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Martedì 08 MAGGIO 2012
Infermieri. Taranto (Cgil): “Al tavolo ministero-regioni ci sono ingredienti che fanno ben sperare”

Per la segreteria nazionale Fp Cgil, la proposta ha però bisogno di correzioni. Tra i nodi da sciogeliere, la formazione e le risorse economiche. "Molte Regioni sono in piano di rientro, impossibile fare affidamento sulle loro disponibilità. Servirebbe un nuovo contratto".

Sul tavolo di lavoro ministero-regioni, che coinvolge ora anche le organizzazioni di categoria delle professioni sanitarie per la ridefinizione delle competenze infermieristiche ci sono “ingredienti che fanno ben sperare” per raggiungere l’obiettivo di “valorizzare le potenzialità, le responsabilità e l’autonomia dell’infermiere”. Ne è convinta Cecilia Taranto, segretaria Fp Cgil, che pure sottolinea la necessità di apportare alcune correzioni alla proposta presentata dal ministero della Salute e dalle Regioni. Ma “occorre prendere atto che questa è la direzione giusta da seguire, perché fa bene al diritto alla salute e incrementa la multidisciplinarità e il lavoro in èquipe, una complementarità che è assolutamente necessaria per assicurare la migliore cura e assistenza”.

La Cgil, quindi, è intenzionata a portare avanti il confronto, superando che la polemica iniziale che ha caratterizzato il percorso: “C’è stato un problema di metodo. Il confronto è partito prima con le Regioni, senza che nessuno coinvolgesse le organizzazioni categoria, e poi la proposta è addirittura stata resa pubblica prima ancora che diventasse ufficiale. Un metodo che non abbiamo condiviso, visto che si tratta di un lavoro molto importante e delicato, che coinvolge una molteplicità di attori”.

Anche superata questa polemica, per la Cgil, come già rilevato dalle altre organizzazioni sindacali, restano comunque molti aspetti da correggere di quella proposta. “Anzitutto non si pensi che questa operazione di implementazione del ruolo degli infermieri possa essere finalizzata a risparmiare o a rispondere al problema della carenza medici che si presenterà nei prossimi anni. L’obiettivo deve essere quello di ragionare sui modelli organizzativi dei servizi sanitari regionali per valorizzare a pieno le potenziali delle professioni sanitarie”.

Taranto, però, non condivide le critiche dei medici che si sentono minacciati da un’invasione di campo professionale da parte degli infermieri: “Nessuno vuole mettere in discussione l’atto medico, che resta il titolare della diagnosi e della prescrizione della terapia, così come l’infermiere deve continuare ad essere titolare dell’assistenza. I campi di azione sono già descritti e chiari, le polemiche sarebbero inutili e finirebbero solo per rallentare una riforma che molti medici già condividono. Si tratta infatti di diffondere, in modo omogeneo sul territorio, modelli organizzativi in grado di valorizzare le competenze e le potenzialità degli infermieri, cosa che in alcune Regioni sta già avvenendo e che fanno bene al sistema. Perché – ha proseguito Taranto - se l’infermiere si occupa di fare i vaccini antinfluenzali, il medico ha il tempo per fare una visita in più, valorizzando così egli stesso le proprie potenzialità, senza invasioni di campo reciproche. Lavorare in questa direzione è assolutamente utile al sistema, ai cittadini e ai professionisti stessi, compresi i medici”.

Per la segretaria della Fp Cgil, “è però chiaro che questo processo non deve riguardare solo gli infermieri, ma tutte le professioni sanitarie, ed essere il frutto di un lavoro attento, di scambi di opinioni, di esperienze e di competenze, eliminando ogni tipo di descrizione di logica mansionaria ed il rischio di equivoci, anche in modo involontario”.

Insomma, il tavolo di lavoro deve conservare “uno sguardo ampio che veda il sistema nella sua completezza, quindi il ruolo che ciascun professionista occupa al suo interno”.

Tra i nodi da sciogliere, secondo Taranto, quello della formazione, “che su base regionale non assicurerebbero le conoscenze necessarie per operare in un modello che deve assolutamente essere pensato a livello nazionale”. La segretaria della Fp Cgil non sottovaluta l’importanza di una formazione che vada incontro agli specifici bisogni del territorio, “ma deve essere una formazione che alimenta l’esperienza nazionale, da affrontare, quindi, solo dopo che il professionista ha ricevuto una formazione omogenea e di base”.
Il confronto, quindi, avrà bisogno di coinvolgere anche il Miur, “anche allo scopo di ripensare ai Master affinché siano fondati, anche in questo caso, su una base un po’ più unificante. Non è pensabile costruire e potenziare figure professionali senza che vi siano dei parametri di riferimento riconoscibili e che consentano lo scambio di esperienze su tutto il territorio nazionale. L’Italia dovrebbe già avere inziato a guardare alla dimensione europea, sarebbe assurdo non riuscire a guardare neanche a quella nazionale”.

Un’altra criticità, “che però non dipende dal tavolo ministero-regioni né questo tavolo potrà risolvere, sta nel fatto che un’evoluzione di questa portata richiederebbe uno strumento contrattuale adeguato. Il contratto, invece, continua ad essere bloccato e questo è un grande problema. Non solo per quello che noi rivendichiamo, aumento dei salari, ma perché ovviamente quando si parla di evoluzione, di maggiori responsabilità, di rafforzamento del Ssn, sarebbe utile che a questo corrispondesse anche un ragionamento serio dal punto di vista normativo, degli inquadramenti e di riconoscimento economico”.
Per Taranto, comunque, il confronto con il tavolo ministero-Regioni può rivelarsi propedeutico al prossimo confronto sul contratto che le organizzazioni sindacali dovranno affrontare.

E non convince la segretaria nazionale della Fp Cgil la possibilità di individuare risorse a livello regionale per garantire un qualche riconoscimento economico agli infermieri in questa fase. “Il tema – ha detto - non è ancora emerso in modo chiaro nel corso del confronto, ma anche in questo caso sarà necessaria una discussione seria e approfondita. Ci sono molte Regioni in piano di rientro, non è possibile pensare di lavorare a un’evoluzione così importante facendo affidamento sulle disponibilità regionali”.
 

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