri quasi sovrapponiblii a quelli della Regione Abruzzo che nella scorsa stagione ha fissato la sua asticella al 55,3% a testimonianza che, seppure ancora lontani dai numeri raccomandati, la Regione è pienamente allineata agli andamenti nazionali.
 

Quest’anno, però, è necessario compiere uno sforzo maggiore e la coincidenza temporale dell’incontro di Quotidiano Sanità con la vigilia della campagna vaccinale ha reso lo stesso una sorta di appuntamento istituzionale tra tutti gli attori coinvolti che hanno condiviso con la Regione idee, iniziative e criticità di ciascun singolo territorio. In Abruzzo la Regione ha dettato le linee e ha stanziato le risorse ma ciascun territorio, ciascuna azienda, anche in virtù della particolare orografia regionale, ha avuto ed ha ampi margini di autonomia organizzativa per trovare tutte le strade più efficaci per aumentare i tassi di vaccinazione.

Dall’individuazione di spazi aziendali ad hoc in cui ospitare pediatri di libera scelta e Mmg che magari non possono (per mille motivi, anche strutturali e organizzativi) vaccinare nel proprio studio e che invece hanno dato disponibilità a dar manforte ai colleghi dei centri vaccinali o dei distretti, alle difficoltà di approvvigionamento per i territorio più vasti e geograficamente più difficoltosi da percorrere. Appunti, idee, proposte colte o discusse in tempo reale con il decisore che ha avuto così modo di avere un quadro immediato e reale della situazione per intervenire, laddove necessario, in tempo reale ma anche nel prossimo futuro. A cominciare dall’impegno (e dall’esortazione) di non confondere la produzione del vaccino (che dovendo necessariamente attendere la tipizzazione formalizzata dall’Oms si concentra in alcuni mesi dell’anno), con il procurement del vaccino (e cioè le gare di acquisto) per le quali non servirebbe neanche attendere la circolare ministeriale e per il quale si hanno già tutti gli elementi necessari alla fine del mese di febbraio.
 
Come sottolineato nel corso dell’incontro l’influenza non è mai una sorpresa (come il Covid). Si ripete ogni anno e impegna la sanità pubblica pressoché nello stesso modo ogni anno. Addirittura sarebbe possibile ipotizzare tra alcune regioni l’implementazione di accordi quadro poiché questa è l'unica pandemia che si ripete ogni anno da cento anni. Certo, la concomitanza con il Coronavirus ha creato e crea problemi nuovi, come quelli dell’organizzazione degli studi dei medici di famiglia o dei pediatri, alle prese con le difficoltà di ricevere, visitare e vaccinare senza poter avere persone in sala di attesa. In ogni caso gli obiettivi sono ambiziosi, a cominciare dagli operatori sanitari per i quali si punta a vaccinarne almeno il 50% (contro il 15% di oggi), il 100% della popolazione pediatrica target (ma ci sarebbe uguale soddisfazione con il 60/70%) ela convinzione di poter raggiungere il fatidico 70/75% delle persone fragili a rischio. Io sarei molto contento che siamo quasi al 10% che se arriviamo al 60 io sarei molto contento significa che abbiamo coperto molte persone. Siamo sicuri di raggiungere il 75%.

Per far questo, però serve un cambio di paradigma in tempi molto, molto brevi. L’influenza non è una patologia che vede le sue armi principali nel setting assistenziale ospedaliero. Come ha sottolineato D’Amario semplificando al massimo il discorso, il setting ospedaliero è una catena di produzione molto standardizzata: entra il paziente, riceve una diagnosi, una terapia e viene dimesso. La pandemia influenzale coinvolge tutti gli operatori dalle farmacie ai medici di famiglia, dai pediatri ai distretti, dai centri vaccinali all'ospedale, quando le cose non vanno come dovrebbero. Quindi se non c'è una grande capacità di endorsement da parte di tutti i livelli delle cure primarie molto difficilmente saranno perseguiti gli obiettivi dati.
Ma i pediatri, per esempio, per la prima volta si confrontano con una vaccinazione di massa così importante su bambini 6 mesi 6 anni ed è innegabile che vi siano anche problemi organizzativi. Molti sono organizzati per erogare prestazioni di questo tipo negli studi ma ma molti altri non lo sono. Molti hanno un’assicurazione che copre anche il danno vaccinale in qualsiasi forma ma altri non ce l’hanno. Per sopperire almeno in parte a questi problemi strutturali molti pediatri hanno dato disponibilità ad incrementare l’attività negli studi associati ed anche a poter operare nei dipartimenti aziendali per sostenere i colleghi della sanità del territorio come nei distretti o nei centro vaccinali.

Analoga disponibilità è stata ipotizzata dai medici di medicina generale che hanno chiesto un confronto diretto per trovare una modalità di collaborazione in tal senso ma le ipotesi ancora non si sono consolidate. Vaccinare nei camper, sotto a un tendone, nel palazzetto dello sport o presso il centro vaccinale dopo l’orario normale di ambulatorio sono alcune delle proposte sul tavolo della condivisione che, in primis, chiama in causa le Asl e le Direzioni strategiche con la loro autonomia.
 
 
 
 

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