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Mercoledì 09 SETTEMBRE 2020
Piano nazionale Vaccini. Ecco le indicazioni degli esperti del Ministero della Salute del Nitag
“Somministrazione non sia affidata solo al medico, trasparenza su nuovi prodotti, formazione degli operatori e check list per le strutture”. E poi l’invio ai pediatri dell’elenco degli assistiti che non si sono vaccinati e la proposta di slegare il calendario vaccinale dal piano in modo da essere adeguato alla situazione epidemiologica o per adattarlo all’uso di prodotti vaccinali con nuove indicazioni. Demicheli: “Queste raccomandazioni per la stesura del piano vogliono spostare l’attenzione dai vaccini alle vaccinazioni”. IL DOCUMENTO
Allargare anche ad altre professioni non mediche la possibilità di effettuare le vaccinazioni, trasparenza e metodo scientifico per l’avvio di un nuovo vaccino, invio ai pediatri dell’elenco degli assistiti che non si sono vaccinati, potenziare la formazione degli operatori per promuovere la vaccinazione dei cittadini. Ma non solo, occorrerà anche promuovere le vaccinazioni tra i lavoratori del sistema scolastico, previsto anche che l’aggiornamento del calendario vaccinale nazionale segua un percorso distinto, determinato, nei tempi e nei contenuti, da esigenze via via emergenti, al fine di adeguarlo alla situazione epidemiologica o per adattarlo all’uso di prodotti vaccinali con nuove indicazioni autorizzate dalle competenti autorità. E ancora, migliorare la comunicazione ai pazienti, contrasto alla ‘vaccine hesitancy’, check list per le strutture e riduzione delle differenze regionali. Queste sono alcune delle raccomandazioni del Nitag, il Gruppo di esperti indipendenti del Ministero della Salute, per la stesura del nuovo Piano nazionale vaccini 2020-2022.
“Queste raccomandazioni per la stesura del piano vogliono spostare l’attenzione dai vaccini alle vaccinazioni – spiega il presidente del Nitag Vittorio Demicheli -. Il nostro obiettivo dev’essere quello di avere un piano che offra gli strumenti e le indicazioni concrete alle strutture e agli operatori per raggiungere veramente le coperture vaccinali che rappresentano il vero obiettivo”.
Tra le novità delle raccomandazioni vi è anche quella che il calendario vaccinale venga slegato dal Piano perché “l’aggiornamento del calendario vaccinale nazionale è opportuno che segua un percorso distinto, determinato, nei tempi e nei contenuti, da esigenze via via emergenti, al fine di adeguarlo alla situazione epidemiologica o per adattarlo all’uso di prodotti vaccinali con nuove indicazioni autorizzate dalle competenti autorità”.
Nelle raccomandazioni poi si tocca un altro tasto importante, ovvero quello dell’estensione ad altre professioni sanitarie non mediche nella somministrazione delle vaccinazioni. “pur confermando la centralità degli operatori di prevenzione – sostengono dal Nitag -, è opportuno non riservare a specifiche discipline o figure professionali i tanti ruoli e responsabilità utili a conferire efficacia all’offerta vaccinale. E’ quindi evidente la necessità di coinvolgere i vari professionisti operanti nella rete dei servizi sanitari e sociosanitari ricercando il pieno coinvolgimento delle tante figure e discipline interessate alla cura dei soggetti a rischio che possono maggiormente beneficiare delle vaccinazioni”.
In sostanza nelle raccomandazioni gli esperti evidenziano come “anche altre professioni sanitarie non mediche (ad esempio l’infermiere, l’ostetrica, la vigilatrice d’infanzia, ecc.), se formate con esperienza sul campo, possiedono la competenza necessaria per eseguire le vaccinazioni nel rispetto di idonee procedure operative. Visto il quadro normativo, e alla luce delle esperienze regionali, si 7 raccomanda di promuovere, a livello nazionale, lo sviluppo di forme di piena autonomia del personale non medico nella gestione della seduta vaccinale, fermo restando che per ogni seduta vaccinale deve essere formalmente identificato un medico referente presente in struttura”.
Nel documento Nitag poi trovano spazio anche molte altre azioni, a partire dalla previsione dell’invio almeno annuale a tutti i pediatri di un elenco dei propri assistiti che non hanno aderito all’offerta vaccinale per favorire la sensibilizzazione alle vaccinazioni.
E poi per contrastare il fenomeno della “vaccine hesitancy” si raccomanda la necessità di adottare percorsi di analisi del fenomeno e interventi organizzativi e di comunicazione anche attraverso l’attivazione da parte delle Regioni di team di professionisti in grado di contrastare celermente gli effetti della disinformazione vaccinale, partendo dal modello di intervento del manuale “Vaccine Safety Events: managing the communications response” dell’Oms.
