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Giovedì 08 OTTOBRE 2020
Firmato contratto sanità privata. Allarme di Cgil, Cisl e Uil Lazio: “Ma c’è già chi non lo applica”

A Villa Ardeatina, Villa Verde, Villa Maria Pia, S.Antonio da Padova, S. Valentino, Samadi e Von Siebenthal sarebbe già stata comunicata la volontà di non applicare il contratto appena firmato a livello nazionale, e l’intenzione di passare a contratti “pirata”. “Dopo quella la firma del contratto, ora inizia la battaglia per applicarlo”, commentano Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma Lazio che chiedono l’intervento della Regione per dare "norme più stringenti al sistema”, a partire dall’applicazione del Ccnl.

Rinnovato dopo 14 anni, il Contratto nazionale di lavoro della sanità privata garantisce un avanzamento di salari e diritti. “Risultato non certo facile, frutto di una mobilitazione continua”, ricordano i segretari generali Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma Lazio Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, che però denunciano come “dopo l’approvazione da parte dei Consigli Nazionali di Aris e Aiop e il via libera alla sottoscrizione definitiva, alcuni datori di lavoro comunicano la disapplicazione del contratto nelle proprie strutture e l’intenzione di passare a contratti ‘pirata’. Succede a Villa Ardeatina, Villa Verde, Villa Maria Pia, S.Antonio da Padova, S. Valentino, Samadi e Von Siebenthal”.

“Non c’è pace per i lavoratori della sanità privata, ancora ostaggi del profitto, costretti a subire un’ennesima beffa e assistere una nuova svalorizzazione del proprio lavoro. Con il rinnovo del contratto è stato ristabilito un principio, condiviso anche da Ministero e Regioni: prima del profitto vengono il servizio pubblico, la salute dei cittadini e i diritti dei lavoratori. Ora però, l’imprenditoria privata utilizza ogni margine a sua disposizione e disapplica il contratto appena rinnovato, per passare a contratti di comodo, non sottoscritti da Cgil Cisl e Uil, peggiorativi sia dal punto di vista economico che normativo”, proseguono Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.

“Non è bastato che la Regione Lazio abbia emanato la delibera che copre, come da intesa nazionale, il 50% del costo del rinnovo per i 25 mila lavoratori della sanità privata del Lazio ai quali viene applicato il relativo Ccnl. La “fuga” dal contratto nazionale verso contratti “pirata” va fermata, prima che diventi un’emorragia e che, rispetto a salari e diritti, si torni ancora più indietro rispetto a dove eravamo prima del rinnovo, in spregio al sacrificio e all’impegno quotidiano di chi ogni giorno garantisce servizi pubblici alla salute. È quello che abbiamo ribadito all’incontro in Regione nei giorni scorsi, e su cui abbiamo richiesto con urgenza un ulteriore confronto. Il ricatto occupazionale e dei servizi, che nel Lazio vengono erogati per circa il 40% dal privato, non può più essere tollerato”.

“È la Regione a determinare i criteri qualitativi per l’accreditamento - osservano i sindacati -. A seguito delle proteste dei lavoratori e del continuo confronto sostenuto da Cgil Cisl e Uil, la Regione ha assunto e sta assumendo iniziative per dare norme più stringenti al sistema, dalla ricognizione degli organici alla revisione dei requisiti, nel pieno rispetto della legge regionale n. 13/2018 ma che ancora non trova piena applicazione per l’inerzia delle Asl che sono preposte ai controlli nelle strutture private accreditate. Il percorso deve andare avanti, rafforzando le regole e intensificando i controlli, specie sugli organici. Non solo l’applicazione del CCNL, ma anche la riduzione del ricorso al personale esternalizzato: troppo spesso i rapporti libero professionali o l’affidamento a cooperative superano di gran lunga il personale sanitario dipendente”, continuano i Segretari generali.

“Non ci fermiamo di certo dopo la firma del contratto, ora inizia la battaglia per applicarlo: siamo pronti a scendere in piazza a fianco elle lavoratrici e dei lavoratori per difendere diritti, salario e un'assistenza sanitaria di qualità, che si fondi sul rispetto delle professionalità e del lavoro di chi la garantisce”, concludono.

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