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Mercoledì 22 LUGLIO 2020
Malattie infiammatorie croniche dell’intestino. Lanciato il progetto “Resilient mothers”

L’iniziativa realizzata da Amici Onlus in collaborazione con Isheo punta ad aumentare la consapevolezza tra le donne con malattia di Crohn o Colite Ulcerosa che la maternità è possibile grazie all’evoluzione del sistema di cura e dei nuovi farmaci disponibili

Ogni donna con Malattia di Crohn o Colite Ulcerosa può diventare madre. E questo è possibile grazie all’evoluzione del sistema di cura e dei nuovi farmaci disponibili. Il desiderio di avere un figlio può essere raggiunto con maggiore consapevolezza e serenità grazie alla collaborazione di team multidisciplinari che affiancano le donne nel momento della pianificazione e del percorso di gravidanza.
Poter ricevere informazioni chiare, conoscere eventuali rischi ed essere accompagnate durante i 9 mesi e dopo il parto, sono gli elementi fondamentali per permettere alle pazienti Mici di non sentirsi abbandonate, in una delle fasi più importanti della vita di una donna. Una distorta e diffusa percezione di rischi, causata dalla non corretta informazione sulle malattie infiammatorie croniche intestinali determina insicurezza e paura, che possono spingere le donne a sospendere la terapia o addirittura a rinunciare alla maternità.
 
A questo punta il progetto “Resilient Mothers: l’arte della maternità nelle Mici ” realizzato da Amici Onlus, Associazione nazionale per la Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, in collaborazione con Isheo e con il patrocinio della società scientifica Ig-Ibd e Aogoi, firmato dalla fotografa e paziente Chiara De Marchi

L’iniziativa vuole essere testimonianza del valore della vita, trasmesso dalle parole e immagini delle giovani mamme che hanno partecipato al progetto, ma soprattutto una valida fonte di informazioni e indicazioni messa a disposizione da Amici a tutte le future mamme. Il progetto Resilient Mothers ha osservato infatti il percorso delle gestanti e delle neo-mamme affette da Mici e ne ha documentato informazioni e testimonianze per favorire una maggiore consapevolezza per tutte le donne con questa malattia.

Sono stati quindi messi a punto, mediante l’aiuto di un board di esperti guidati da Isheo, strumenti di informazione da diffondere tra le donne con Mici in età fertile. Tra questi, una brochure informativa rivolta a tutte le donne, madri e future madri, con Mici e video interviste alle mamme, raccolte da Amici Onlus.
 
“Resilient Mothers – commenta Enrica Previtali, Presidente Amici Onlus – vuole diffondere un messaggio di fiducia e di serenità a tutte le donne che desiderano diventare mamma, pur soffrendo di una Malattia Infiammatoria Croniche del’intestino. Affrontare una gravidanza è per ogni donna un momento di grande insicurezza e per le pazienti con Mici è maggiormente importante poter ricevere tutte le informazioni utili per assicurare una gestazione il più possibile serena. Amici Onlus attraverso questa iniziativa conferma il proprio ruolo nella diffusione di strumenti e conoscenze a favore delle persone con Mici, dedicandosi in modo particolare a chi necessita di maggior attenzione da parte del sistema di cura, affinché la donna possa essere accompagnata e rassicurata nella sua scelta di diventare mamma”.
 
Attraverso il lavoro svolto da specialisti come gastroenterologi, ginecologi, infermieri, ostetrici, nutrizionisti, psicologi, e alla testimonianza delle mamme, è stato possibile realizzare questa guida per vivere al meglio la gravidanza, e poter pianificare preventivamente una interazione “adeguata” con il centro ospedaliero di riferimento e i relativi specialisti. La speranza è che le informazioni raccolte in questo vademecum contribuiscano a incoraggiare e a far rinascere il desiderio di maternità in tutte quelle donne che l’avevano lasciato andare a causa della loro malattia.
“Da tempo noi gastroenterologi – conferma Marco Daperno, Segretario Generale Ig-Ibd – sappiamo che essere madri, anche con una patologia Mici, è possibile. La scienza e la tecnologia hanno fatto passi in avanti notevoli. Quello che invece notiamo è la resistenza psicologica della potenziale mamma ad affrontare il percorso, per la paura, per la mancanza di corretta informazione. Salutiamo quindi con grande favore questa iniziativa: tutto ciò che concorre a diffondere informazione corretta, scientificamente validata e supportata dalla prassi clinica è assolutamente in linea con l’impegno della società scientifica che rappresento”.

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