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Venerdì 31 LUGLIO 2020
No a invasioni di campo sulla nuova specializzazione in cure palliative



Gentile Direttore,
scrivo in merito alla creazione della nuova scuola di specializzazione in cure palliative ed al comunicato della SIAARTI, Aaroi-Emac e Cpar sulla centralità della scuola di specializzazione in anestesia e rianimazione nella costituzione della neonata disciplina di medicina palliativa. La domanda sorge spontanea: che senso ha creare una nuova specialità (le cure palliative) e poi chiedere che un’altra specialità sia centrale nella sua costituzione? Sarebbe più coerente non creare la specialità di medicina palliativa e rimodulare la specialità di anestesia e rianimazione in specialità di anestesia, rianimazione e cure palliative.
 
Questo, però, sminuirebbe drasticamente il senso delle cure palliative, riducendole a semplice gestione del dolore. La medicina palliativa è sicuramente una disciplina trasversale che tocca varie specialità: l’anestesia, certo, ma anche l’oncologia, la geriatria, l’ematologia, la cardiologia, la pneumologia, etc e al contempo rappresenta una disciplina a se stante con una sua dignità e centralità. Non parliamo solo di terapia del dolore che, detto da un medico palliativista con esperienza ventennale, è l’ultimo dei problemi, ma parliamo di gestione di fine vita, controllo di molteplici sintomi, il più delle volte concomitanti, nonché la capacità di relazionarsi con persone morenti e le loro famiglie. Stiamo parlando di capacità di lavoro in equipe con altri professionisti (infermieri, psicologi, fisioterapisti, ecc) con una collaborazione non fittizia ma concreta e quotidiana. Il percorso del medico palliativista deve prevedere una formazione lunga e specifica, nonché unica nel suo genere. La palliazione non è solo controllo del dolore e, nell’ipotesi estrema, l’effettuazione di una sedazione.
 
La sedazione, tranne in casi selezionati, rappresenta un  “fallimento” per una equipe di cure palliative. Quando si giunge a decidere di sedere un paziente ci si deve sempre chiedere se non si poteva fare qualcosa di diverso prima… Nella costituzione di questa nuova scuola sarebbe essenziale coinvolgere nell’insegnamento i professionisti che lavorano da anni sul campo.  In quest’ottica si dovrebbe dare maggiore voce alla società scientifica. La società italiana di cure palliative (SICP), con i suoi membri più esperti, dovrebbe essere centrale nel progetto di costruzione di tale scuola. Quindi, caro Ministro Manfredi, se deve ascoltare qualcuno, ascolti i professionisti delle cure palliative che possono rendere tale disciplina all’avanguardia. 
 
 
Dr. Francesco Scarcella 
Medico palliativista 

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