Capitolo importante poi quello dedicato al personale sanitario ma anche a quello scolastico. In questo senso da Nitag si evidenzia “la necessità di formare gli operatori sanitari a riconoscere la valenza di protezione individuale e di sanità pubblica delle vaccinazioni. Queste, infatti, proteggono da un lato l’utente del servizio sanitario che, proprio in quanto tale, si trova il più delle volte in una condizione di maggiore suscettibilità alle infezioni e dall’altro proteggono l’operatore sanitario che per motivi professionali è maggiormente esposto al rischio di contrarle. Per l’operatore sanitario, di qualsiasi profilo professionale, l’opportunità offerta dalle vaccinazioni risulta prima di tutto un impegno etico, deontologico e, quindi, morale rispondendo in pieno a quell’aforismo, che da sempre rappresenta una sorta di imperativo categorico per tutti gli operatori sanitari, “primum non nocere”.
Analogamente servirà “promuovere e offrire attivamente le vaccinazioni ai lavoratori in ambito scolastico, con la consapevolezza che, anche in questo ambito, il significato delle vaccinazioni supera quello della protezione individuale per assumere valori etici, sociali e, anche, economici. Proprio in questo settore del mondo del lavoro, cui si affidano neonati, bambini e adolescenti, si possono infatti trovare soggetti fragili, suscettibili alle infezioni che non possono essere vaccinati o che potrebbero non rispondere adeguatamente alle vaccinazioni, proprio a causa della loro condizione di fragilità. Non può essere giustificabile che proprio le persone cui sono affidati neonati, bambini e adolescenti possano essere fonte per loro di un rischio, facilmente prevenibile con lo strumento efficace e sicuro delle vaccinazioni. L’adesione a un corretto programma vaccinale da parte del personale scolastico rappresenta anche un importante esempio e stimolo per le vaccinazioni negli studenti”.
Altro punto sollecitato dal Nitag riguarda poi l’organizzazione. Nel documento si propone di adottare sistemi di valutazione sistematica e piani regionali di qualità delle attività vaccinali.
Per esempio si propone che ogni Regione e PA “formalizzi modalità di verifica o controllo (esempio: percorsi di accreditamento, internal auditing, external audit) dei requisiti descritti nel presente capitolo; lo sviluppo di apposite check-list potrebbe aiutare lo sviluppo di un approccio di qualità condiviso tra tutti i servizi”.
E ancora vengono proposti interventi massicci sulla comunicazione vaccinale anche attraverso la stesura da parte del Ministero di un Piano strategico nazionale di comunicazione vaccinale, almeno di durata biennale, che programmi le singole campagne e iniziative in relazione a obiettivi ben definiti rivolti ai diversi target (operatori sanitari, media, pubblico) e che preveda strumenti di valutazione dell’efficacia delle azioni intraprese. Dal Piano resta esclusa ovviamente la possibilità di intervenire con campagne e iniziative mirate in risposta a circostanze impreviste che le richiedano”.
Punto importante anche quello che riguarda l’introduzione di nuove vaccinazioni (si pensi per esempio ai vaccini contro il Covid che arriveranno). Qui il Nitag afferma come “l’introduzione di un nuovo vaccino a livello nazionale o regionale, dovrà essere accompagnata da una adeguata giustificazione, da obiettivi realistici a breve, intermedio e lungo termine, da un chiaro riferimento agli obiettivi del PNPV, nonché dagli impatti attesi sull'immunizzazione della specifica popolazione a cui la vaccinazione è diretta. Anche lo stesso processo decisionale dovrebbe essere mostrato con trasparenza riportando il rispetto delle regole decisionali e il processo nella sua interezza attraverso documenti pubblici”.
Gli obiettivi strategici per il Nitag per il PNPV 2020-22:
Sostenere la lotta alle malattie infettive
- Confermando gli obiettivi di eliminazione globali ed europei;
- promuovendo le vaccinazioni in tutti i contesti opportuni;
- realizzando interventi vaccinali nei gruppi di popolazioni marginalizzati o particolarmente vulnerabili.
Assicurare il governo, l’efficacia e la sicurezza dei programmi vaccinali
- Realizzando un sistema informativo efficiente, in primo luogo attraverso il completamento e la piena attuazione dell’Anagrafe Vaccinale Nazionale e dei sistemi di sorveglianza per la segnalazione delle malattie infettive;
- assicurando stabilità e sostenibilità organizzativa ai servizi vaccinali;
- mantenendo e potenziando il sistema di vaccino-sorveglianza e promuovendo una sempre più stretta collaborazione tra AIFA e sanità pubblica;
- mantenendo coerenza nelle azioni locali, regionali e nazionali di governo delle vaccinazioni;
- fornendo supporto ai servizi vaccinali attraverso la produzione costante di documentazione tecnica nazionale (ad esempio, aggiornamenti regolari della Guida alle controindicazioni o documenti tecnici di approfondimento di specifiche problematiche legate alle vaccinazioni di interesse dei servizi vaccinali).
Mantenere e migliorare la fiducia nelle vaccinazioni e aumentare l’adesione alle campagne.
- Curando la comunicazione perché sia efficace, continua e coerente;
- promuovendo la partecipazione attiva di operatori sanitari e cittadini al sistema della vaccino-vigilanza e garantendo la trasparenza nella valutazione dei dati raccolti;
- coinvolgendo gli stakeholder (sanitari e non) per favorire un clima culturale a favore delle vaccinazioni.
Ridurre le differenze
- Ricercando attivamente i gruppi a maggior beneficio potenziale;
- riducendo le differenze territoriali di offerta.
Luciano Fassari
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